· Città del Vaticano ·

Bailamme

Il valore della domanda

Photographic print, 'Dr. J. Robert Oppenheimer', by Philippe Halsman, 1958. PG*8024.
17 novembre 2023

Nel suo Quando il futuro sarà storia. Otto lezioni dopo Hiroshima, uscito nel 1955 e tradotto oggi in italiano dalla Utet (Milano, 2023, pagine 192, euro 17), J. Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica, scrive: «La scienza è rigorosa nel suo rifiuto delle domande a cui non si può dare risposta, e nella sua incessante ricerca dei metodi necessari per rispondere a tutte quelle che, invece, ne prevedono una».

A una prima lettura la frase mi è sembrata molto convincente e rispettosa di altre forme del sapere umano, basate su capacità diverse da quelle logiche e di ragionamento. Tutto ciò che riguarda l’arte, i sentimenti, l’apprezzamento del bello in tutte le sue forme e, non ultima, la religiosità in quanto anelito, ricerca del divino e di un incontro con esso, ben presente in tutta la storia dell’umanità. Una seconda lettura mi ha lasciato perplesso. La distinzione tra le «domande a cui non si può dare risposta» e «quelle che, invece, ne prevedono una» non è affatto chiara. Questo dipende non tanto dalla natura delle domande, quanto da quella delle risposte che si vanno cercando, sul cui senso, profondità, capacità di appagamento, livello di sicurezza ci possono essere gradazioni e sensibilità diverse. La fisica si occupa di oggetti concreti, seppure tali si possono ancora considerare le particelle elementari, con la loro natura sfuggente, ma le gioie e i dolori provocate dagli affetti o dalle esperienze spirituali non sono meno reali di quelli causati da una martellata su un dito o dalla degustazione di un buon gelato.

Si raggiunge un grado di certezza più elevato nella formulazione di una equazione che nella creazione di un’opera d’arte? O è piuttosto vero il contrario. Semmai la difficoltà in ambito estetico e spirituale è molto elevata nella fase del riconoscimento della validità della risposta, ma la qualità della domanda e la necessità con la quale essa chiede di essere presa in considerazione non è affatto inferiore, né meno urgente. In questo ambito le risposte hanno il carattere del forte coinvolgimento personale, la loro incidenza nella vita di ciascuno è diversa. Vero e condiviso non sono però sinonimi. Né soggettivo è un termine al quale attribuire una mancanza di valore. 

di Sergio Valzania