· Città del Vaticano ·

Parole e gesti di Papa Francesco

La via verso la verità e il bene

 La  via  verso la  verità  e il  bene  ODS-016
02 dicembre 2023

«E questo è bello, eh!». Scommettiamo che molti, tra i nostri lettori, avranno letto questa frase sentendo risuonare, nel proprio cuore, la voce di Papa Francesco. Spesso e volentieri, infatti, il Pontefice ama sottolineare i concetti principali dei suoi discorsi con questa affermazione. Un richiamo costante alla bellezza, espresso nel suo modo paterno e gentile di rivolgersi ai fedeli. Ma questa frase, semplice nei modi e nello stile, racchiude in sé una profondità vertiginosa, nel senso migliore del termine. Perché per Francesco la bellezza non solo salverà il mondo (come diceva lo scrittore russo Fëdor Dostoevskij), ma addirittura lo educherà. Non a caso, si intitola proprio così, La bellezza educherà il mondo, un libro scritto dall’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires. Il volume contiene una raccolta di testi — pubblicati tra il 2008 e il 2011 per la diocesi argentina — con lo scopo di dimostrare che la bellezza è il principio identificativo della verità e del bene.

Proviamo, allora, a evidenziare cinque aspetti essenziali della bellezza che Papa Francesco ha ricordato e ci ricorda oggi nel corso del suo Pontificato.

Cinque aspetti, come cinque dita di una mano. Perché la bellezza è anche nelle nostre mani.

Il legame tra bellezza,
verità e bene

Il primo “dito” di questa bellezza è, dunque, proprio il suo legame con la verità e il bene. Un compito al quale Francesco ha richiamato molte volte, nel corso dei suoi dieci anni di Pontificato, gli artisti. Basti pensare all’udienza dello scorso 23 giugno nella Cappella Sistina, luogo che della bellezza è l’esempio perfetto. «L’arte tocca i sensi per animare lo spirito e fa questo attraverso la bellezza, che è il riflesso delle cose quando sono buone, giuste, vere — afferma il Papa —. La bellezza ci fa sentire che la vita è orientata alla pienezza. Nella vera bellezza si comincia così a provare la nostalgia di Dio». Inoltre, di fronte a ciò che appare, nel mondo e nell’epoca contemporanea, falsamente bello, ovvero vuoto e vacuo, Francesco esorta a utilizzare un criterio importante: il criterio dell’armonia. «La bellezza vera è riflesso dell’armonia — spiega —. Essa, se posso dire così, è la virtù operativa della bellezza».

L’arte come “scintilla”
di speranza

Andando indietro negli anni, poi, ci piace rileggere il messaggio diffuso nel dicembre 2016, in occasione della xxi solenne seduta pubblica delle Accademie pontificie. Un testo incentrato, in particolare, sulla bellezza sempre più necessaria nei contesti urbani, all’interno dei quali Francesco esorta gli architetti a proporre vere e proprie «“scintille” di bellezza, cioè piccoli interventi a carattere urbanistico, architettonico e artistico attraverso cui ricreare, anche nei contesti più degradati e imbruttiti, un senso di bellezza, di dignità, di decoro umano prima che urbano».

Questo perché è ormai evidente come «anche nelle periferie ci siano tracce di bellezza, di umanità vera, che bisogna saper cogliere e valorizzare al massimo, che vanno sostenute e incoraggiate, sviluppate e diffuse».

Una cura
per le ferite dell’anima

In quello stesso messaggio, il Pontefice esorta a costruire edifici sacri e chiese che «si propongano, pur nella loro semplicità ed essenzialità, come oasi di bellezza, di pace, di accoglienza, favorendo davvero l’incontro con Dio e la comunione con i fratelli e le sorelle, diventando così anche punto di riferimento per la crescita integrale di tutti gli abitanti, per uno sviluppo armonico e solidale delle comunità». In quest’ottica, il compito «importante e necessario» che gli artisti sono chiamati a portare avanti, in particolare coloro che «sono credenti e si lasciano illuminare dalla bellezza del Vangelo di Cristo», sarà quello di «creare opere d’arte che portino, proprio attraverso il linguaggio della bellezza, un segno, una scintilla di speranza e di fiducia lì dove le persone sembrano arrendersi all’indifferenza e alla bruttezza. Architetti e pittori, scultori e musicisti, cineasti e letterati, fotografi e poeti, artisti di ogni disciplina sono chiamati a far brillare la bellezza soprattutto dove l’oscurità o il grigiore domina la quotidianità; sono custodi della bellezza, annunciatori e testimoni di speranza per l’umanità». Solo così, infatti, «la bellezza curerà tante ferite che segnano il cuore e l’animo degli uomini e delle donne dei nostri giorni».

