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DONNE CHIESA MONDO

Percorsi
La vita delle religiose post conciliari tra passi avanti e indietro: la testimonianza di una mercedaria

Il cambiamento
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 Il cambiamento  del cambiamento  DCM-010
04 novembre 2023

In una visione panoramica vedo quattro tappe nella Vita Religiosa femminile a partire dal Concilio Vaticano ii : Aggiornamento, Stasi e regresso, Rifondazione, Realismo e consapevolezza storica.

Aggiornamento


Il Perfectae Caritatis, documento conciliare dedicato alla Vita Religiosa, raccomanda alle congregazioni d’intraprendere un processo di aggiornamento rispetto al mondo e alla realtà circostante. La maggior parte delle congregazioni ha preso seriamente questa sfida. Con un entusiasmo profetico, coinvolto in molteplici conflitti, il ripensamento generale ha interessato tutte le aree di questo modo di vita. Noi religiose abbiamo cambiato abbigliamento, il che, lungi dall’essere un cambiamento meramente estetico, ha avuto un’importanza e una ripercussione di ampio respiro. Da esseri asessuati, omogenei e intercambiabili, siamo divenute donne individuali, diverse tra noi e simili alle nostre simili. All’inizio, l’abito è divenuto più semplice e leggero e in pochi anni ha adottato lo stile secolare. Vestirci come le altre donne ha messo in discussione l’identità, l’appartenenza, la povertà e la castità, tra gli altri aspetti. Vestirsi come loro ha infranto il senso testimoniale della congregazione nel mondo, il riconoscimento nella missione, l’idea di essere scelte da Dio e, perciò, diverse (superiori) dalle laiche. Per una buona parte del cattolicesimo, il cambiamento nell’abbigliamento è stato uno scandalo i cui echi si sentono ancora oggi. Le resistenze sono state e continuano a essere molto forti.

Oltre all’abbigliamento, è cambiata la residenza. Molte religiose hanno lasciato i grandi edifici conventuali, a volte isolati dalla popolazione, altre in zone agiate, e si sono stabilite in appartamenti di quartieri o aree povere di paesi e città, convivendo con gli abitanti come chiunque altro. Da comunità numerose sono diventate gruppi piccoli o molto piccoli, modificando così il modello di convivenza e rompendo la rigida routine oraria. Invece di lavorare nella missione dei propri istituti (scuole, cliniche, centri per minori…) le religiose hanno cercato lavoro nelle fabbriche, negli alberghi, nelle scuole e negli ospedali pubblici, per guadagnarsi da vivere come il resto della gente. Questo cambiamento ha consentito una maggiore conoscenza della società quotidiana e dei suoi meccanismi, e ha suscitato nella maggioranza un acuto senso della giustizia. Hanno potuto partecipare alla vita di tutti i giorni, unirsi alla ricerca della giustizia, sviluppare senso politico e partecipare, a livello individuale e comunitario, a cause difficili, rischiando la propria vita. Le religiose rapite e assassinate nella lotta per i diritti dei più poveri sono molto più numerose di quanto riferito dai mass media. La teologia, la vita spirituale, la preghiera ne hanno risentito molto.

Le congregazioni sono cambiate, come pure i piani di formazione iniziali, e sono stati avviati cicli di formazione permanente per le religiose professe, in ambito sia lavorativo (la missione) sia teologico. Un buon numero ha iniziato studi di teologia che in seguito hanno permesso loro di dedicarsi all’insegnamento, alla formazione, alla ricerca e alla scrittura. Questo cambiamento ha dotato le religiose di solidità e di capacità critica e di libertà di pensiero, e in molte l’hanno esercitata esponendosi a censure che sono presto arrivate. Altre hanno militato nelle cause femministe aggiungendo rischio al rischio.

Una maggiore formazione ha promosso una riflessione seria e progressiva sulla struttura complessiva della Vita Religiosa, sul suo significato in un mondo in evoluzione e appena scoperto, sulla propria storia. I capitoli generali e provinciali fervevano quando si trattava di prendere decisioni, alcune drastiche, mosse dall’impulso profetico (ad esempio, la decapitalizzazione economica). Il cambiamento nelle costituzioni e nelle regole ha incontrato difficoltà per ottenere l’approvazione del corrispondente dicastero vaticano, ma in pratica tutti gli ordini e le congregazioni hanno modificato la propria normativa seguendo l’aggiornamento.

Ritengo questa tappa postconciliare la più ricca, creativa e profetica della storia recente della Vita Religiosa.

I conflitti interni ed esterni, soprattutto rispetto all’obbedienza e anche alla castità, come pure gli interrogativi sul senso della Vita Religiosa nel mondo (la teologia) non sono stati privi di conseguenze. Molte donne se ne sono andate. Alcune lo hanno fatto perché hanno scoperto che non era il loro cammino. Altre, la maggior parte, per i conflitti con le loro superiori (obbedienza). Alcune per amore (castità), per l’immobilismo delle strutture, per il controllo e molte altre ragioni. Le defezioni hanno cominciato a pesare sulle congregazioni, sui settori conservatori della Chiesa e sulla Curia vaticana. La Vita Religiosa ha iniziato il suo progressivo calo demografico.

