· Città del Vaticano ·

L’esperienza al Sinodo di una suora africana e le sue speranze per il futuro della Chiesa

«Da soli si va più veloci
ma insieme si va più lontano»

 «Da soli si va più veloci ma insieme si va più lontano»  QUO-251
31 ottobre 2023

La mia esperienza di questo Sinodo sul tema Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione è cominciata quando la Conferenza dei vescovi del Madagascar mi ha nominato tra i membri del gruppo nazionale incaricato di animare e preparare le Chiese di tutta l’isola a vivere questo momento. Eravamo in sette in quel gruppo: tre sacerdoti diocesani, un sacerdote religioso, un laico, una laica e io, una religiosa, naturalmente con il vescovo designato a partecipare al Sinodo. È in quel gruppo che è cominciata l’esperienza di «camminare insieme», uno stile di vita caratterizzato dalla comunione, dalla missione e dalla partecipazione, che Papa Francesco ci invita a vivere in quanto figli e figlie di Dio.

In questo gruppo siamo diversi sotto molti punti di vista, come stato di vita, conoscenze, talenti, società da cui veniamo, età, oltre al carattere di ognuno. Ma l’amore per la Chiesa che abbiamo in comune e le differenze accettate, divenute diversità, costituiscono il mio primo passo verso la sinodalità, perché da ciò dipende la disponibilità ad ascoltare: ascoltare lo Spirito santo, il protagonista del Sinodo, ascoltare gli altri e ascoltare pure la «casa comune» e da ciò dipende anche la capacità di discernere. Poi l’ascolto e l’accoglienza degli altri sono diventati sempre più importanti man mano che interagivo con tutti coloro che partecipavano al Sinodo a livello diocesano, quindi a livello nazionale e ancora a livello continentale — durante l’appuntamento svoltosi ad Addis Abeba (Etiopia) all’inizio del mese di marzo — e soprattutto adesso che la Chiesa del mondo intero sta vivendo l’esperienza di «camminare insieme». Così, ho pian piano ampliato lo spazio della mia tenda per tessere la comunione con tutti coloro che ora sono diventati membri della mia famiglia, miei vicini e miei amici.

Della preghiera per il Sinodo mi piace molto quella parte che dice: «Siamo deboli e peccatori; non lasciare che promuoviamo il disordine. Non lasciare che l’ignoranza ci porti sulla strada sbagliata né che la parzialità influenzi le nostre azioni». Prima di tutto non vedo l’ora che questa preghiera diventi realtà nella nostra Chiesa. Se la Chiesa, attraverso i suoi figli e le sue figlie, vivrà i suoi propositi, sarà piacevole restare al suo interno e sarà quindi come una macchia d’olio man mano che camminerà con la società.

Questo Sinodo ha permesso a persone di diverse fasce sociali di avvicinarsi ancora di più. Ha favorito lo spirito di comunione e il senso di ascolto reciproco e di condivisione. Tutti, e in particolare i laici, erano entusiasti di potersi pronunciare su punti essenziali che potevano promuovere il loro rapporto con la Chiesa. Questo Sinodo ha rafforzato l’impegno di tutti i battezzati nella vita della Chiesa. Attendo dunque con impazienza che la sinodalità diventi tangibile nella Chiesa a tutti i livelli.

Questo Sinodo sulla «sinodalità», soprattutto nel modo in cui si è svolto, è una grande opportunità per sottolineare che tutti, senza eccezioni, sono utili nella Chiesa. Così, ognuno e ognuna, secondo il dono che ha ricevuto (cfr. 1 Corinzi, 12, 4-7), le sue competenze e la sua vocazione, partecipa alla missione della Chiesa. Il Sinodo ci apre alla grazia di capire che non possiamo andare da soli verso Dio e che la Chiesa ha bisogno dei suoi figli per poter compiere la sua missione evangelizzatrice nel mondo attuale. Perciò non ci devono essere tra noi interferenze nelle responsabilità o lotta per il posto, ma piuttosto complementarietà e rispetto reciproco.

Le religiose in Africa sono come le (poche) donne che hanno seguito Gesù, si impegnano, in quanto donne e secondo i loro carismi, nell’annuncio del Vangelo. Questo Sinodo ci interpella prima di tutto a rivedere il nostro modo di «camminare insieme» nella nostra congregazione e poi il nostro modo di «camminare insieme» con la Chiesa e con la società africana in cui viviamo. Ci ha anche offerto la possibilità di farci sentire, di formare la famiglia di Dio.

Il percorso sinodale non è sempre un lungo fiume tranquillo, senza problemi, ma sono convinta che con la volontà di camminare insieme e di sopportare le difficoltà giungeremo a un risultato tangibile perché «da soli si va più veloci, ma insieme si va più lontano» (proverbio africano). Così la docilità allo Spirito santo ci spinge ad aprirci agli altri, ci dà la certezza di ascoltarci vicendevolmente e ci aiuta a imparare gli uni dagli altri, poiché la diversità è una ricchezza e una garanzia che ci consente di vivere in modo efficace la nostra identità: «Per una Chiesa sinodale: comunione partecipazione e missione».

di Marie Solange Randrianirina


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