· Città del Vaticano ·

Hamas ha liberato 13 israeliani, 10 thailandesi e un filippino. Israele ha scarcerato 39 palestinesi. Oggi secondo giorno di tregua e sono attesi nuovi rilasci

Una luce nel buio

Hostages who were abducted by Hamas gunmen during the October 7 attack on Israel are handed over by ...
25 novembre 2023

Tel Aviv , 25. La più piccola, Aviv, ha soltanto due anni, la più anziana, Yaffa, ne ha 85. Sono 13 gli ostaggi israeliani rilasciati venerdì pomeriggio da Hamas nella Striscia di Gaza: tre bambine, un bambino e 9 donne. Nella prima delle quattro giornate di tregua rinnovabile, nell’ambito dell’accordo mediato dal Qatar, assieme ad Egitto e Stati Uniti, Israele ha rilasciato 39 prigionieri palestinesi.

Un inizio, un raggio di luce in sette settimane di buio.

Tra gli ostaggi israeliani liberati, anche Channa Katzir, 77 anni, di cui la Jihad islamica nei giorni scorsi aveva riferito l’uccisione nel corso di un attacco aereo. Sono stati rilasciati inoltre 10 thailandesi e un filippino. Il gruppo è stato consegnato dai miliziani dell’organizzazione terroristica alla Croce rossa internazionale che lo ha condotto verso il valico di Rafah.

Dopo essere giunti sul lato egiziano, i 13 israeliani — alcuni con doppia nazionalità — sono stati portati al valico di Kerem Shalom, per essere poi condotti a Tel Aviv e in altre città. Prima del trasferimento avrebbero avuto un colloquio con i rappresentanti del servizio di sicurezza israeliano Shin Bet. Entrati in territorio israeliano, sono stati sottoposti ai primi accertamenti medici e scortati dalle Forze di difesa (Idf) in una base militare, quindi verso vari ospedali israeliani, dove nel frattempo si erano radunati i familiari. Le loro condizioni di salute, hanno fatto sapere le autorità sanitarie, sono buone.

A Tel Aviv, in serata, i volti degli ostaggi liberati sono stati proiettati sulla facciata del Museo d’Arte, con la scritta: «Sono tornato a casa». Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, parlando del rilascio dei «primi» ostaggi, ha sottolineato come «il ritorno delle persone rapite» sia «uno degli obiettivi della guerra», promettendo un impegno «a liberare tutti» i sequestrati. Nelle stesse ore, congiunti e rappresentanti degli altri ostaggi e centinaia di cittadini israeliani si erano riuniti nel nord di Tel Aviv per la cerimonia in occasione dell’ingresso dello shabbat, come avviene dall’inizo della guerra.

I 39 prigionieri palestinesi scarcerati da Israele erano da tempo detenuti nei penitenziari di Damoon e di Megiddo. Nel pomeriggio il gruppo, formato da donne e giovani uomini, era stato trasferito al carcere di Ofer, in Cisgiordania, con un convoglio sotto scorta. Lì erano giunti alcuni rappresentanti della stessa Croce rossa internazionale per prenderlo in consegna e condurlo a Ramallah. La maggior parte dei 150 palestinesi inclusi nei termini dell’accordo è rappresentata da detenuti amministrativi che non sono stati accusati: alcuni di loro, è stato specificato, sono stati condannati per attacchi contro civili e forze di sicurezza israeliane, non per omicidio.

Scene di giubilo si sono registrate nei campi di Beitunia e Nablus all’arrivo dei palestinesi liberati. A Gerusalemme est è invece stata vietata ogni manifestazione.

Oggi, nel secondo giorno di cessate-il-fuoco, è atteso il rilascio di altri 13 ostaggi israeliani — fonti di stampa ipotizzano 14, contro 42 detenuti palestinesi — e nella lista figurerebbero otto bambini.

Le Nazioni Unite hanno intanto annunciato di essere riuscite ad «aumentare» la consegna di aiuti umanitari nella Striscia, con l’arrivo di 137 camion, precisando al contempo che 21 pazienti in condizioni critiche sono stati evacuati dal nord della Striscia, dove diverse migliaia di sfollati palestinesi hanno cercato di ritornare nelle ultime ore, nonostante i divieti e gli avvertimenti di Israele. Secondo Tel Aviv, i camion di aiuti entrati a Gaza attraverso il valico di Rafah sono stati ieri 200 in tutto.

Sul terreno la tregua sembra reggere, anche se le sirene di allarme sono scattate stamani nel nel nord di Israele, vicino al confine con il Libano.