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Insegniamo volontariato nelle scuole

 Insegniamo  volontariato  nelle scuole  ODS-015
04 novembre 2023

«Nella mia vita precedente ero un fotografo che inseguiva avventurosamente i vip per vendere gli scatti ai settimanali e alle agenzie di stampa. Non mi soffermavo certamente a osservare le persone che vivono per strada. Ora ci parlo. Molti sono miei amici, conosco le loro abitudini e, donando loro cibo, vestiti e umanità, sono felice».

Angelo Rinelli, 76 anni, coordinatore delle mense mobili della Fondazione Opera Divin Redentore e confratello della conferenza vincenziana “San Pio da Pietrelcina”, ha iniziato il suo cammino nel mondo del volontariato sociale quasi per caso. «Dopo aver conosciuto, in occasione di un convegno, il Presidente romano della Società di San Vincenzo de Paoli sono stato invitato alle mense itineranti di San Pietro e della Stazione Ostiense. Ho stretto contatti con i vincenziani e così mi sono trovato di fronte a persone vittime della dipendenza da alcol e droga che avevano subito traumi incredibili, a uomini e donne che vivevano per strada, dormivano al freddo e senza una casa».

Dopo qualche anno, quando Angelo era già in pensione e poteva dedicare più tempo ai senza fissa dimora, arriva una proposta che gli cambia la vita: «Per la mia facilità nell’instaurare rapporti umani, mi hanno chiesto di diventare il responsabile dell’approvvigionamento di cibo e di vestiario per le mense mobili della Fondazione Opera Divin Redentore. All’inizio distribuivamo qualche panino e un frutto alla fine di via della Conciliazione. Poi, negli anni, ho creato un gruppo di amici e di volontari che ci fornisce un vero e proprio menu completo di primi piatti, secondi di carne, contorni, pizze e panini imbottiti, dolci di pasticceria e frutta fresca».

Rinelli tiene a ricordare che la sua rete di solidarietà è determinante per aiutare chi vive per strada a trascorrere notti più calde: «Nei mesi invernali riusciamo a distribuire un gran numero di coperte e a donare indumenti invernali ed estivi da uomo e da donna. Di lunedì, grazie al contributo di McDonald’s Italia, portiamo cheeseburger e frutta fresca. Oltre a questo, aiutiamo con pacchi di viveri tante famiglie romane in difficoltà. Lo stesso facciamo con la comunità ucraina di Roma, con cui siamo in contatto dal 2016, quando la guerra con la Russia era già in atto, ma conosciuta da pochi».

Per alcuni senza dimora, Angelo, con la sua folta chioma candida, è diventato un punto di riferimento: «Con alcuni si è instaurato un rapporto più profondo». Quello che lo ha colpito di più è che basta pochissimo per scivolare da una esistenza tranquilla, fra affetti familiari, lavoro e vita domestica, al freddo e alle scomodità della strada: «Potrebbe capitare ad ognuno di noi. Come è accaduto a Marius, un ingegnere rumeno che ci raggiunge da Ostia con una bicicletta scassata e che nella sua esistenza precedente è stato pilota e docente universitario, o a un affermato cuoco che lavorava in alcuni rinomati ristoranti romani e che per una serie di vicende sfortunate si trova a dormire sotto i portici di San Pietro».

Prima di lasciare Angelo, non posso fare a meno di chiedergli come è cambiata la sua vita con l’assistenza ai senza fissa dimora: «Sono diventato un altro uomo. Prima ero superficiale, non mi soffermavo a dialogare con chi è lontano da me. Oggi cerco di capire il perché del comportamento di chi mi circonda guardando alla sua storia e al suo passato, ma, allo stesso tempo, trasmetto il concetto che il rispetto personale è essenziale: non ammetto di essere trattato male da chi riceve il nostro aiuto. Ho quindi capito che il volontariato è essenziale per l’equilibrio e la maturazione di ognuno di noi. Dovrebbe essere insegnato nelle scuole e nelle università. Perché un ragazzo non può capire il senso della vita se non guarda negli occhi un anziano che soffre per strada». (federico giannone)

di Federico Giannone