Stasi e regresso


Il pontificato di Giovanni Paolo ii ha segnato la seconda tappa. La Vita Religiosa ha subito all’inizio una stasi e poi un regresso. I conflitti, le defezioni, il progressivo calo di vocazioni, l’ascesa dei gruppi e movimenti laici, molti dei quali conservatori, hanno dato luogo a interrogativi e sospetti sullo stato attuale della Vita Religiosa femminile. Si sono diffusi il sospetto, la paura, la denuncia, i controlli e le rappresaglie, soprattutto nell’insegnamento teologico e nella pubblicazione, ma anche nei luoghi di avanguardia e nell’impegno politico per la giustizia. Alcune congregazioni non si sono lasciate intimidire, ma sono state poche e la maggior parte godeva di sufficiente prestigio e denaro per mitigare le censure e le condanne. Lo posso testimoniare in prima persona. Il regresso ha colpito la formazione, sia iniziale sia permanente, ha condizionato la libertà di pensare teologicamente la Vita Religiosa, la libertà di parola e di insegnamento e, alla fine, ha portato all’autocensura molte religiose intelligenti e preparate. Si è tornati a concetti di scelta e di consacrazione presumibilmente superati, sono stati rivalorizzati i segni esterni d’identità e di appartenenza, come pure le missioni proprie di ogni congregazione e una certa separazione dal mondo.

Rifondazione


Con questo processo già in atto, comincia la terza tappa. La rifondazione benché apparisse come un passo avanti e creativo nella Vita Religiosa, non è stato altro che un tentativo, a mio parere fallito, di ritorno mal impostato al carisma fondativo. In fondo si intendeva reagire positivamente alla stasi e al regresso, ma il tempo perso non si poteva recuperare e il mondo stava cambiando velocemente. Le conseguenze della fase precedente persistevano, e ai problemi già esistenti si aggiungeva l’invecchiamento delle religiose in contesti di cultura occidentale. Alcuni ordini e congregazioni hanno concordato fusioni, quasi sempre per motivi pratici. La maggior parte ha improvvisato soluzioni ai problemi che man mano si presentavano. Sono state integrate religiose giovani di altri continenti e culture in comunità più grandi, il che in molti casi si è dimostrato fallimentare. La mancanza di religiose nei propri centri ha costretto a lasciare molte missioni nelle mani di laici, alcuni più formati nel carisma, altri meno. Sono stati ceduti centri educativi, sociali e sanitari a istituzioni civili, e soprattutto ecclesiastiche. Molte congregazioni hanno gestito bene il processo di passaggio, ma molte altre hanno semplicemente improvvisato.

A mio modo di vedere, questa tappa è stata caratterizzata da una certa ambivalenza. L’evidenza del calo demografico e di forze vive convive con la speranza di poter invertire la situazione, nonostante ci siano pochi segni che questo stile di vita, così com’è, interessi le nuove generazioni di donne. È caratterizzata anche da un’assenza di uno sguardo critico e coraggioso a medio e a lungo termine. Molte religiose in contesti non di missione ad gentes avevano un lavoro retribuito, versavano contributi alla previdenza sociale e avevano quindi diritto alla pensione. Quando questa è arrivata, tuttavia erano rare le congregazioni che avevano preparato i propri membri a questa fase della vita. Alcune si sono offerte come volontarie in diversi luoghi, altre sono state inviate a rafforzare comunità specifiche e quelle con problemi di salute sono rimaste a casa. Alcune hanno approfittato di quel tempo, ancora attivo, per la formazione.

Realismo e consapevolezza storica


La situazione attuale, che costituisce la quarta fase, è caratterizzata dal realismo e, fino a un certo punto, dalla consapevolezza storica dello stato di vita che la Chiesa chiama Vita Consacrata. Si parla poco del suo termine (nello stile attuale), ma se ne ha la consapevolezza. Nel contesto occidentale globale l’attenzione per le anziane, molto anziane, è grande. Le religiose sono ben assistite sia fisicamente sia psicologicamente, dispongono di mezzi e risorse, compagnia, affetto, e un’attenzione spirituale che per loro può essere sufficiente, visto che non si può improvvisare ciò che avrebbe dovuto essere stato fatto decenni fa. Mi dispiace che non siamo state capaci di trasformare questo momento della vita, che condividiamo con buona parte della popolazione, in un segno profetico, poiché abbiamo tutte le opportunità davanti a noi.

Concludendo


Non possiamo vivere di nostalgia, è vero. Ciononostante, non posso non provare rabbia dinanzi alla rottura che la tappa di regresso ha prodotto nella Vita Religiosa nascente postconciliare. Non ci ha dato il tempo per consolidare i grandi cambiamenti dell’aggiornamento. La storia non può tornare indietro, ma è sempre suscettibile a una lettura critica. Noi religiose abbiamo perso la possibilità reale di reinventarci, di sperimentare e imparare dagli errori, di cogliere i vantaggi di recuperare la dimensione (ridotta) che non avremmo dovuto mai perdere. Questo stile di vita profetico non è né migliore né peggiore degli altri, ma la sua peculiarità fa parte, fin dall’inizio, della vita della Chiesa. Le forme storiche continueranno a cambiare. Lasciamo, quindi, che continuino a evolversi.

di Mercedes Navarro Puerto
Mercedaria della Carità e biblista