· Città del Vaticano ·

La XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi

L’ultima giornata dei lavori
e la conferenza stampa finale

 L’ultima giornata   dei lavori  e la conferenza stampa   finale  QUO-250
30 ottobre 2023

«Giunti al termine di questa prima sessione della xvi assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi rendiamo grazie a Dio per i suoi doni: per l’ascolto e per la condivisione, per la comunione e l’obbedienza alla sua parola. Il Signore porti a compimento l’opera che ha iniziato». È la preghiera con cui Papa Francesco ha suggellato sabato sera, 28 ottobre, i lavori della 21a e ultima congregazione generale dell’assise nell’Aula Paolo vi , dedicati all’approvazione della Relazione di sintesi. Prima di pregare con i presenti — presidente delegato di turno era il cardinale messicano Aguiar Retes — in spagnolo il Pontefice aveva ricordato che il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo e aveva ringraziato i principali artefici dell’assemblea, ma anche quanti hanno speso le loro energie dietro le quinte rendendone possibile lo svolgimento.

Al termine, alle 21.35, ben oltre l’orario previsto, si è tenuta presso la Sala stampa della Santa Sede, attualmente in via dell’Ospedale, la conferenza di presentazione del documento di sintesi, approvato in tutti i suoi paragrafi da più di due terzi dell’assemblea. Introdotti dal vice direttore Christiane Murray, hanno preso la parola i cardinali Grech, segretario generale, e Hollerich, relatore generale, e uno dei due segretari speciali, il gesuita Giacomo Costa.

Mettendo da parte il testo preparato — che è stato diffuso come quello del confratello nel collegio cardinalizio (pubblicati integralmente in queste pagine) — Grech ha espresso la propria gratitudine e confidato alcune impressioni personali: «Per me abbiamo guadagnato degli spazi», ha esordito, sottolineando che il “frutto” del Sinodo «non finisce oggi. È stata un’esperienza di ascolto reciproco e di condivisione». E ricorrendo all’immagine evocativa riferitagli da uno dei vescovi presenti ha aggiunto: «Ho visto il ghiaccio che si scioglie», perché «ai tavoli piano piano la gente si è sciolta», grazie alla generosità di tutti i presenti, che hanno creato spazio gli uni per gli altri.

Nel documento conclusivo il porporato maltese ha ravvisato una «Chiesa in uscita che sta creando spazi per tutti, nessuno escluso. Perché stiamo vivendo il Vangelo», secondo «l’attitudine di Gesù» per il quale «nessuno può non sentirsi accettato nella sua casa».

Il segretario generale ha quindi parlato di «una gioia che si poteva toccare» perché si è «creato spazio allo Spirito Santo», raccogliendo la raccomandazione iniziale di Papa Francesco. E ha concluso auspicando che si continui nella strada intrapresa.

Da parte sua il cardinale Hollerich, in inglese, ha rievocato i primi giorni di lavoro con il ritiro spirituale: «Alcuni vescovi non erano molto contenti», ha detto. Ma poi «le cose sono cambiate perché le persone sono rimaste davvero toccate in profondità per il modo con cui si è condivisa» l’esperienza, giungendo a «un atteggiamento completamente diverso». I Circoli minori e le “conversazioni nello Spirito” hanno avuto l’effetto di «renderci una vera comunità di discepoli di Gesù, tutti insieme», ha proseguito. Per questo, ha chiosato, «le persone, tornando a casa si porteranno un cuore pieno di speranze, con tante idee; e non vedo l’ora di reincontrarle il prossimo anno».

Dopodiché padre Costa ha rimarcato che «come Chiesa abbiamo fatto concretamente dei passi, uscendo tutti insieme come un solo corpo nello Spirito Santo». E ciò è «un dono per la Chiesa intera, ma anche per tutta l’umanità», ha aggiunto con il pensiero rivolto alle guerre e alle violenze, sia quelle in corso sia quelle scoppiate proprio durante il mese di lavori.

Infine spazio alle domande. La prime hanno riguardato questioni come le donne nella Chiesa e il celibato dei preti. In proposito Grech ha detto che restano “aperte”, essendoci punti in cui manca il pieno accordo e altri in cui c’è ancora da fare. Anche Hollerich ha risposto che ciò non lo sorprende, dicendosi soddisfatto dei risultati. Circa il tema dell’omosessualità, entrambi i cardinali hanno ripetuto che tutti i paragrafi sono stati approvati in un clima di armonia come una famiglia che rispetta i passi di tutti, senza affrettarli né andare indietro.

Riguardo al metodo della conversazione spirituale, il gesuita Costa lo ha reputato adatto perché capace di far toccare nodi importanti. Inoltre è stato precisato come mai nel documento finale sia stata abbandonata la categoria terminologica “divergenze”. Per il cardinale Hollerich, poiché il documento redatto è qualcosa sul quale costruire, si è considerato più saggio concentrarsi sui punti su cui ci sono state “convergenze”. E anche per padre Costa la parola “divergenze” non è sembrata appropriata per definire le dinamiche dei lavori.