· Città del Vaticano ·

Messaggio al sesto Forum di Parigi sulla pace

Nessun conflitto
vale la perdita
anche di una sola vita umana

 Nessun conflitto vale la perdita anche di una sola vita umana  QUO-258
10 novembre 2023

«Nessuna guerra vale la perdita della vita, fosse anche di una sola persona umana». In un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, Papa Francesco ha lanciato stamane questo monito rivolgendosi ai partecipanti al sesto Forum di Parigi sulla pace, che fino a domani riunisce nel Palais Brongniart della capitale francese rappresentanti di Stati, organizzazioni internazionali, imprese, banche di sviluppo, fondazioni, ong e altri esponenti del mondo accademico, della cultura, dello sport, dei media e dello spettacolo. Il testo originale francese del messaggio è stato letto, durante i lavori della sessione mattutina di venerdì 10 novembre, dall’arcivescovo Celestino Migliore, nunzio apostolico in Francia. Ne pubblichiamo di seguito una traduzione italiana.

Ai partecipanti del 6° Forum
di Parigi sulla Pace - Parigi

In occasione del 6° Forum di Parigi sulla Pace, Sua Santità Papa Francesco è lieto di unirsi a voi con questo messaggio d’incoraggiamento, nella speranza che questo incontro — che ha come obiettivo rinforzare il dialogo tra tutti i continenti al fine di promuovere la cooperazione internazionale e il dialogo — possa contribuire alla costruzione di un mondo più giusto, solidale e pacifico.

Quest’anno il Forum si svolge in un contesto mondiale estremamente doloroso. Mentre assistiamo con impotenza al moltiplicarsi dei conflitti armati, con il loro carico di sofferenze, ingiustizie e danni — a volte irreversibili — alla nostra Casa Comune, il Papa auspica che questo Forum sia un segno di speranza. Spera che gli impegni che vi verranno presi siano atti a favorire il dialogo sincero, basato sull’ascolto delle grida di tutti coloro che soffrono a causa del terrorismo, della violenza generalizzata e delle guerre, flagelli che giovano solo ad alcuni gruppi alimentando interessi particolari, purtroppo spesso mascherati da nobili intenzioni.

La costruzione della pace è un lavoro lento e paziente, che esige il coraggio e l’impegno concreto di tutte le persone di buona volontà che hanno a cuore il presente e il futuro dell’umanità e del pianeta. Una pace duratura si costruisce giorno dopo giorno, attraverso il riconoscimento, il rispetto e la promozione della dignità della persona umana e dei suoi diritti fondamentali, fra i quali la Santa Sede riconosce in particolare il diritto umano alla pace, condizione per l’esercizio di tutti gli altri diritti dell’uomo.

Nell’anno che segna il 75° anniversario dell’adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, dobbiamo ammettere che, per milioni di persone in tutti i continenti, il persistente divario tra gli impegni solenni presi il 10 dicembre 1948 e la realtà deve ancora essere colmato, e talvolta in modo molto pressante. Quante persone, bambini inclusi, sono private del diritto fondamentale e primario alla vita e all’integrità fisica e mentale, a seguito delle ostilità tra diversi gruppi o diversi Paesi? Quante persone sono, a causa dei conflitti, private dei diritti più elementari, come il diritto all’acqua potabile e a un’alimentazione sana, ma anche il diritto alla libertà di religione, alla salute, a un alloggio adeguato, a un’educazione di qualità, a un lavoro dignitoso? Quanti bambini sono costretti a partecipare direttamente o indirettamente ai combattimenti e ne portano le cicatrici fisiche, psicologiche e spirituali per tutta la vita?

Pur riaffermando il diritto inalienabile alla legittima difesa, nonché la responsabilità di proteggere coloro la cui esistenza è minacciata, dobbiamo ammettere che la guerra è sempre una “sconfitta dell’umanità”. (Udienza generale, 23 marzo 2022).

Nessuna guerra vale le lacrime di una madre che ha visto suo figlio mutilato o morto; nessuna guerra vale la perdita della vita, fosse anche di una sola persona umana, essere sacro, creato a immagine e somiglianza del creatore; nessuna guerra vale l’avvelenamento della nostra Casa Comune; e nessuna guerra vale la disperazione di quanti sono costretti a lasciare la loro patria e vengono privati, da un momento all’altro, della loro casa e di tutti i legami familiari, amicali, sociali e culturali che sono stati costruiti, a volte attraverso generazioni.

La pace non si costruisce con le armi ma con l’ascolto paziente, il dialogo e la cooperazione, che restano i soli mezzi degni della persona umana per risolvere le controversie. Il Santo Padre desidera ribadire l’appello incessante della Santa Sede a far tacere le armi, a ripensare la produzione e il commercio di questi strumenti di morte e di distruzione e a intraprendere risolutamente la via del disarmo progressivo ma integrale, affinché si possano finalmente far sentire alte e chiare le ragioni della pace!

Ringraziandovi per la vostra attenzione, Papa Francesco auspica che i vostri scambi siano ricchi e fecondi, che permettano l’ascolto e l’incontro di ciascuno nella ricchezza della sua diversità al fine di far crescere la cultura della pace e portare frutti concreti di fraternità.

Cardinale Pietro Parolin
Segretario di Stato di Sua Santità