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Annuncio del Vangelo
e impegno per i poveri

 Annuncio del Vangelo e impegno per i poveri    QUO-254
06 novembre 2023

Un momento di silenzio e di preghiera per la pace nel mondo, soprattutto in Medio Oriente. Lo ha chiesto Papa Francesco alle circa quattromila persone partecipanti all’incontro promosso da Charis — il Servizio internazionale per il Rinnovamento carismatico cattolico — presenti nell’Aula Paolo vi , sabato pomeriggio, 4 novembre a conclusione della riunione, apertasi il 2 sul tema «Chiamati, trasformati e inviati» per celebrare i cinque anni di attività dell’organismo istituito dalla Santa Sede. L’avvenimento ha fatto seguito alla prima assemblea generale, che si era chiusa il 31 ottobre.

Nel suo intervento il Pontefice ha detto che non si tratta di «controllare i carismi», ma di annunciare Cristo a chiunque anche nei luoghi più piccoli e remoti, anche in mezzo ai poveri.

Prima dell’arrivo del vescovo di Roma in Aula, il cardinale Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia e assistente ecclesiastico di Charis, aveva tenuto una relazione sul tema: «Non ricordate più le cose passate!», nella quale ha sottolineato che c’è il bisogno diffuso nel Rinnovamento carismatico cattolico (Rcc) di tornare alle origini, di “ravvivare la fiamma”. Ma ha anche avvertito che c’è «un’altra parola profetica» che spinge a fare un movimento opposto: «a non guardare indietro, ma in avanti». La novità, ha detto, è che il Rcc «è passato dall’essere tollerato e, via via, anche approvato ed elogiato dalla più alta autorità della Chiesa, a essere da essa attivamente promosso, raccomandato e, credo, anche condiviso».

In questo senso, Papa Francesco «è un dono che lo Spirito Santo ha fatto a tutta la Chiesa, ma in particolare a noi del Rinnovamento carismatico»; e ciò che egli si aspetta dal Rinnovamento e in particolare dal suo organismo di servizio, ovvero Charis, sono in sostanza tre cose: contribuire allo sforzo di evangelizzazione della Chiesa, impegnarsi a favore dei poveri e dei bisognosi e operare per l’unità dei cristiani.

Riguardo al primo punto la risposta si trova, secondo il porporato, nel «primato assoluto che ha lo Spirito Santo nell’annuncio». Il mezzo «primordiale e naturale con cui si trasmette la parola è il fiato, il soffio, la voce». C’è un modo più specifico con cui il Rinnovamento carismatico può contribuire alla evangelizzazione, ha osservato. D’altra parte, il successo di una missione «non si può più misurare dal numero delle confessioni ascoltate e delle comunioni distribuite, ma da quante persone sono passate dall’essere cristiani nominali a cristiani reali, cioè convinti e attivi nella comunità». E questo è il contributo «più evidente che il Rinnovamento carismatico si propone e, nel suo piccolo, realizza, dal punto di vista pastorale».

Riguardo al secondo punto — Papa Francesco «non si stanca di raccomandare al Rinnovamento carismatico: l’impegno per i poveri» — Cantalamessa ha ricordato il Documento di Malines in cui il cardinale Suenens e il vescovo Hélder Câmara illustrarono con passione questo impegno che «Gesù stesso ha associato indissolubilmente all’evangelizzazione». A tal proposito, il relatore ha fatto notare come la prima osservazione sia che il Rcc non «è un movimento, ma per definizione dello stesso Suenens, una “corrente di grazia”». Questo significa che esso «non ha un fondatore, strutture, organizzazioni, edifici e uffici, come hanno tutti i “movimenti” e gli ordini religiosi».

Rispetto al terzo punto, il cardinale cappuccino ha spiegato che la passione per l’unità è nel Dna originario del Rcc. Esso è nato «dall’incontro in preghiera di cattolici con fratelli pentecostali ed evangelici». Ben presto si è rivelato come la risposta di Dio al bisogno espresso da molte parti di «un “ecumenismo spirituale” che affiancasse quello dottrinale e infondesse in esso la forza motrice dello Spirito Santo». Ciò giustifica l’impegno e il confronto, anche dottrinale, tra le Chiese. Ma neppure si può «disprezzare e non tener conto di questa unità di base che consiste nell’invocare lo stesso Signore Gesù».

Durante l’assemblea generale sono stati approfonditi alcuni temi, tra i quali, il discernimento, la Divina Provvidenza, la creatività dello Spirito e i carismi, ma anche i compiti affidati dal Papa a Charis: il battesimo nello Spirito Santo, l’unità dei cristiani e il servizio ai poveri. In particolare, François Prouteau ha sottolineato che dedicare le proprie energie alle persone bisognose è una grazia. Da parte sua, padre James Shin San-Huyn, della comunità carismatica di Kkottognae in Corea, ha annunciato che un gruppo di clochard ha raccolto una colletta da destinare alle persone senza fissa dimora che vivono nelle zone limitrofe al Vaticano. Monsignor Lucio Adrián Ruiz, segretario del Dicastero per la comunicazione, ha affrontato il tema della “sinodalità digitale”. Il messaggio fondamentale da comprendere, ha detto, è quello di essere una Chiesa in uscita, di testimoniare l’amore per Gesù, come dimostrato dal beato Carlo Acutis nella sua vita. Alla domanda cosa fare per rinnovare la Pentecoste qui e oggi, il prelato ha risposto spiegando che occorre annunciare il Dio della tenerezza, il Dio della misericordia. In questo senso, anche la cultura digitale è uno spazio da vivere, per cui non si tratta di usare strumenti, ma di vivere questa cultura. Anche se vi sono tanti rischi e paure nell’abitare queste frontiere digitali, si deve uscire, ha osservato monsignor Ruiz, per essere sempre missionari in uscita e raggiungere le periferie esistenziali.

La tavola rotonda, animata da Pino Scafuro, moderatore di Charis, è stata anche arricchita da testimonianze di artisti cristiani. Dopo l’incontro con Papa Francesco, nell’Aula Paolo vi, l’appuntamento “Chiamati, trasformati e inviati” si è concluso con il concerto per la pace e con l’esibizione di gruppi giovanili cristiani di vari continenti.