· Città del Vaticano ·

Lo spettro e l’idea,
la carne e il sangue

 Lo spettro  e l’idea,  la carne  e il sangue  QUO-251
31 ottobre 2023

Lo spettro del nazismo si aggira ancora in Europa. Il riferimento non è soltanto ai dati inquietanti che arrivano dalla Germania, dove rinasce e cresce un movimento politico esplicitamente neo-nazista ma ad una situazione più generale che riguarda il linguaggio, le parole che si usano nel campo della politica internazionale. E si sa, le parole sono pietre. Qualche esempio: Vladimir Putin ha giustificato l’operazione militare speciale, cioè l’invasione dell’Ucraina, sostenendo che è necessario “denazificare” alcune regioni dell’Ucraina. Anche Israele, molto più comprensibilmente, ha evocato lo spettro nazista di fronte alla violenza efferata che il gruppo terroristico Hamas ha perpetuato il 7 ottobre scorso. Anche la Palestina deve essere “denazificata”. Dall’altra parte c’è la reazione, per cui lo stesso Putin è stato paragonato a Hitler e la sua invasione assimilata a quelle che portarono all’annessione dell’Austria, Cecoslovacchia e poi all’invasione della Polonia alla fine degli anni ’30 del secolo scorso. E non c’è da stupirsi se in questi giorni bui anche Israele, tragico dei paradossi, finisse per essere associato al nazismo per i metodi con cui sta reagendo all’attacco di Hamas con metodi che provocano tante vittime innocenti.

Ottanta anni fa il nazismo ha perso la guerra, ma il suo spettro ancora è qui circola liberamente, non tanto come un convitato di pietra ma come un soggetto, una suggestione, sgradevole, che viene evocato e di fatto invitato a prendere posto nel dibattito pubblico e privato su questo scacchiere del mondo che sembra sempre più dar ragione all’intuizione di Papa Francesco che dieci anni fa già parlava di terza guerra mondiale a pezzetti. Ora che i pezzi si stanno saldando, anche i fantasmi del passato rientrano in campo.

Perché si parla così tanto di nazismo? Ed è giusto farlo? Nell’ottica della custodia della memoria senza dubbio è giusto, ma per altri aspetti forse non ha molto senso: ogni fatto storico è unico, legato all’unicità di quel momento e delle persone che erano protagoniste in quel preciso tempo e luogo. Viene da pensare che si rievoca questo spettro perché è più facile, è più veloce, nel momento che si vuole argomentare, spiegare le proprie ragioni. Se dico che voglio “denazificare” chi mi può obiettare buone ragioni per non farlo? Il nazismo è il Male Assoluto e quindi la discussione, il ragionamento qui si ferma, si deve arrestare, possono parlare solo le armi, la forza.

Eppure il dubbio resta. Non solo perché storicamente ogni assimilazione risulta forzata, ma anche a livello logico: se dico che esiste il Male Assoluto ed è concentrato in un luogo, in una nazione, in un movimento, in una persona, è abbastanza inevitabile che chi combatte questo Male Assoluto si consideri il Bene Assoluto. E questo non è un bene.

Dire “nazismo” senz’altro accelera il dibattito verso la conclusione, concentra e di fatto semplifica. È il rischio di un approccio ideologico. Su questo illuminanti le parole di Romano Guardini: «È più comodo portare tutte le cose sotto una stessa categoria che attribuire a ciascuna la propria», quando invece, sostiene il teologo veronese «Le cose devono essere viste, udite, toccate con mano, gustate, comprese in tutta la loro potenza fenomenica, e soltanto allora farà nuovamente la sua comparsa il pensiero, un pensiero che sarà appunto rigenerato, obbediente nei confronti della realtà e capaci di assumere in sé tutto ciò che in essa appare; capace di nominare la realtà, di comprenderla, di costruire a partire da essa il “mondo”». Qui è assai pertinente il richiamo al principio caro a Papa Francesco per cui “la realtà supera sempre l’idea”. L’ideologia al contrario rappresenta sempre una scorciatoia, con tutto il carico inquietante di pericolo che ogni scorciatoia porta con sé. L’esperienza della storia passata ci dice infatti che spesso è meglio percorrere tutta la strada, senza cadere nella fretta di accorciare e ridurre la fatica. Tutta la strada dell’umano, perché di questo stiamo parlando. Non di spettri, non di idee astratte o di ideologie, ma di storie concrete, di volti, carne e sangue. Ce lo ricorda un oscuro sacerdote europeo, di cui ignoriamo provenienza e nome, che proprio su questo tema ci ha donato una battuta che suona scandalosamente provocatoria. L’episodio ci viene raccontato dallo scrittore inglese C.S.Lewis nelle sue Lettera a Malcom: «Una volta parlai con un pastore del continente che aveva visto Hitler e che, in base a tutti i metri di giudizio umani, aveva buone ragioni per odiarlo. “Che aspetto aveva?” gli domandai “Come quello di tutti gli altri uomini” mi rispose “cioè simile a Cristo”». 

di Andrea Monda