Un antidoto
al degrado urbano

L’appello a trasformare le città in poli di bellezza si ritrova anche in un altro discorso di Francesco, rivolto il 5 febbraio 2022 ai sindaci dell’Associazione nazionale comuni d’Italia (Anci): «A volte ci si illude che per risolvere i problemi bastino finanziamenti adeguati — afferma il Pontefice —. Non è vero, in realtà, occorre anche un progetto di convivenza civile e di cittadinanza: occorre investire in bellezza laddove c’è più degrado, in educazione laddove regna il disagio sociale, in luoghi di aggregazione sociale laddove si vedono reazioni violente, in formazione alla legalità laddove domina la corruzione».

Un bene
che crea comunione

Sempre agli artisti si rivolge Francesco nel settembre 2018, quando riceve in udienza i dirigenti dei Patrons of the Arts dei Musei vaticani: «L’arte, nella storia, è stata seconda solo alla vita nel testimoniare il Signore — dice il Pontefice —. Infatti, è stata, ed è, una via maestra che permette di accedere alla fede più di tante parole e idee, perché con la fede condivide il medesimo sentiero, quello della bellezza. È una bellezza, quella dell’arte, che fa bene alla vita e crea comunione: perché unisce Dio, l’uomo e il creato in un’unica sinfonia; perché congiunge il passato, il presente e l’avvenire; perché attira nello stesso luogo e coinvolge nel medesimo sguardo genti diverse e popoli distanti».

Significativa, inoltre, è la breve presentazione scritta da Francesco per una raccolta di poesie di Luca Milanese nel gennaio 2021. In essa, il Pontefice sottolinea che «la bellezza non nasce da un faticoso lavoro su grandi temi o da un’accurata scelta di parole erudite, ma nasce come spontanea capacità di far emergere con parole giuste l’interiorità che lo abita e che gli fa vedere legami anche lì dove apparentemente sembra non essercene; sa cogliere nelle cose apparentemente casuali, una profondità nuova, diversa». «La bellezza è un’esperienza», concludeva in sostanza Papa Bergoglio.

I giovani come seminatori
del bello

Il secondo dito di questa ideale “mano della bellezza” è rappresentato dai giovani: in molte occasioni, infatti, Francesco ha esortato i ragazzi a essere seminatori coraggiosi del bello. Già pochi mesi dopo la sua elezione al Soglio di Pietro, ad esempio — era l’agosto del 2013 —, incontrando i ragazzi della diocesi di Piacenza-Bobbio, giunti a Roma in pellegrinaggio, il Papa dice loro: «Voi siete artigiani del futuro. Perché dentro di voi avete la voglia della bellezza. A voi piace la bellezza, e quando voi fate musica, fate teatro, fate pittura, voi state cercando quella bellezza, voi siete ricercatori di bellezza».

Non c’è educazione
senza bellezza

Parole che risuonano con ancora più forza nel settembre di nove anni dopo e che sono contenute in un messaggio ai partecipanti al “Patto educativo globale orsolino”: «Cari giovani — scrive Francesco — fate emergere la vostra bellezza! Non quella secondo le mode del mondo, ma quella vera. In un mondo soffocato da tante brutture, possiate portare quella bellezza che ci appartiene da sempre, dal primo momento della creazione, quando Dio fece l’uomo a propria immagine e vide che era molto bello». Di qui, l’invito rivolto dal Pontefice ai ragazzi di tutto il mondo a «stringere un “patto globale della bellezza”, perché non c’è educazione senza bellezza. Non si può educare senza indurre alla bellezza, senza indurre il cuore alla bellezza. Forzando un po’ il discorso, oserei dire che un’educazione non è efficace se non sa creare poeti».

