Israele aumenta la pressione su Gaza e si prepara

Tel Aviv , 7. Intensi bombardamenti da parte delle forze di difesa israeliane (Idf) hanno martellato nel corso della notte la Striscia di Gaza. Sono almeno 46 i palestinesi rimasti uccisi e decine quelli feriti. Secondo le notizie dell’agenzia palestinese Wafa, i raid hanno colpito cinque abitazioni a Rafah, dove si contano almeno 25 morti e decine di feriti, mentre almeno 12 persone sono morte e 29 sono rimaste ferite a Khan Yunis, località nel sud della Striscia. Altre otto vittime si contano dopo un attacco aereo contro la zona di Ma’an, a est di Khan Yunis, un’altra in una operazione a Beit Lahia, nell’area nord di Gaza. Al tempo stesso la Mezzaluna rossa palestinese, citata dai media, ha riferito di un attacco dal cielo nei pressi dell’ospedale al-Quds di Gaza City.
Le Idf sono convinte che proprio sotto gli ospedali, come quello di al-Shifa, si nasconderebbero i tunnel al cui interno vi sarebbero leader di Hamas e diverse strutture di comando. Accuse però smentite da un alto funzionario di Hamas, Osama Hamdan, che, parlando con i giornalisti a Beirut, ha accusato Israele di provare a distruggere il settore medico a Gaza per costringere i palestinesi a lasciare la loro terra. Ad al-Shifa, sostengono le autorità palestinesi, hanno in realtà trovato rifugio circa 70.000 persone. E parti del tetto del nosocomio ieri sono state distrutte da un bombardamento.
Secondo il portavoce militare israeliano, Daniel Hagari, dunque, le forze armate «stanno intensificando la pressione su Gaza City», sottolineando come siano stati uccisi, in queste operazioni, anche diversi comandanti di Hamas, e questo «danneggia in modo significativo la capacità» dell’organizzazione terroristica «di effettuare contrattacchi». Risulta che combattimenti violenti si sarebbero svolti anche all’interno di alcuni tunnel. La guerra rischia di essere molto lunga. Le Idf hanno annunciato di essere pronte a continuare a combattere durante l’inverno e di aver già avviato le operazioni per equipaggiare le truppe con speciali attrezzature. Il «Jerusalem Post» ha riferito che ai soldati sono già state distribuite 129.000 giacche invernali e 369.000 piccole borse termiche.
Sul piano umanitario, ieri il valico di Rafah è stato riaperto dalle 10 alle 14, permettendo agli abitanti di Gaza di evacuare verso sud, lungo la strada Salah a-Din, e — secondo una nota del Cogat, l’ente israeliano di collegamento militare con l’Autorità nazionale palestinese — a una settantina di camion carichi di aiuti, tra cui cibo, acqua e medicine, di entrare nella Striscia.
È sempre altissima la tensione al confine con il Libano. Una raffica di razzi, circa 30, sono stati sparati dal sud del Paese dei Cedri verso Israele, che — per parte sua — conferma di aver risposto con colpi di artiglieria. Il quotidiano israeliano «Haaretz» ha scritto di razzi lanciati in direzione di Krayot, vicino Haifa, una distanza mai raggiunta dall’inizio dell’ultima escalation. E il sito web Ynet ha riportato che le Brigate al-Qassam, il braccio militare di Hamas, hanno rivendicato la responsabilità dei lanci. In serata le sirene antimissile sono risuonate nella zona di Shtula, nel nord di Israele, che ha confermato operazioni contro obiettivi di Hezbollah in territorio libanese.
Scontri proseguono anche in Cisgiordania. La polizia israeliana, in una dichiarazione congiunta con l’agenzia di sicurezza Shin Bet, ha affermato che alcuni agenti sono entrati oggi nella città di Tulkarem, per uccidere i membri di una cellula terroristica che stava pianificando di compiere grandi attacchi per conto di Hamas. La cellula — secondo quanto viene spiegato dai media israeliani che riportano la notizia — stava lavorando per «armarsi, lanciare razzi dalla Cisgiordania e reclutare altri membri per gli attacchi».
Rimane sempre il pericolo dell’estensione della guerra. «La più grande preoccupazione del mondo islamico in questo momento sono i crimini contro i palestinesi», ha affermato il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, nella conferenza stampa a Teheran con il suo omologo iracheno, Mohammed Shia al-Sudani, giunto nella capitale iraniana per una visita senza preavviso nella giornata di ieri. «I Paesi islamici non possono e non vogliono restare in silenzio di fronte alle atrocità israeliane a Gaza», ha aggiunto Raisi.