· Città del Vaticano ·

Parole e gesti di Papa Francesco

La rivoluzione del bene

 La rivoluzione del  bene   ODS-015
04 novembre 2023

«Nihil difficile volenti»: ogni mattina alzo lo sguardo e leggo questa frase. È scolpita sulla facciata di uno dei tanti palazzi che costeggiano il Lungotevere Prati di Roma, lungo il tragitto che compio per andare in redazione. «Nihil difficile volenti — Niente è difficile per chi lo vuole». Insomma, la forza di volontà può essere più forte di qualsiasi ostacolo o difficoltà. Questo motto latino mi è tornato alla memoria subito quando, insieme con i colleghi, abbiamo stabilito il tema di questo numero del nostro giornale, ovvero il volontariato. Perché è vero che chi vuole, riesce ad affrontare facilmente ogni sfida, ma è altrettanto vero che volere essere un volontariato (il gioco di parole è d’obbligo) non è affatto facile. Soprattutto nell’epoca contemporanea, così lacerata da conflitti e violenze contro l’umanità, la fraternità, il Creato, praticare il volontariato significa essere rivoluzionari, rivoluzionari del bene. E ogni rivoluzione comporta impegno, fatica.

Gli artigiani
di misericordia

È Papa Francesco stesso a dircelo, nel video per l’intenzione di preghiera del mese di dicembre 2022, diffuso dalla Rete mondiale di preghiera, intitolata non a caso Per le organizzazioni di volontariato. In esso, il Pontefice afferma: «Il mondo ha bisogno di volontari e di organizzazioni che vogliano impegnarsi per il bene comune. Sì, è la parola che oggi molti vogliono cancellare: “impegno”». In quello stesso video, Francesco sottolinea che «essere volontari solidali è una scelta che ci rende liberi; ci rende aperti alle necessità dell’altro, alle richieste di giustizia, alla difesa dei poveri, alla cura del Creato. Significa essere artigiani di misericordia: con le mani, con gli occhi, con gli orecchi attenti, con la vicinanza. Essere volontari vuol dire lavorare con la gente che si serve. Non solo per la gente, ma con la gente».

Uscire per incontrare
e per dare

Due, dunque, sono i concetti che risaltano con maggiore forza: l’impegno e la libertà. A leggerle così, sulla carta, queste due parole sembrano creare un ossimoro, perché come si può essere impegnati e liberi allo stesso tempo? Il volontariato offre la risposta giusta e il Pontefice lo spiega in un altro testo del 2022: è il 14 novembre, giorno dell’udienza ai membri della Federazione degli organismi cristiani di servizio internazionale volontario (Focsiv) e a loro il Papa si rivolge con un discorso a braccio, anzi oseremmo dire “a cuore aperto”, nel quale dice: «Il volontariato è una delle cose più belle, perché ognuno con la propria libertà sceglie di fare questo cammino che è un cammino di uscita verso l’altro, uscita con la mano tesa, un cammino di uscita per preoccuparsi degli altri. Si deve fare un’azione. Io posso rimanere a casa seduto, tranquillo, guardando la tv o facendo altre cose… No, io mi prendo questa fatica di uscire. Il volontariato è la fatica di uscire per aiutare altri. Non c’è un volontariato da scrivania e non c’è un volontariato da televisione, no. Il volontariato è sempre in uscita, il cuore aperto, la mano tesa, le gambe pronte per andare. Uscire per incontrare e uscire per dare».

La fecondità dell’anima

Questo essere «in uscita», ribadisce il Pontefice, «costa fatica». Ma è una fatica ripagata non in termini di denaro, bensì in termini di fecondità dell’anima e di costruzione del bene comune: «Voi uscite per trovare gente, per trovare uomini e donne che hanno bisogno di aiuto, hanno bisogno della mano tesa, per camminare insieme, con, non contro — dice ancora Francesco alla Focsiv —. Questo è il vostro volontariato, e lo fate senza stipendio. Senza stipendio, non per guadagnarti la vita, ma per vocazione. Ed è un investimento del vostro tempo che rende feconda la vita degli altri».

Un aiuto solidale di fronte
ai mali del mondo

Fin qui, abbiamo citato due testi del 2022. Questo però non deve far pensare che il volontariato sia un tema emerso nel magistero di Francesco solo in tempi recenti. Niente affatto: la sua importanza è stata evidenziata dal Papa sin dall’inizio del suo Pontificato.

Basti citare l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, diffusa il 24 novembre 2013, dunque appena otto mesi dopo l’elezione del cardinale Bergoglio al Soglio di Pietro. In questo testo, inteso come programmatico dell’intero Pontificato, il Papa scrive: «Si deve riconoscere che, nell’attuale contesto di crisi dell’impegno e dei legami comunitari, sono molti i giovani che offrono il loro aiuto solidale di fronte ai mali del mondo e intraprendono varie forme di militanza e di volontariato. Alcuni partecipano alla vita della Chiesa, danno vita a gruppi di servizio e a diverse iniziative missionarie nelle loro diocesi o in altri luoghi. Che bello che i giovani siano “viandanti della fede”, felici di portare Gesù in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra!» (106).

L’impegno sociale
dei giovani

E sempre rivolgendosi alle nuove generazioni, il 25 marzo 2019 viene diffusa l’Esortazione apostolica Christus vivit, che racchiude le sollecitazioni del Sinodo sui giovani svoltosi l’anno prima. Un documento molto empatico, vicino e attento alla sensibilità giovanile, ma allo stesso tempo un testo che sfida, incoraggia i ragazzi di tutto il mondo a non tirarsi indietro, ad impegnarsi appunto: «L’impegno sociale — dice Francesco — è un tratto specifico dei giovani d’oggi. A fianco di alcuni indifferenti, ve ne sono molti altri disponibili a impegnarsi in iniziative di volontariato, cittadinanza attiva e solidarietà sociale, da accompagnare e incoraggiare per far emergere i talenti, le competenze e la creatività dei giovani e incentivare l’assunzione di responsabilità da parte loro. L’impegno sociale e il contatto diretto con i poveri restano un’occasione fondamentale di scoperta o approfondimento della fede e di discernimento della propria vocazione». (170)

Il sorriso, la gentilezza,
la disponibilità

A questo punto, qualche nostro lettore non più giovanissimo potrebbe ritenere il volontariato come una sorta di “esclusiva” dei giovani. In realtà non è così, perché gli esempi e i punti di riferimento di questo settore sono numerosi e valgono per tutti. Il primo è San Giovanni Battista: il Papa lo cita come modello il 28 luglio 2013, incontrando a Rio de Janeiro, in Brasile, i volontari che hanno lavorato alla realizzazione della xxviii Giornata mondiale della gioventù. In primo luogo, Francesco li ringrazia, tutti e ciascuno, «per il lavoro e la dedizione» con cui hanno «accompagnato, aiutato, servito le migliaia di giovani pellegrini e per i tanti piccoli gesti che hanno reso» la Gmg «un’esperienza indimenticabile di fede», dimostrando «con i sorrisi, la gentilezza e la disponibilità al servizio che si è più beati nel dare che nel ricevere».

L’esempio
di San Giovanni Battista

Poi, il richiamo alla «missione di San Giovanni Battista, che ha preparato il cammino a Gesù». «Ognuno, a proprio modo — sottolinea il Pontefice —, è stato uno strumento affinché migliaia di giovani avessero “preparata la strada” per incontrare Gesù. E questo è il servizio più bello che possiamo compiere come discepoli missionari. Preparare la strada perché tutti possano conoscere, incontrare e amare il Signore. A voi che avete risposto con tanta prontezza e generosità alla chiamata per essere volontari, vorrei dire: siate sempre generosi con Dio e con gli altri: non si perde nulla, anzi è grande la ricchezza di vita che si riceve!».

Maria, icona
dei volontari cristiani

Tre anni dopo, a Cracovia, in Polonia, incontrando i volontari, gli organizzatori e i benefattori della xxxi Gmg, Papa Francesco presenta loro una seconda figura paradigmatica dell’operato volontario: Maria, Colei che è Madre di tutti. In lei, definita dal Pontefice «icona del volontariato cristiano», si evidenziano tre atteggiamenti essenziali, ovvero l’ascolto, la decisione e l’azione. In primo luogo, la Beata Vergine non si pone distrattamente di fronte al Signore o al prossimo, non si limita a udire. No, ella «ascolta i fatti, gli eventi della vita, è attenta alla realtà concreta e non si ferma alla superficie, ma cerca di coglierne il significato. Questo succede anche nella nostra vita: il Signore è alla porta e bussa in molti modi, pone dei segni sul nostro cammino e ci chiama a leggerli con la luce del Vangelo».

