
Nel 1942 in Francia usciva la raccolta di poesie Il partito preso delle cose, a firma di Francis Ponge. C’è una lirica, forse meglio dire prosa poetica, intitolata I piaceri della porta che inizia con queste parole: «I re non toccano le porte. / Non conoscono questa felicità» e poi continua soffermandosi sul “corpo a corpo rapido” che gli altri uomini, intrattengono con il legno di ogni porta che devono, da soli, aprire e/o chiudere. I re sono soli, isolati da ogni contatto e dunque sono tristi, ci dice Ponge. E pensando alla festa che domenica la Chiesa celebra, la festa di Cristo Re, il pensiero è automatico: qui c’è un re felice. Che tocca anche le porte. Anzi questo è un gesto tipico di Gesù che, come è detto nel celebre passo dell’Apocalisse, «Io sto alla porta e busso» (Apocalisse 3,20). Per Gesù le porte sono così importanti che egli presenta se stesso come una porta «io sono la porta delle pecore» (Giovanni 10,7). Il fatto è che con Gesù tutto viene rovesciato e così anche l’idea di re, che pure per noi uomini è molto chiara, semplice: il re comanda, il re hai i suoi sudditi, i suoi servi, il re ha il potere.
Domenica la Chiesa ci ricorda che Gesù è il re dell’universo. Strano re. È stato detto molte volte in tutti questi secoli, da santi e da teologi e dalla gente semplice, che il regno di Gesù non è di questo mondo e quando si ha a che fare con Gesù la regola è appunto il paradosso, perché «ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio» (Luca 16,15). La gente semplice lo sa, così come sa che cosa fanno il re di questo mondo, sa che ci deve essere un’altra forma di regalità; lo intuisce, il popolo, con il suo “fiuto” come direbbe Bergoglio, che c’è una grande verità nascosta nel fatto che il trono di questo strano re che è Gesù è una croce di legno su cui morire. Era un uomo semplice quel ladrone eppure è stato lui il primo ad entrare in Paradiso con Gesù proprio perché è stato il primo a riconoscerne la regalità e lo ha fatto lì, sulla croce, inchiodato come lui, costretto ad un corpo a corpo con un legno che lo portava non solo alla morte, ma anche nel regno dei cieli.
di Andrea Monda