· Città del Vaticano ·

La rappresentante speciale dell’Unicef per la Palestina, Lucia Elmi

Il dramma dei bambini
e il loro diritto
a essere giovani

TOPSHOT - Amal al-Robayaa's children eat their meal amid the ruins of the family home destroyed in ...
10 novembre 2023

È un’infanzia «traumatizzata» quella che la crisi in Medio Oriente, dal 7 ottobre scorso, sta lasciando «in Israele al confine con Gaza e a Gaza stessa». Da Gerusalemme est, in una conversazione con «L’Osservatore Romano», a descriverla è Lucia Elmi, da tre anni e mezzo rappresentate speciale dell’Unicef per la Palestina. Parla degli almeno 30 bambini israeliani uccisi nell’attacco di Hamas di un mese fa e degli altrettanti che sarebbero nelle mani del movimento terroristico a Gaza. «E poi drammaticamente ci sono le migliaia di bambini palestinesi uccisi a Gaza», dice controllando le ultime cifre: oltre 4.500, in un bilancio che si aggiorna purtroppo di ora in ora, secondo le notizie che arrivano dalla Striscia. Non dimentica inoltre quei più di 1.300 minori «che sono ancora riportati sotto le macerie», come pure il fatto che i team del Fondo Onu per i più piccoli ricevano «rapporti su bambini feriti che arrivano nelle strutture sanitarie o negli ospedali senza genitori, senza nessuno che li accompagni: a volte sono talmente piccoli o talmente traumatizzati che è impossibile riuscire a sapere il loro nome. Questo è un nuovo dramma che si aggiunge ai tanti altri drammi dell’infanzia a Gaza», confida Elmi, italiana di origini bolognesi. Quindi un ulteriore dato, scioccante: «Oggi un bambino di 10 anni a Gaza ha vissuto almeno cinque grandi ondate di escalation di violenza», riferisce citando le crisi del 2014, del 2021, del 2022, del maggio 2023 e poi quella in corso.

Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, in queste ore ha fatto notare come il numero dei bambini uccisi dal 7 ottobre a Gaza sia «di gran lunga superiore» al bilancio di quelli che rimangono vittime annualmente delle guerre nel mondo. «Dobbiamo ricordarci — spiega Elmi — che non sono solo statistiche, numeri: ciò che, come Unicef, stiamo cercando di fare è mandare un messaggio molto chiaro, quello che tutti i bambini devono essere protetti». Anche in campo educativo. In questo momento ci sono più di 700.000 bambini sfollati e costretti ad abbandonare tutto. Si tratta di minori che «non hanno accesso all’istruzione, la maggior parte delle scuole, più di 270, sono state danneggiate a Gaza. Pure in Cisgiordania la situazione si sta deteriorando, con un aumento della violenza a Jenin, Tulkarem, Nablus, Hebron», ricorda la rappresentante Unicef.

Circa un milione di bambini a Gaza non ha accesso a una quantità sufficiente di acqua sicura, mancano il cibo, l’elettricità, il carburante. «Quello che è importante adesso è proprio l’accesso all'acqua, ai medicinali di emergenza, alla protezione dell’infanzia, soprattutto per i bambini che sono separati dai familiari o feriti. E poi l’assistenza alla vaccinazione: se pensiamo che è più di un mese che non vengono fatte le vaccinazioni o che il livello è molto limitato, possiamo immaginare i rischi soprattutto per le persone che vivono in shelters sovrappopolati, in condizioni igieniche drammatiche, con i traumi delle ultime settimane».

Nessun luogo è sicuro ora a Gaza, è stato denunciato dalle organizzazioni internazionali. «Le nostre stime indicano ancora tra le 300.000 e le 500.000 persone nel nord» della Striscia, dove «in almeno 7 strutture neonatali ci sono bambini in incubatrici che non possono essere spostati, non possono essere evacuati», aggiunge Elmi, riferendo di «altre 7 strutture sanitarie che stanno funzionando al sud, anche se con capacità molto limitate e sotto i bombardamenti».

Papa Francesco, invocando un cessate-il-fuoco, all’Angelus di domenica scorsa ha chiesto di pensare a tutti i bambini coinvolti in questa come in altre guerre. «Si sta uccidendo il loro futuro», ha detto il Pontefice. «L’appello dell’Unicef — spiega la rappresentante speciale per la Palestina — è quello di cessare le ostilità, rilasciare tutti i civili e in particolare tutti i bambini israeliani che sono ancora in ostaggio e proteggere i bambini di Gaza, arrivando a una soluzione, come il Papa ha detto, che sia duratura e di pace». Perché i bambini di questa regione possano «essere giovani come tutti gli altri».

di Giada Aquilino