· Città del Vaticano ·

La buona Notizia
Il Vangelo della I domenica di Avvento (Marco 13, 33-37)

La veglia e l’attesa

 La veglia e l’attesa  QUO-273
28 novembre 2023

Inizia oggi con una meditazione della scrittrice statunitense Marilynne Robinson una nuova serie di commenti al Vangelo che si apre a persone, scrittori, artisti, studiosi, anche di fedi diverse dal cattolicesimo. Del resto la buona Notizia che è il Vangelo non è un tesoro da proteggere gelosamente, ma un talento da far circolare e fruttificare. La gioia del Vangelo è per tutti, tutti, tutti.

«È come un uomo che parte per un viaggio». Gesù dice ai suoi discepoli che morirà. Glielo ha già detto prima, e in termini molto espliciti: «Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà» (Marco, 9, 31). I suoi discepoli non capiscono e sono spaventati. Questo non sorprende, dal momento che ciò che Lui ha detto descrive una serie di eventi che saranno assolutamente singolari e trasformativi. Il Figlio dell’Uomo seguirà innumerabili uomini nella morte sulla croce e, poiché lo farà, la morte stessa morirà. Gesù ha cercato di preparare i suoi amici a quello che a loro deve sembrare una catastrofe totale, l’insulto e l’umiliazione che deve subire. Dopo essere giunto con fretta quasi impaziente a Gerusalemme, la città dove dovrà morire, dice di nuovo ai suoi discepoli ciò che sta per accadere, riformulandolo con parole più vaghe e gentili, come quelle che si potrebbero usare per consolare dei bambini. Dice che dovrà lasciarli per un po’.

Ma Gesù, essendo Gesù, non banalizza. Parla a partire da una consapevolezza che i suoi discepoli ancora non riescono a condividere. Quando i suoi seguaci inizieranno a comprendere chi Lui era ed è, la sua assenza dal mondo diventerà un altro tipo di presenza in esso. Quel galileo itinerante parla di una casa ben ordinata mantenuta dai servi, che sono sempre consapevoli che il loro padrone potrebbe ritornare in qualsiasi momento. C’è una forza apocalittica nel suo insistere sull’immediatezza del suo ritorno, che non sarà preceduto da alcun segno. C’è anche l’anticipazione di una gioia improvvisa che giustificherà tutta la fedeltà e la speranza.

A questa casa di servi è affidato il lavoro che svolgerebbero comunque. Considerato a chi appartiene la casa, ciò di certo dovrebbe includere la pratica di una generosa ospitalità, come anche dell’insegnamento e dell’apprendimento, del nutrire e guarire, dell’offrire aiuto e consolazione per ogni necessità che giunge alla loro porta. In questo frammento della parabola, Gesù guarda oltre lo sconforto e la confusione che stanno per sopraffare i suoi amici, verso un tempo di veglia e di attesa, l’ordinario santificato dall’attesa. Tutto ciò che faranno, lo faranno ricordando Lui.

di Marilynne Robinson