Difendere
la bellezza sfregiata
degli scartati

La bellezza di cui parla il Papa, tuttavia, non è quella meramente estetica, come quella di Narciso, o quella che scende a patti con il male, come quella di Dorian Gray. È, piuttosto, «la bellezza che non sfiorisce mai perché è riflesso della bellezza divina: il nostro Dio infatti è inseparabilmente buono, vero e bello. E la bellezza è una delle vie privilegiate per arrivare a Lui». Non solo: Francesco ribadisce che «la bellezza che Gesù ci ha rivelato è uno splendore che si comunica, che agisce; una bellezza che si incarna per potersi condividere; una bellezza che non ha paura di sporcarsi, di sfigurarsi pur di essere fedele all’amore di cui è fatta. (…) La vera bellezza è sempre feconda, spinge ad uscire da sé e a mettersi in movimento». Un movimento che, conclude il Papa, si realizza «difendendo la bellezza sfregiata di tanti reietti del mondo; aprendosi all’accoglienza verso gli altri, soprattutto dei più vulnerabili ed emarginati; guardando l’altro diverso da me non come una minaccia, ma come una ricchezza. E difendendo anche la bellezza ferita del creato, proteggendo le risorse della nostra casa comune, adottando stili di vita più sobri e rispettosi dell’ambiente».

Dio, il Grande Artista

Riguardo proprio al Creato — giungiamo così al terzo “pilastro” della nostra ideale struttura portante della bellezza — è bello appunto ricordare in primo luogo quanto scritto da Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, celebrata il 1° settembre di quest’anno: «La creazione si riferisce al misterioso e magnifico atto di Dio di creare questo maestoso e bellissimo pianeta e questo universo dal nulla, e anche al risultato di quell’azione, tuttora in corso, che sperimentiamo come un dono inesauribile (…). Il Grande Artista crea tanta bellezza».

Altrettanto belle e poetiche sono le parole pronunciate da Francesco nel novembre del 2019, durante l’udienza con i partecipanti all’incontro mondiale “Io posso”, promosso dalla Fidae (Federazione Istituti di Attività Educative). «La bellezza è formata dalla condivisione di tanti piccoli gesti — spiega il Papa —. Mi viene in mente l’arte del mosaico, in cui tanti tasselli vanno a integrarsi per formare un’immagine più grande. Visti da vicino, quei pezzettini di pietra sembrano non avere significato, ma insieme creano una visione stupefacente». E poi aggiunge: «Come Dio ha messo a disposizione degli esseri umani l’opera della sua creazione, così gli uomini stessi trovano la loro piena realizzazione dando vita a una “bellezza condivisa”. Siamo di fronte a una “chiave” dell’universo, da cui dipende anche la sua sopravvivenza: questa chiave è il disegno di alleanza di Dio. Si tratta di riconoscere l’intenzione che c’è scritta nella bellezza del creato, cioè il desiderio del Creatore di comunicare, di offrire un meraviglioso messaggio a chi lo può interpretare, cioè noi esseri umani».

Seguire
la “via pulchritudinis”

Quello che Francesco esorta ad intraprendere, in sostanza, è una vera e propria via pulchritudinis. Un invito espresso chiaramente nel discorso agli animatori della “Diaconie de beauté”, ricevuti in udienza il 17 febbraio 2022: «Le Sacre Scritture ci parlano molto della bellezza dell’universo e di tutto ciò che racchiude, e che rimanda per analogia a quella del Creatore. Esse ci ricordano anche che ciascuno di noi è chiamato per natura a essere artigiano e custode di tale bellezza. Il lavoro artistico completa, in un certo senso, la bellezza della creazione e, quando è ispirato dalla fede, rivela più chiaramente agli uomini l’amore divino che ne è all’origine».

In quest’ottica, aggiunge ancora il Papa, la Chiesa conta sugli artisti per «rendere percepibile la Bellezza ineffabile dell’amore di Dio e per permettere a ciascuno di scoprire la bellezza di essere amati da Dio, di essere colmati del suo amore, per vivere di esso e darne testimonianza nell’attenzione agli altri, in particolare a quelli che sono esclusi, feriti, rifiutati nelle nostre società».

