· Città del Vaticano ·

All’Angelus il nuovo appello del Papa per tutti i popoli dilaniati dai conflitti

Insistere nel dialogo
unica via per avere pace

 Insistere nel dialogo  unica via  per avere pace  QUO-272
27 novembre 2023

Papa Francesco ha guidato a mezzogiorno di ieri, 26 novembre, la recita dell’Angelus domenicale in collegamento dalla cappella di Casa Santa Marta, a causa di un «problema di infiammazione ai polmoni», come da lui stesso riferito. Poco prima la Sala stampa della Santa Sede aveva comunicato la notizia ai giornalisti accreditati, annunciando che la preghiera sarebbe stata «trasmessa in diretta televisiva e sugli schermi presenti in piazza San Pietro», dov’erano radunati dodicimila fedeli, «da Vatican Media e in streaming sul sito di Vatican News». Queste le parole con cui il Pontefice ha introdotto la meditazione prima dell’Angelus.

Cari fratelli e sorelle,
buona domenica!

Oggi non posso affacciarmi dalla finestra perché ho questo problema di infiammazione ai polmoni e a leggere la riflessione sarà Mons. Braida, che le conosce bene perché è lui che le fa e le fa sempre così bene! Grazie tante per la vostra presenza.

E questo è il testo del commento alla pagina evangelica della solennità di Cristo Re, quella di Matteo (25, 31-46) sul giudizio finale, che è stato letto da monsignor Paolo Luca Braida, capo ufficio della Sezione per gli Affari generali della Segreteria di Stato.

Oggi, ultima domenica dell’Anno liturgico e Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il Vangelo ci parla del giudizio finale (cfr. Mt 25, 31-46) e ci dice che esso sarà sulla carità.

La scena che ci presenta è quella di una sala regale, in cui Gesù, «il Figlio dell’uomo» (v. 31), è seduto in trono. Tutti i popoli sono radunati ai suoi piedi e tra essi spiccano «i benedetti» (v. 34), gli amici del Re. Ma chi sono? Che cos’hanno di speciale questi amici agli occhi del loro Signore? Secondo i criteri del mondo gli amici del re dovrebbero essere quelli che gli hanno dato ricchezze e potere, che lo hanno aiutato a conquistare territori, a vincere battaglie, a farsi grande fra gli altri sovrani, magari a comparire come una star sulle prime pagine dei giornali o sui social, e a loro egli dovrebbe dire: “Grazie, perché mi avete reso ricco e famoso, invidiato e temuto”. Questo secondo i criteri del mondo.

Secondo i criteri di Gesù, invece, gli amici sono altri: sono coloro che lo hanno servito nelle persone più deboli. Questo perché il Figlio dell’uomo è un Re completamente diverso, che chiama i poveri “fratelli”, che si identifica con gli affamati, gli assetati, gli stranieri, gli ammalati, i carcerati, e dice: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (v. 40). È un Re sensibile al problema della fame, al bisogno di una casa, alla malattia e alla prigionia (cfr. vv. 35-36): tutte realtà purtroppo sempre molto attuali. Affamati, persone senza tetto, spesso vestite come possono, affollano le nostre strade: le incontriamo ogni giorno. E anche per ciò che riguarda infermità e carcere, tutti sappiamo cosa voglia dire essere malati, commettere errori e pagarne le conseguenze.

Ebbene, il Vangelo oggi ci dice che si è “benedetti” se si risponde a queste povertà con amore, col servizio: non voltandosi dall’altra parte, ma dando da mangiare e da bere, vestendo, ospitando, visitando, in una parola facendosi vicini a chi è nel bisogno. E questo perché Gesù, il nostro Re che si definisce Figlio dell’uomo, ha le sue sorelle e i suoi fratelli prediletti nelle donne e negli uomini più fragili. La sua “sala regale” è allestita dove c’è chi soffre e ha bisogno di aiuto. Questa è la “corte” del nostro Re. E lo stile con cui sono chiamati a distinguersi i suoi amici, quelli che hanno Gesù per Signore, è il suo stesso stile: la compassione, la misericordia, la tenerezza. Esse nobilitano il cuore e scendono come olio sulle piaghe di chi è ferito dalla vita.

Allora, fratelli e sorelle, chiediamoci: noi crediamo che la vera regalità consiste nella misericordia? Crediamo nel potere dell’amore? Crediamo che la carità è la manifestazione più regale dell’uomo ed è un’esigenza irrinunciabile per il cristiano? E infine, una domanda particolare: io sono amico del Re, mi sento cioè coinvolto in prima persona nei bisogni dei sofferenti che trovo sulla mia strada?

Maria, Regina del Cielo e della Terra, ci aiuti ad amare Gesù nostro Re nei suoi fratelli più piccoli.

Al termine il Papa ha guidato la preghiera dell’Angelus e impartito la benedizione. Dopodiché è stato ancora monsignor Braida a leggere i saluti del Pontefice ai vari gruppi presenti, durante i quali sono state ricordate la celebrazione a livello diocesano della 38ª Giornata mondiale della gioventù, la commemorazione in Ucraina dell’Holodomor, la tregua tra Israele e Palestina e la cop28 di Dubai, a cui Francesco ha assicurato la propria partecipazione.

Cari fratelli e sorelle,

oggi si celebra nelle Chiese particolari la 38ª Giornata Mondiale della Gioventù, sul tema Lieti nella speranza. Benedico quanti prendono parte alle iniziative promosse nelle diocesi, in continuità con la gmg di Lisbona. Abbraccio i giovani, presente e futuro del mondo, e li incoraggio a essere protagonisti gioiosi della vita della Chiesa.

Ieri la martoriata Ucraina ha commemorato l’Holodomor, il genocidio perpetrato dal regime sovietico che, 90 anni fa, causò la morte per fame di milioni di persone. Quella lacerante ferita, anziché rimarginarsi, è resa ancora più dolorosa dalle atrocità della guerra che continua a far soffrire quel caro popolo. Per tutti i popoli dilaniati dai conflitti continuiamo a pregare senza stancarci, perché la preghiera è la forza di pace che infrange la spirale dell’odio, spezza il circolo della vendetta e apre vie insperate di riconciliazione. Oggi ringraziamo Dio perché tra Israele e Palestina c’è finalmente una tregua e alcuni ostaggi sono stati liberati. Preghiamo che lo siano al più presto tutti — pensiamo alle loro famiglie! —, che entrino a Gaza più aiuti umanitari e che si insista nel dialogo: è l’unica via, l’unica via per avere pace. Chi non vuole dialogare non vuole la pace.

Oltre che dalla guerra, il nostro mondo è minacciato da un altro grande pericolo, quello climatico, che mette a rischio la vita sulla Terra, specialmente le future generazioni. E questo è contrario al progetto di Dio, che ha creato ogni cosa per la vita. Perciò, nel prossimo fine settimana, mi recherò negli Emirati Arabi Uniti per intervenire sabato alla cop28 di Dubai. Ringrazio tutti coloro che accompagneranno questo Viaggio con la preghiera e con l’impegno di prendere a cuore la salvaguardia della casa comune.

Accolgo con affetto voi, pellegrini dell’Italia e di altre parti del mondo, in particolare quelli provenienti dal Pakistan, dalla Polonia e dal Portogallo. Saluto i fedeli di Civitavecchia, di Tarquinia e di Piacenza, e la Deputazione San Vito Martire di Lequile (Lecce). Saluto i ragazzi della Cresima di Viserba (Rimini), il gruppo “Assisi nel vento” e il Coro “Don Giorgio Trotta” di Vieste.

A tutti auguro una buona domenica. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!