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Dove abbonda la sinodalità sovrabbonda la missione

 Dove abbonda la sinodalità sovrabbonda la missione   QUO-251
31 ottobre 2023

La missione è il cuore della sinodalità. L’Instrumentum laboris per questa prima sessione dell’Assemblea sinodale ha posto la Corresponsabilità nella missione al centro del discernimento. Come condividere doni e compiti al servizio del Vangelo? Questa riflessione sintetizza il contributo teologico presentato nell’8ª Congregazione generale dello scorso 13 ottobre. Esamina l’unione intrinseca tra la sinodalità e la missione; la corresponsabilità dei battezzati; lo scambio in chiave evangelizzatrice.

1. La Costituzione Episcopalis communio indica il fine del Sinodo: «il Sinodo dei Vescovi è chiamato, come ogni altra istituzione ecclesiastica, a diventare sempre più un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione». La Chiesa, come la Trinità e l’Eucaristia, è un mistero di comunione missionaria. Nel 2018 il Sinodo sui giovani ha coniato l’espressione sinodalità missionaria. Ha così recepito in modo creativo il documento della Commissione Teologica Internazionale sulla sinodalità. Quel testo dice che la sinodalità si viva al servizio della missione e ricorda l’esortazione Evangelii nuntiandi di Paolo vi : «La Chiesa esiste per evangelizzare».

Vari documenti recenti hanno maturato la consapevolezza che la Chiesa sinodale è missionaria e la Chiesa missionaria è sinodale. Così lo hanno espresso il Vescovo di Roma nell’aprire il processo sinodale nel 2021; la costituzione Praedicate Evangelium sulla riforma della Curia romana; i documenti preparatori e per la tappa continentale di questo processo sinodale in uscita missionaria. Nel documento dell’Assemblea ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi tenutasi nel 2021 si legge: «la Chiesa in cammino, peregrina verso il Regno pieno, è missionaria perché è sinodale ed è sinodale perché è missionaria».

Il concilio Vaticano ii ha sviluppato la natura missionaria della Chiesa: «La Chiesa... è per sua natura missionaria, in quanto è dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo che essa, secondo il piano di Dio Padre, deriva la propria origine» (Ad gentes, n. 2). Un’ecclesiologia dinamica afferma non solo che la Chiesa ha una missione, ma anche che la missione del Dio trino ha una Chiesa. La Chiesa peregrina verso la sua pienezza escatologica. Mentre camminiamo insieme, annunciamo il Vangelo del Regno di Dio che viene. L’espressione Chiesa sinodale missionaria, che abbiamo creato in questo processo sinodale, rafforza l’ecclesialità e il dinamismo dell’invio di Gesù: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28, 19).

2. Il Signore ha promesso agli apostoli: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni... fino ai confini della terra» (At 1, 8). Lo Spirito è l’agente principale dell’evangelizzazione e della sinodalità. La riunione tenuta a Gerusalemme è il modello della vita sinodale al servizio della missione (cfr. At 15, 1-35). Il discernimento compiuto sotto la guida dello Spirito ha confermato la vocazione universale del Popolo che Dio forma dai popoli della terra (cfr. At 15, 14). Lo Spirito distribuisce i suoi doni «per l’utilità comune» (1 Cor 12, 7). Noi battezzati e battezzate siamo chiamati a condividere l’azione evangelizzatrice in modo sinodale, ossia corresponsabile.

Il Popolo di Dio annuncia il Vangelo. Mi piace dire che ciò che è di tutto il Popolo di Dio appartiene a tutti nel Popolo di Dio. Qui il movimento va dal noi all’io. La Chiesa è il soggetto comunitario e storico della missione, in essa ognuno e ognuna è invitato a evangelizzare. Ogni cristiano può dire con san Paolo: «guai a me se non predicassi il Vangelo!» (1 Cor 9, 16) e con Papa Francesco «io sono una missione» (Evangelii gaudium, n. 273). Siamo una missione, tutti siamo sempre discepoli missionari.

Dal battesimo e dalla fede ha origine della vocazione universale alla santità e alla missione. Ogni cristiano è chiamato alla pienezza dell’amore e all’annuncio del Vangelo. In chiave sinodale, possiamo vedere come i carismi laicali arricchiscono le comunità cristiane e aiutano a migliorare la vita dei poveri; come ricreare vincoli di mutualità, reciprocità e complementarietà tra la donna e l’uomo; come riconoscere e promuovere la presenza delle donne nella Chiesa; come articolare il laicato, la vita consacrata e il ministero ordinato in una Chiesa tutta ministeriale, secondo l’espressione di Yves Congar. Dal Battesimo e dalla Confermazione derivano diversi ministeri e ministri. Alcuni sono stabili e nascono anche dal matrimonio, come la responsabilità evangelizzatrice di madri e padri. Altri sono spontanei: i devoti popolari; riconosciuti: i volontari di Caritas, i cantori liturgici; istituiti: i laici catechisti. E possono essercene di nuovi, come un ministero dell’ascolto e dell’accompagnamento. Siamo chiamati a discutere anche su come rinnovare in chiave sinodale e missionaria i ministeri ordinati, compreso quello episcopale. Tutti possiamo avanzare nella conversione pastorale.

