Si fermino le armi

L’invito a non dimenticare il Sudan e a favorire l’accesso degli aiuti umanitari
Non solo la martoriata Ucraina, Israele e la Palestina; un altro tassello si aggiunge al mosaico dei Paesi sofferenti a causa di conflitti che Papa Francesco ricorda nella preghiera: il Sudan, «da diversi mesi in preda a una guerra civile». Il Pontefice ne parla al termine dell’Angelus domenicale, evocando le «numerose vittime», i «milioni di sfollati» e la «gravissima situazione umanitaria» nello Stato africano. Per questo rivolge «un accorato appello ai responsabili locali, affinché favoriscano l’accesso degli aiuti» e ricerchino «soluzioni pacifiche». E conclude esortando i ventimila fedeli presenti in piazza San Pietro e quanti lo seguono attraverso i media a non dimenticare «questi nostri fratelli che sono nella prova». Sollecitudine che il Papa continua a mostrare anche nei confronti di «palestinesi e israeliani. Li abbraccio in questo momento buio. E prego tanto per loro», assicura. «Le armi — chiede a gran voce — si fermino, non porteranno mai la pace, e il conflitto non si allarghi! Basta! Basta, fratelli, basta!», è il suo accorato grido, insieme con la richiesta che «a Gaza, si soccorrano subito i feriti, si proteggano i civili, si facciano arrivare molti più aiuti umanitari a quella popolazione stremata. Si liberino gli ostaggi, tra i quali ci sono tanti anziani e bambini», perché — spiega — «ogni essere umano, che sia cristiano, ebreo, musulmano, di qualsiasi popolo e religione, è sacro, prezioso agli occhi di Dio e ha diritto a vivere in pace». Da qui l’invito a non perdere la speranza e a pregare e lavorare senza stancarsi «perché il senso di umanità prevalga sulla durezza dei cuori». Infine il Papa scorge sulla piazza bandiere ucraine, portate da fedeli «giunti da diversi Paesi per celebrare il quarto centenario del martirio di san Giosafat. Prego con voi per la pace nel vostro martoriato Paese», dice loro.