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Lo stile solidale di Athletica Vaticana alla “San Francesco marathon”

Vista da Assisi la guerra
è ancora più assurda

 Vista da Assisi  la guerra è ancora più assurda  QUO-255
07 novembre 2023

Vista da Assisi, con il linguaggio fraterno inclusivo dello sport, è ancora più assurda la guerra in Terra santa, in Ucraina e in tante terre “dimenticate”. Lo hanno testimoniato, domenica mattina, 5 novembre, i protagonisti della “San Francesco marathon”, corsa su tre tracciati in modo da non escludere nessuno, neppure i più piccoli nel passeggino, con la spiritualità a far da collante inclusivo tra agonismo e amatorialità.

«I valori umani, cristiani e francescani assicurino allo sport un’anima e una spinta ideale» tra cooperazione, accoglienza e solidarietà: sono le parole di Papa Francesco nel messaggio di incoraggiamento e benedizione ai duemila partecipanti alla corsa. Partiti dalla basilica di San Francesco per arrivare alla Porziuncola, dopo aver accarezzato i luoghi cari alla tradizione francescana.

Il messaggio del Papa è stato letto, prima del “via”, dal vescovo di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, dalla loggia del sacro convento. Impartendo poi la «benedizione di San Francesco». Con accanto il padre custode Marco Moroni, don Federico Claure, responsabile dell’organizzazione e i rappresentanti di Athletica Vaticana che hanno dato vita a un pellegrinaggio sportivo di 3 giorni, coinvolgendo i ragazzi con disabilità accolti nell’Istituto Serafico e le persone povere che fanno riferimento alla Casa “Papa Francesco” a Santa Maria degli Angeli.

Prima della partenza è stata recitata anche la Preghiera del maratoneta, nata proprio dall’esperienza di Athletica Vaticana ed entrata nel cuore degli sportivi (è tradotta in 37 lingue).

Nello stile del Cantico delle Creature, la “San Francesco marathon” è stata, in particolare, l’occasione per una grande preghiera per la pace — anche attraverso lo sport — e perché tutti gli sportivi vivano la loro esperienza in stile di fraternità. Inoltre, nel programma “charity” — francescanamente attento ai più fragili — c’è anche la Fondazione Dispensario pediatrico Santa Marta che in Vaticano assiste numerose famiglie povere con bambini piccoli. Tra le concrete iniziative solidali: la raccolta di indumenti prima della partenza e la distribuzione del “Pane Afrika” pensato per gli sportivi anche con l’obiettivo di farlo arrivare nelle zone più povere.

Il pellegrinaggio sportivo «per essere costruttori di pace partendo dal “piccolo”» è iniziato venerdì nel santuario della Spogliazione — il luogo dove san Francesco ha iniziato la sua “maratona di santità” — ed è stato rilanciato, sabato, nella basilica di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola, con la messa per gli atleti celebrata dal vescovo di Assisi: come accade alla vigilia delle maratone a Roma, Firenze, Venezia su iniziativa di Athletica Vaticana, e New York.

Significativo, sempre nell’ambito del pellegrinaggio promosso dall’Associazione polisportiva vaticana, l’incontro — sabato mattina — con la comunità dell’Istituto Serafico, vero “santuario” di Assisi: l’impegno per l’inclusione reale, e non solo a parole, delle persone con disabilità fisica e intellettivo-relazionale è uno dei punti-fermi del servizio sportivo di Athletica Vaticana. Proprio l’abbraccio con l’esperienza della disabilità dà senso pieno anche alla pratica sportiva perché non sia fine a se stessa e, soprattutto, non escluda i più fragili.

Inoltre, nella Casa a Santa Maria degli Angeli dove i frati minori vivono con i poveri — lì Papa Francesco ha pranzato con gli “ultimi” il 4 ottobre 2013 — è stata rinsaldata quell’“alleanza” tra i maratoneti e le persone senza tetto, sancita dall’avere in comune la strada. È una consapevolezza solidale, che sta suscitando azioni concrete, maturata a marzo per la Maratona di Roma da Athletica Vaticana con la Caritas, la comunità di Palazzo Migliori affidata dall’Elemosineria apostolica e alla Sant’Egidio, il Dispensario Santa Marta e «L’Osservatore di strada».

Nel pellegrinaggio ad Assisi è stata poi ricordata la testimonianza di Gino Bartali, del quale è in corso la causa di beatificazione: nel “Museo della memoria 1943-1944”, nel complesso del santuario della Spogliazione, sono conservati i documenti dell’impresa del campione per salvare 800 ebrei durante la seconda Guerra mondiale.


“Sports diplomacy” con l’Ambasciata Usa

Padel inclusivo


Su un campo di padel, insieme, ragazzi con autismo, con sindrome di Down e non udenti, persone povere accolte dalla Caritas, diplomatici e due campioni che arrivano appositamente dagli Stati Uniti d’America: è l’iniziativa promossa martedì 14 novembre dall’Ambasciata statunitense presso la Santa Sede e da Athletica Vaticana per vivere una concreta esperienza all’insegna dei valori sportivi più autentici, tra inclusione, fraternità e solidarietà. Si giocherà in fraternità, dalle ore 16.30, al circolo “Villa Pamphili” (via della Nocetta 107), anche con il patrocinio della Federazione internazionale padel. Nell’ambito del programma Sports diplomacy del Dipartimento di Stato di Washington, saranno a Roma dal 13 al 17 novembre — come “ambasciatori” del padel “per tutti” — gli atleti professionisti Andrea Samson e Anderson Good.  Incontreranno gli studenti dell’Istituto sportivo per sordi “Magarotto” e i giovani di Tor Bella Monaca per trovare strade di riscatto sociale.