3. La comunione dei beni appartiene allo stile evangelico di vita. «Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna (koinonia), nella frazione del pane e nelle preghiere» (At 2, 42). Lo scambio di doni esprime la comunione delle chiese. La Costituzione Lumen gentium ha trattato il tema parlando della cattolicità: «Ne derivano, tra le diverse parti della Chiesa, vincoli di intima comunione circa i tesori spirituali, gli operai apostolici e le risorse materiali. I membri del popolo di Dio sono chiamati infatti a condividere i beni e anche alle singole Chiese si applicano le parole dell’Apostolo: “Da bravi amministratori della multiforme grazia di Dio, ognuno di voi metta a servizio degli altri il dono che ha ricevuto”(1 Pt 4, 10)» (Lg, n. 13). Il testo menziona tre gruppi di beni: ricchezze spirituali, operatori apostolici, risorse materiali. Tutti insieme formano la multiforme grazia di Dio.

Tra le ricchezze spirituali ci sono la comunicazione di Dio, il Corpo di Cristo, la vita dello Spirito, la Parola, la Pasqua, la vita eterna. Da questi beni ha origine la communio sanctorum, formula del Credo che ha due significati interconnessi. È la comunione tra le persone sante (sancti) che si realizza mediante le cose sante (sancta). I fedeli (sancti) si alimentano con il Corpo e il Sangue di Cristo (sancta) per crescere nella comunione dello Spirito Santo. «Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane» (1 Cor 10, 17). Le ricchezze spirituali includono tutti i tesori del Popolo di Dio: la rivelazione, la carità, la santità, la saggezza, la liturgia, la spiritualità, la cultura, l’arte, il kerigma, la teologia.

Gli operai apostolici sono gli evangelizzati evangelizzatori che dedicano la vita al Vangelo. La grazia fa sì che il discepolo diventi missionario. Il primo bene che condivide è la sua stessa persona perché l’amore è donare sé stessi. «Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari» (1 Ts 2, 8). I talenti ricevuti sono doni per maturare a favore degli altri (cfr. Mt 23, 14-30) e il tempo è la vita che diamo come lavoratori della prima o dell’ultima ora (cfr. Mt 20, 1-16).

Le Chiese antiche trasmettono la fede e collaborano a formare nuove Chiese che, crescendo, sono soggetti della missione, danno a partire dalla loro povertà e vogliono essere Chiese sorelle. Oggigiorno molti immigranti diventano missionari e offrono un prezioso contributo all’evangelizzazione. Portano con sé non solo le loro povertà, bisogni e peccati, ma anche le loro ricchezze, valori e virtù, e soprattutto la loro fede.

Se condividiamo i doni spirituali, come non comunicare i beni materiali? «La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune» (At 4, 32). «Hanno voluto fare una colletta ((koinonia) a favore dei poveri che sono nella comunità di Gerusalemme. L’hanno voluto perché sono ad essi debitori: infatti, avendo i pagani partecipato ai loro beni spirituali, sono in debito di rendere un servizio sacro nelle loro necessità materiali» (Rm 15, 26-27). Nella Conferenza di Aparecida nel 2007 i direttori di Adveniat e di Misereor, che aiutano molto le nostre Chiese, ci hanno ringraziato per la vitalità della fede e l’amore per i poveri.

Come condividere i doni e i compiti in modo corresponsabile in una Chiesa sinodale e missionaria? «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10, 8). La missione apre al dono dell’incontro con Cristo per traboccamento, misericordia, testimonianza, attrazione. L’amore di Dio è molto più (pollô mallon) del peccato. In un testo magistrale, san Paolo modificò il verbo abbondare e, aggiungendo il prefisso “sovra”, creò il verbo sovrabbondare. «Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia» (Rm 5, 20).

La logica del molto più è una fonte di speranza. Con questa speranza desidero che, mediante l’azione dello Spirito, dove abbonda la comunione sovrabbondi la sinodalità; dove abbonda la sinodalità sovrabbondi la missione: dove abbonda la missione sovrabbondi il Vangelo di Dio, che è Gesù Cristo.

di Carlos Maria Galli
Decano della facoltà di Teologia dell’Università cattolica argentina 
Membro della Commissione teologica internazionale
Coordinatore del Gruppo teologico-pastorale del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam)