
A Napoli, 20 giorni; a Caserta, 15. Poi un giorno a Casagiove, sei a Santa Maria Capua Vetere e un altro a Capua. Adesso sono a Teano.
Ogni città e ogni paese hanno una storia e ogni storia è legata a quella delle città e dei paesi vicini, perché, da sempre, la gente ha avuto rapporti con gli altri e, spesso, anche scontri. Ma nonostante questo si è prodotta cultura.
Le persone che ho incontrato sono tutte molto simili nell’essenza: le stesse necessità, gli stessi sogni. Quello che ho visto cambiare è il territorio che condiziona la vita della gente. Mare, montagna, collina, boschi. Il freddo, il caldo. Spesso ho sentito dire che la gente del Sud è più calda e disponibile. Ma ho visto che non è così.
Nel mio lungo giro ho trovato ovunque, da Nord a Sud, gente che aiuta, saluta ed entra in empatia con gli altri. Ho trovato anche persone diffidenti e poco disponibili, soprattutto appena arrivo. Ma, dopo qualche giorno, cambiavano atteggiamento e mi chiedevano cosa ci facessi lì e perché fossi lì.
Allora, raccontavo la mia storia, i miei progetti, i miei sogni e loro mi ascoltavano stupiti, incuriositi e anche con un pizzico di invidia per il mio coraggio o, forse, la mia pazzia.
Ognuno di noi deve seguire la propria strada dettata dal cuore senza preoccuparsi dei giudizi degli altri, come fanno i martiri che, credendo in Gesù, sono disposti a morire piuttosto che a tradire la propria fede.
Quando mi perdo o voglio avere notizia sul posto dove mi trovo, non avendo mezzi tecnologici di aiuto, chiedo informazioni. Allora la gente mi chiede cosa ci faccio lì, da dove arrivo e perché.
Da questo nasce un dialogo che a volte sfocia in amicizia e in aiuto reciproco. Ma a volte anche in scontro più o meno aperto. È giusto avere posizioni differenti. Ma questo non significa che non possano avvicinarsi. Dipende da noi. Mi rattrista che questo mondo ci voglia tutti uguali.
L’unica cosa in cui siamo veramente uguali è l’amore che abbiamo dentro, che spesso non vediamo e cerchiamo di nascondere. Ma tanto lui è lì, pronto ad uscire alla prima occasione buona, ad allargarsi, ad espandersi fino a riempire noi stessi e quello che ci circonda.
Siamo noi che dobbiamo dargli l’opportunità, superando la nostra paura e la nostra diffidenza.
A proposito di questo, voglio raccontare quello che mi dice la gente vedendomi così: senza casa, senza soldi, viandante… Mi dice: «Vai alla Caritas che ti danno una mano». Quando rispondo che preferisco vivere così, nonostante le difficoltà, mi guardano stupiti e spesso mi prendono per matto. Poi, però, vedendo che sono sereno e felice, rimangono stupiti.
Sto solo seguendo il mio cuore e credo di donare tutto quello che posso anche se a volte è molto difficile.
Ciao a tutti. Vi voglio bene.
Mimmo