· Città del Vaticano ·

La storia di Aisha, 16 anni

Quando Hamas
rapisce i musulmani

 Quando Hamas rapisce i musulmani   QUO-274
29 novembre 2023

Di Aisha non si sa nulla. Sedici anni d’età, di origine beduina, musulmana con passaporto israeliano. Quella maledetta mattina del 7 ottobre aveva seguito al lavoro, insieme ai due fratelli Hamza e Bilal, suo padre Youssef. Youssef ogni mattina lasciava Rahat, la città beduina del Negev dove viveva, per andare a lavorare nella fattoria di Holit.

Quella mattina aveva portato con sé i tre figli: tutti e quattro sono stati rapiti dai terroristi di Hamas mentre mungevano le mucche. Non sono gli unici beduini rapiti: secondo le autorità beduine potrebbero essercene altri sette, tutti lavoratori dei kibbutz intorno a Gaza.

C’è timore per la sorte di Youssef che è affetto da una forma grave di diabete e necessita di una costante somministrazione di insulina. Ma ancor più c’è preoccupazione per Aisha, perché in queste ore il rilascio degli ostaggi ha dato precedenza tra gli altri a giovani ragazze, ma Aisha non vi è stata inclusa.

Il timore è che Hamas cerchi di nascondere all’opinione pubblica palestinese di essersi resa responsabile del rapimento anche di musulmani, o, peggio ancora, che considerino l’intera famiglia come “collaborazionista” per il solo fatto di lavorare in una fattoria israeliana. Ancora oggi, per molti degli ostaggi non c’è certezza della detenzione nei tunnel di Hamas, ma nel caso di Aisha e dei suoi familiari prevale l’ipotesi che la mancanza di informazioni sia dovuta all’ imbarazzo di Hamas ad ammettere di aver rapito dei musulmani. Sono circa 220.000 i beduini che vivono in Israele, la maggior parte nella zona desertica del Negev, ma anche nel nord tra la Galilea e la valle di Jezreel, e piccole comunità anche in Giudea, lungo la strada che da Gerusalemme porta a Gerico. La maggior parte di loro ha la cittadinanza israeliana, anche se negli ultimi anni i rapporti con Israele sono diventati più conflittuali a causa del piano governativo di riallocazione di molte comunità che da sempre vivono nel deserto in nuovi insediamenti semi-urbanizzati. Il caso della giovane Aisha è stato richiamato all’attenzione anche dall’ambasciatore di Israele in Azerbaigian George Deek, unico diplomatico israeliano di religione cristiana, con un preoccupato messaggio su X.

L’ambasciatore Deek contattato da «L’Osservatore Romano» ha dichiarato: «È evidente che Aisha, a differenza di altri bambini e ragazzine, non viene rilasciata da Hamas perché si vergognano ad ammettere di aver rapito anche musulmani. Il suo caso deve rimanere in evidenza perché mostra come in Hamas il disprezzo per le vite umane sia superiore alla solidarietà religiosa. Ho deciso di pubblicare questo appello in favore di Aisha perché arrivi alle orecchie di Hamas, ma che sia recepito anche in Israele e da tutta la comunità internazionale. Vogliamo che Aisha torni subito a casa al pari di tutti i suoi coetanei».

Questo è anche il volto dei cittadini israeliani: un diplomatico cristiano che difende una ragazzina musulmana rapita da fondamentalisti musulmani.

da Gerusalemme
Roberto Cetera