Il volontariato
non è un atto di vanità

Dopo aver ascoltato, Maria «decide». Lo ha fatto nel momento dell’Annunciazione, scegliendo di essere «la serva del Signore»; lo ha fatto alle nozze di Cana, quando ha deciso di rivolgersi a suo Figlio perché si è accorta che manca il vino; e lo ha fatto nella Visitazione, mettendosi in cammino per andare a trovare sua cugina Elisabetta. In sostanza, dice Francesco, «Maria non teme di andare controcorrente: con il cuore saldo nell’ascolto, decide, assumendosi tutti i rischi, ma non da sola, insieme con Dio!». Infine, la Vergine agisce «in fretta, non indugia, non esita, ma va, e va “in fretta”, perché in lei c’è la forza della Parola di Dio». E questo modo di agire, evidenzia il Papa, «è pieno di carità, pieno d’amore: questa è l’impronta di Dio». Maria non va verso l’altro «per sentirsi dire che è brava, ma per aiutarlo, per rendersi utile, per servire. E in questo uscire dalla sua casa, da sé stessa, per amore, porta quanto ha più di prezioso: Gesù, il Figlio di Dio, il Signore». Di qui, è facile comprendere come il senso ultimo del volontariato sia «l’apertura alla presenza di Gesù; è l’esperienza dell’amore che viene dall’alto che mette in cammino e riempie di gioia». In pratica, il volontariato non può essere un atto di vanità, non si fa per ricevere complimenti o per sentirsi a posto con la coscienza, bensì è una scelta che si compie mettendosi a disposizione del Signore e andando incontro al prossimo bisognoso.

Bisogna moltiplicare
la speranza

E ancora, nel gennaio 2019, incontrando a Panama i volontari della xxxiv Gmg, il Vescovo di Roma li ringrazia per il loro operato che nasce da una scelta ben precisa: «Avete voluto dedicare il vostro tempo, la vostra energia, le risorse a sognare e costruire questo incontro. Avreste perfettamente potuto scegliere altre cose, voi avete voluto impegnarvi. Questa parola, che vogliono cancellare: “impegno”. Questo vi fa crescere, questo vi fa diventare grandi, così come siete, ma con impegno. Dare il meglio di sé per rendere possibile il miracolo della moltiplicazione non solo dei pani, ma della speranza. E voi, dando il meglio di voi stessi, impegnandovi, fate il miracolo della moltiplicazione della speranza».

L’esortazione a essere
“surfisti dell’amore” di Dio

Parole che ritornano anche nell’incontro con i volontari della xxxvii Gmg, svoltasi a Lisbona, in Portogallo, lo scorso agosto: «Il vostro, più che un lavoro, è stato un servizio — dice Francesco —. Condividere la gioia e il servizio, la gioia nel servizio», perché «chi ama non sta con le mani in mano, chi ama serve, chi ama corre a servire, corre a impegnarsi nel servizio agli altri». Il Papa conclude quindi il suo discorso con un’immagine suggestiva che prende spunto dalla località portoghese di Nazaré, là dove l’Oceano Atlantico forma onde che arrivano fino a trenta metri di altezza, una vera e propria attrazione mondiale, soprattutto per i surfisti. E proprio come coloro che cavalcano le onde del mare, il Pontefice esorta i volontari «a cavalcare le onde dell’amore, le onde della carità, siate surfisti dell’amore! Questo è il compito che vi affido in questo momento: che il servizio che avete fatto in questa Giornata mondiale della gioventù sia la prima di tante onde di bene; ogni volta sarete portati più in alto, più vicini a Dio, e ciò vi permetterà di vedere da una prospettiva migliore la vostra strada».

Nessuno si salva da solo

Infine, ci piace ricordare il discorso pronunciato da Papa Francesco il 23 maggio 2022, in occasione dell’udienza ai volontari del servizio nazionale di Protezione civile: «Io ho trovato tre cose in Italia che non ho visto da altre parti — dice il Pontefice —. Una di queste tre cose è il forte volontariato del popolo italiano, la forte vocazione al volontariato [le altre due sono il cooperativismo e gli oratori parrocchiali n.d.r.]. È un tesoro culturale vostro, custoditelo bene!».

In quella stessa udienza, il Pontefice sottolinea un’altra caratteristica del volontariato, ossia la sua capacità di farci comprendere che «il bene è contagioso. Farsi prossimo dei fratelli ci rende migliori, più disponibili e solidali. E nello stesso tempo la nostra società diventa un po’ più vivibile. Nella misura in cui questi atteggiamenti crescono e si connettono in uno stile di cittadinanza solidale, allora davvero costruiscono una “protezione civile”». «Le emergenze di questi anni, legate all’accoglienza dei profughi che fuggono da guerre o da cambiamenti climatici — conclude Francesco —, ricordano quanto sia importante incontrare qualcuno che tende la mano, che offre un sorriso, che spende tempo in modo gratuito, che fa sentire a casa», perché «davvero nessuno si salva da solo». (isabella piro)

di Isabella Piro