· Città del Vaticano ·

400 rabbini e studiosi ebrei scrivono al Papa

Solidarietà fraterna
con il popolo dell’Alleanza

Close up image depicting a rear view of two Jewish men sitting together inside a synagogue. They ...
17 novembre 2023

Un gruppo di oltre 400 tra rabbini e studiosi impegnati nel dialogo tra ebrei e cristiani hanno scritto una lettera aperta a Papa Francesco sulla guerra in corso tra Israele e Hamas a Gaza. Tra i firmatari, rabbi Yitzi Greenberg, uno dei più autorevoli teologi del dialogo ebraico-cristiano, Ami-Jill Levine, che ha insegnato al Pontificio Istituto Biblico, Paula Fredriksen, Mark Bretler, oltre a famosi rabbini come Yehiel Roupko e David Rosen. La professoressa Karma Ben Johanan dell’università ebraica di Gerusalemme ne ha spiegato il senso e i contenuti essenziali in una conversazione con «L’Osservatore Romano». «Vorrei cogliere questa opportunità per sottolineare che la nostra lettera aperta non è una critica ma, al contrario, un’espressione di fiducia. È scritta sulla base della fiducia nella forte amicizia che le nostre comunità hanno costruito negli ultimi sessant’anni e che ci assicura la resistenza della nostra amicizia nei momenti difficili come in quelli di pace. L’iniziativa di scrivere una lettera a Papa Francesco nasce dallo shock, dal dolore, dalla sofferenza che ha assalito noi, rabbini, studiosi e leader religiosi impegnati nel dialogo ebraico-cristiano, all’indomani della terribile strage perpetrata da Hamas il 7 ottobre. Questi sentimenti sono stati accompagnati da un profondo senso di solitudine, che è alimentato dall’ondata di antisemitismo che si è diffusa in tutto il mondo e che non credevamo potesse ancora verificarsi nei nostri tempi. Siamo convinti che questa solitudine può essere sostenuta dal conforto della Chiesa cattolica, al cui confronto abbiamo lavorato per molti anni. Abbiamo redatto il testo in cinque, da Israele, Stati Uniti ed Europa, ma subito le adesioni si sono estese a tutto il mondo. E credo che questo testimoni la bontà del dialogo che abbiamo costruito ovunque con le comunità cristiane, consapevoli che, in quest’ora buia per noi, ci sono amici a cui possiamo rivolgerci con speranza e fiducia».

La lettera a Papa Francesco si apre con una ricostruzione del micidiale attacco del 7 ottobre che ha portato all’uccisione di circa 1200 civili e al rapimento di 240 tra donne, uomini e bambini. «Questo è stato il più grande massacro di ebrei dai tempi dell’Olocausto». Ma la lettera osserva che «il crimine genocida di Hamas è stato però celebrato da molti in diverse parti del mondo e giustificato come un legittimo atto di resistenza per la liberazione della Palestina. In molti casi si è andati oltre le critiche alle politiche di Israele, fino a contestare il diritto di Israele a esistere». Le conseguenze di queste posizioni «suscitano in noi — scrivono gli autori della lettera — una grande ansia per il futuro». Per poi continuare: «Abbiamo apprezzato che Sua Santità, insieme ad alcuni cardinali e vescovi, abbia ripetutamente affermato la condanna dell’antisemitismo e il diritto di Israele a difendersi. E condividiamo il dolore della Chiesa per i civili palestinesi caduti, contro la loro volontà, sotto il governo di Hamas e uccisi nella guerra in corso, senza aver la colpa di aver commesso alcun crimine. Come Papa Francesco ha enfatizzato nell’ Angelus del 8 ottobre, “ogni guerra è una sconfitta” e il costo tragico di ogni guerra è la perdita di vite umane innocenti». La lettera prosegue poi con questa considerazione: «Comprendiamo che la Chiesa cerchi di mantenere, in base a considerazioni diplomatiche, una neutralità politica nella guerra in Medio Oriente nella quale molti poteri sono coinvolti. Tuttavia, conclude la lettera, «chiediamo che la Chiesa ora si distingua come un faro di morale e di chiarezza concettuale nel mare di disinformazione e distorsione della realtà, distinguendo tra le legittime critiche alle politiche di Israele e l’abominevole negazione del diritto a esistere degli ebrei e di Israele. E soprattutto chiediamo ai nostri fratelli cattolici di stendere una mano in solidarietà alle comunità ebraiche di tutto il mondo nello spirito di una genuina fratellanza con il popolo dell’Alleanza».

 

di Roberto Cetera