· Città del Vaticano ·

In un libro di Andrea Tornielli

Il teologo
il Pontefice, l’uomo

 Il teologo  il Pontefice, l’uomo  QUO-275
30 novembre 2023

Non bisogna correre il rischio di ricordare Benedetto xvi soltanto per l’atto — certamente storico e coraggioso — della sua rinuncia al pontificato. La sua vita di teologo e studioso, di docente, di vescovo e poi di cardinale collaboratore di san Giovanni Paolo ii, il suo intenso pontificato e infine la sua quasi decennale “convivenza” in Vaticano con il successore rappresentano una ricchezza da condividere e raccontare. È quanto emerge dal libro di Andrea Tornielli, Benedetto xvi. Il teologo, il pontefice, l’uomo (pp. 336, Edizioni Piemme), appena pubblicato, che ricostruisce la biografia di Joseph Ratzinger e racconta in presa diretta il suo pontificato.

Il vaticanista, oggi direttore editoriale dei media vaticani, ha accompagnato Papa Benedetto nei suoi viaggi apostolici e offre un ritratto che ci aiuta a focalizzare la poliedricità della sua figura, troppo spesso “schiacciata” su cliché di comodo. Come non ricordare, ad esempio, la convinta adesione del teologo Ratzinger, perito conciliare, alla riforma liturgica voluta dal Vaticano ii? Come non ricordare la spiccata sensibilità per la difesa del Creato, che ha trovato in Benedetto xvi un suo paladino? E ancora, come non ricordare, anche in questo caso in controtendenza rispetto alle immagini stereotipate, il magistero di Papa Ratzinger sulla povertà della Chiesa, sulla necessità di non confidare nelle strutture e nelle organizzazioni? Come non ricordare l’effetto anche in questo caso spiazzante delle parole di Benedetto sul fatto che l’attacco più forte contro la Chiesa non viene dai nemici esterni ma dal peccato al suo interno e la sua conseguente proposta — nel pieno della crisi per gli abusi — di una Chiesa “penitenziale”, lontana anni luce da immagini di potenza e protagonismo, che chiede umilmente perdono?

Sono tutti aspetti approfonditi nel libro di Tornielli, che contribuiscono a restituire la complessità della figura di Ratzinger al di fuori dei cliché, facendo “parlare” il suo magistero e i suoi gesti, e che fanno comprendere come il gesto della rinuncia non sia arrivato all’improvviso, fuori da qualsiasi contesto, ma abbia rappresentato l’epilogo del ministero di un «umile servitore nella Vigna del Signore». Un umile servitore che non ha messo al centro sé stesso e il suo protagonismo, ma ha invece sempre richiamato che al centro c’è Colui che conduce la Chiesa, senza del quale non possiamo far nulla.

R.A.