· Città del Vaticano ·

Interventi dell’arcivescovo Caccia all’Onu

L’urgenza della pace
in un mondo in conflitto

 L’urgenza della pace  in un mondo in conflitto   QUO-252
03 novembre 2023

Nel mondo, aumentano i conflitti armati ed è per questo che cresce la necessità di operazioni di mantenimento della pace: è partito da questo assunto l’intervento pronunciato il 1° novembre dall’arcivescovo Gabriele Caccia, nunzio apostolico e osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite. Prendendo la parola a New York nel corso di una riunione del quarto Comitato dedicata alle operazioni di mantenimento della pace (Pko), monsignor Caccia ha auspicato il loro miglioramento. Ciò significa che le Pko devono essere dispiegate guardando al «principio del consenso», operando con «equità, assoluta imparzialità e dedizione al bene comune», sostenendo sempre «la dignità intrinseca della persona umana», «limitando l’uso della forza» e «proteggendo i civili come priorità assoluta». Il che include, ha ribadito il nunzio apostolico, «la protezione fisica e il monitoraggio delle violazioni dei diritti umani».

A questo proposito, monsignor Caccia ha invitato a «intensificare gli sforzi per eliminare tutte le forme di abuso o sfruttamento sessuale e per far sì che gli autori di questi atti odiosi ne rispondano, fornendo al tempo stesso il necessario sostegno alle vittime».

Infine, l’osservatore permanente ha esortato le Pko ad «accrescere l’impegno con tutti i segmenti della società nei Paesi ospitanti, in particolare con le organizzazioni religiose, che hanno la capacità di fornire alle popolazioni colpite dai conflitti sostegno spirituale e motivazioni per il perdono e la riconciliazione».

Ieri, invece, monsignor Caccia si è soffermato sul tema dei migranti, nel corso di una riunione del sesto Comitato, incentrata sul tema dell’espulsione degli stranieri. Nel contesto globale attuale, infatti, sempre più persone sono costrette «a lasciare le proprie case a causa di persecuzioni, violenze, disastri naturali e povertà. La migrazione, in tali circostanze, è una risposta umana naturale alle crisi, basata sull’universale desiderio umano di una vita migliore».

Per questo, ha ribadito l’arcivescovo, «la Santa Sede sostiene con forza l’estensione del principio di non respingimento e il divieto di espellere gli stranieri verso Stati in cui vi sia un rischio reale che vengano sottoposti alla pena di morte».

Da monsignor Caccia è giunto infine il richiamo a «trattare sempre con dignità» le persone a rischio di espulsione, per le quali «la detenzione dovrebbe essere un’eccezione, non la regola».