Il legame
tra bellezza e fede

Non possiamo, poi, non evidenziare il legame tra la bellezza e la fede. E non a caso lo facciamo al quarto punto della nostra riflessione, che corrisponderebbe al dito anulare, quello che, secondo la tradizione, è collegato in modo più diretto al cuore. Suscitando e sostenendo la fede, la bellezza è infatti, nel magistero di Francesco, «una via per andare al Signore». Il 13 novembre 2015, ad esempio, nella Messa mattutina presieduta a Casa Santa Marta, Francesco ha invitato i fedeli a guardare «la grande bellezza di Dio» e «la bellezza della Creazione», che vanno al di là dell’immanenza e che portano alla trascendenza. Un invito quanto mai urgente nell’epoca contemporanea, nella quale l’uomo — evidenzia il Papa — è sempre distratto da idolatrie caduche. Tale principio viene ribadito anche nell’Esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia, diffusa nel 2016. In particolare al numero 127, il Papa scrive: «La bellezza — “l’alto valore” dell’altro che non coincide con le sue attrattive fisiche o psicologiche — ci permette di gustare la sacralità della sua persona senza l’imperiosa necessità di possederla (…). L’amore per l’altro implica tale gusto di contemplare e apprezzare ciò che è bello e sacro del suo essere personale, che esiste al di là dei miei bisogni».

Lo splendore dell’Amore

Ma è soprattutto all’Angelus del 5 marzo di quest’anno, commentando il Vangelo della Trasfigurazione, che Papa Francesco approfondisce mirabilmente il concetto: nella Trasfigurazione, spiega, i discepoli vedono «la luce della santità di Dio risplendere nel volto e nelle vesti di Gesù, immagine perfetta del Padre. Si rivela la maestà di Dio, la bellezza di Dio. Ma Dio è Amore, e dunque i discepoli hanno visto con i loro occhi la bellezza e lo splendore dell’Amore divino incarnato in Cristo. Hanno avuto un anticipo del paradiso!» E quella bellezza così sorprendente «non aliena i discepoli dalla realtà della vita, ma dà loro la forza di seguire Lui fino a Gerusalemme, fino alla croce». Ciò è possibile, evidenzia ancora Francesco, perché «la bellezza di Cristo non è alienante, ti porta sempre avanti, non ti fa nascondere: vai avanti! È stando con Lui, infatti, che impariamo a riconoscere sul suo volto la bellezza luminosa dell’amore che si dona, anche quando porta i segni della croce. Ed è alla sua scuola che impariamo a cogliere la stessa bellezza nei volti delle persone che ogni giorno camminano accanto a noi: i familiari, gli amici, i colleghi, chi nei modi più vari si prende cura di noi».

La donna
fa bello il mondo

Infine, come ultimo (ma non per importanza!) passo del nostro percorso sulla via della bellezza è bene citare il ruolo della donna. L’8 marzo del 2019, ricevendo in udienza una delegazione dell’American Jewish Commitee, Francesco afferma: «La donna è colei che fa bello il mondo, che lo custodisce e mantiene in vita. Vi porta la grazia che fa nuove le cose, l’abbraccio che include, il coraggio di donarsi. La pace è donna. Nasce e rinasce dalla tenerezza delle madri. Perciò il sogno della pace si realizza guardando alla donna. Se abbiamo a cuore l’avvenire, se sogniamo un futuro di pace, occorre dare spazio alla donna».

In preghiera
per la bellezza

Ora, in quanto donna e quindi Cicero pro domo sua, io potrei concludere la nostra riflessione qui. Ma non posso fare a meno di citare la “Preghiera al Creatore” che conclude l’Enciclica Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale, diffusa nel 2020. Una preghiera intensa e commovente, per chiedere al Signore che «il nostro cuore si apra a tutti i popoli e le nazioni della terra, per riconoscere il bene e la bellezza che hai seminato in ciascuno di essi, per stringere legami di unità, di progetti comuni, di speranze condivise». Una preghiera per la bellezza, una preghiera bella. (isabella piro)

di Isabella Piro