· Città del Vaticano ·

Il messaggio del prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale

«Gettate la rete»

 «Gettate la rete»  QUO-267
21 novembre 2023

Cari fratelli e sorelle, il lavoro umano è un segno dell’immensa fiducia con cui Dio ci avvolge di dignità. La sua creazione, infatti, è affidata alla nostra responsabilità. Con l’Esortazione Apostolica Laudate Deum, il Santo Padre ha voluto risvegliare le nostre coscienze nella festa di san Francesco d’Assisi e a otto anni dalla pubblicazione dell’Enciclica Laudato si’. Il titolo dei due documenti esprime il senso di meraviglia e di lode che prende l’animo umano quando è in un giusto rapporto con le altre creature e il suo Creatore. Molte volte, purtroppo, non è così ed è per questo che un doloroso grido sale al cielo dalla terra, dal mare, dall’intera creazione che geme e soffre. Papa Francesco è convinto «che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura» (LD 2). La Giornata mondiale della pesca è un’occasione propizia per raccogliere il suo appello. Le comunità dei pescatori in molte parti del mondo sono in sofferenza. Ci sono problemi di carattere economico e di concorrenza sleale che mettono a rischio la sopravvivenza del mestiere, soprattutto dei pescherecci a conduzione familiare. Manca spesso un ricambio generazionale e si soffre la crisi climatica che rende l’ambiente marino più fragile e precario. Papa Francesco con la Laudato si’ ci ha aiutato a ragionare col paradigma dell’ecologia integrale. Siamo così chiamati a salvaguardare l’ambiente e i posti di lavoro, il mare e le comunità di pescatori. Ogni volta che pensiamo a questi mondi come alternativi e non connessi, tradiamo l’equilibrio che custodisce la vita dell’uomo sul pianeta. Viviamo un passaggio epocale: in pochi decenni siamo passati da una sensibilità tutta incentrata sul tema del lavoro al rischio di una cultura che dimentica le persone e quanto i pescatori siano anche i custodi del mare. La sensibilità ecologica è importante per la tutela della qualità del pescato e per la cura dei mari e degli oceani. La pesca distruttiva dell’ecosistema marino è a scapito del lavoro dei pescatori, i quali sanno bene invece quanto sia importante la cura del mare per dare un futuro alla loro attività. Negli ultimi mesi, molti fattori stanno mettendo in pericolo la pesca artigianale, favorendo chi sfrutta il lavoro e opera nell’ingiustizia, talvolta portando sui mercati il pesce pescato in ambienti malsani e da lavoratori sottopagati. Come ricorda Papa Francesco, «l’esaurimento delle riserve ittiche penalizza specialmente coloro che vivono della pesca artigianale e non hanno come sostituirla» (LS 48). La pesca è il lavoro praticato dai primi discepoli. L’evangelista Giovanni racconta la pesca miracolosa come esperienza di incontro con Gesù Risorto (Gv 21,1-14). Egli si accosta ai discepoli delusi dalla sua morte in croce. Erano già tornati sul lago di Tiberiade al loro lavoro iniziale. Dopo una notte fallimentare, il Risorto rivela loro la sua potenza: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». Pietro e gli altri si fidano e la pesca supera ogni attesa: centocinquantatré grossi pesci. Neppure la rete si spezza. I discepoli imparano così a sperare. Oggi abbiamo ancora tutti bisogno dei pescatori: essi custodiscono un atto di fede che si ripete ogni volta che le loro reti vengono gettate in acqua. La pesca, infatti, non dipende solo dall’abilità umana, ma anche dalle condizioni del mare e dalla provvidenza di Dio. Il lavoro della pesca è in ogni notte un rinnovato atto di fiducia: ci aiuta a comprendere il valore della fede. La Giornata mondiale della pesca sospinge alla preghiera per i pescatori e per le loro famiglie. Li ringraziamo per il loro prezioso lavoro: sono sentinelle di equilibri delicati e possibili pionieri dell’ecologia integrale. La loro è un’attività faticosa, usurante e spesso non riconosciuta pienamente a livello sociale. Diciamo grazie per la cura con cui molti di loro tengono pulito il mare dalle plastiche e da materiali inquinanti: Papa Francesco lo ha ricordato in molteplici occasioni. Inoltre, la pesca sfama molte popolazioni nel mondo. Anche per questo abbiamo bisogno che il gesto di gettare le reti si rinnovi ogni giorno, seppure in un rispetto profondo della generosità della creazione. Occorre contrastare la prepotenza dei forti che minacciano il lavoro degli onesti e la biodiversità marina: «Dobbiamo tutti ripensare alla questione del potere umano, al suo significato e ai suoi limiti. Il nostro potere, infatti, è aumentato freneticamente in pochi decenni. Abbiamo compiuto progressi tecnologici impressionanti e sorprendenti, e non ci rendiamo conto che allo stesso tempo siamo diventati altamente pericolosi, capaci di mettere a repentaglio la vita di molti esseri e la nostra stessa sopravvivenza» (LD 28). Cari pescatori, la vostra fede semplice è una ricchezza per la Chiesa che sta vivendo un tempo di Sinodo. Voi costruite la Chiesa, unendo ogni giorno fede e lavoro. Sulle vostre imbarcazioni si moltiplicano belle testimonianze di dialogo interreligioso e di convivenza tra i popoli. Fin dai primi secoli la barca è l’immagine più spesso usata per descrivere la Chiesa, una comunità in viaggio sul mare della storia tra le tempeste, le mareggiate e la bonaccia. Vi spronino le parole di Papa Francesco, che a tutti ricorda: «La vita, l’intelligenza e la libertà dell’uomo sono inserite nella natura che arricchisce il nostro pianeta e fanno parte delle sue forze interne e del suo equilibrio» (LD 26). Con intelligenza e libertà prendetevi cura, con la Chiesa, di questa umanità. Come custodi del mare e onesti lavoratori, aiutate la Chiesa a non stancarsi di gettare le reti, per fare dell’umanità una famiglia di fratelli e sorelle; della terra, del cielo e del mare una nuova creazione.

di Michael Czerny