· Città del Vaticano ·

Nel Paese asiatico monta la protesta dei lavoratori del comparto tessile
mentre si avvicinano le elezioni di gennaio

Bangladesh
Rivolta salariale

TOPSHOT - Garment workers clash with police personnel during a rally in Gazipur on November 9, 2023. ...
10 novembre 2023

Da ormai due settimane violente proteste di piazza stanno infiammando il Bangladesh. Sono già quattro i morti negli ultimi giorni negli scontri tra i manifestanti, soprattutto lavoratori del comparto tessile, e polizia bengalese. Anche ieri non sono mancati momenti di tensione: la polizia ha disperso con la forza circa 25.000 lavoratori delle aziende legate all’industria dell’abbigliamento scesi in piazza a Gazipur, poco a nord della capitale Dacca. Centinaia di fabbriche di abbigliamento hanno già sospeso la loro attività in quest’area nella vasta periferia di Dacca disseminata di povertà. Il comitato per il salario minimo dell’industria tessile del Bangladesh ha annunciato tre giorni fa un aumento del 56 per cento del salario minimo mensile per i 4 milioni di lavoratori del settore. Un aumento significativo, ma giudicato insufficiente dai sindacati che sono sul piede di guerra. Dal canto suo, il primo ministro, Sheikh Hasina, ha rifiutato qualsiasi ulteriore maggiorazione salariale, invitando gli operai tessili a riprendere il lavoro.

La rivolta degli operai del settore tessile non può essere sottovalutata in un Paese come il Bangladesh. Si tratta del secondo principale esportatore di prodotti di abbigliamento al mondo dopo la Cina e le 3.500 fabbriche del settore, spesso legate a noti marchi internazionali, generano l’85 per cento dell’export complessivo del Paese. Questo rivolta è inoltre sintomatica di un grave malcontento sociale, che monta mentre si avvicina il delicato appuntamento elettorale del gennaio 2024. Tra fine ottobre e inizio novembre, secondo il partito di opposizione Bangladesh national party (Bnp), nove suoi sostenitori sono stati uccisi nel corso di alcune proteste, mentre sarebbero oltre 5.000 i feriti e quasi 8.000 gli arresti. Tra questi anche uno dei leader del Bnp, Mirza Fakhrul Islam Alamgir.

Il partito Awami league della premier Sheikh Hasina — la figlia del “padre fondatore” del Bangladesh, al potere dal 2009 — controlla saldamente il parlamento e non ha intenzione di cedere spazio alle opposizioni. Desta preoccupazione, in particolare, il rifiuto del monitoraggio internazionale del voto. Uno scenario già visto nelle precedenti tornate elettorali del 2014 e del 2018, quando l’opposizione decise di non partecipare. Oggi, ancora una volta, la situazione è sull’orlo di degenerare. (valerio palombaro).