· Città del Vaticano ·

La XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi
L’intervento del segretario generale

Il tempo della semina

 Il tempo della semina   QUO-250
30 ottobre 2023

Pubblichiamo il testo dell’intervento preparato dal cardinale segretario generale per la conferenza stampa conclusiva.

Alla fine di questa prima sessione della xvi Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, possiamo consegnarvi la Relazione di sintesi dei lavori del Sinodo dei Vescovi svolti durante queste tre settimane.

La Relazione di sintesi è il frutto di un lavoro intenso e fruttuoso. Un lavoro che non dipende tanto dalle capacità e dalle abilità nostre, ma dall’ascolto dello Spirito che abbiamo invocato e che la Chiesa — ne siamo certi — ha invocato per l’Assemblea durante questo mese. Questa Assemblea è stata un tempo di discernimento ecclesiale, durante il quale abbiamo mantenuto il metodo della conversazione nello Spirito: ascoltarsi gli uni gli altri per ascoltare ciò che lo Spirito dice alla Chiesa. L’affermazione insistente del Santo Padre che il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo non è uno slogan, ma il principio basilare di ogni azione sinodale. Senza ascolto dello Spirito, tutto si riduce a parole, a formule magari belle, ma vuote e sterili.

La Relazione di sintesi è invece il frutto di un ascolto che sta impegnando la Chiesa in un atteggiamento forse insolito, ma necessario. Molti chiedono subito risultati. Ma la sinodalità è invece un esercizio di ascolto: prolungato, rispettoso, soprattutto umile. Per questo, mi piace ricordare che la Chiesa — tutta la Chiesa! — sta vivendo un tempo di ascolto dal 10 ottobre 2021, quando il Santo Padre ha aperto in San Pietro il processo sinodale. È giusto ribadirlo: il Sinodo non è iniziato con questa Sessione dell’Assemblea!

Non è bene concentrare l’attenzione solo sul presente momento assembleare — che, peraltro, costituisce solo la prima sessione della seconda fase —, dimenticando la prima fase, nella sua complessità di tappe e di momenti: la consultazione del Popolo di Dio nelle Chiese locali, il discernimento dei Pastori nelle Conferenze Episcopali, l’ulteriore atto di discernimento nelle Assemblee continentali. I 70 membri non insigniti di munus episcopale — laiche e laici, religiose e religiosi, presbiteri e diaconi — che hanno partecipato come madri e padri sinodali, con diritto di parola e di voto, sono i testimoni di quel percorso, la memoria del cammino che ha condotto a questo momento. La loro presenza non è quella di rappresentare il Popolo di Dio, nella logica parlamentare, o come delegati delle Chiese locali, ma come testimoni di un processo che è iniziato dal Popolo di Dio e al Popolo di Dio ritorna con la restituzione di quanto è emerso dall’Assemblea.

La Relazione di sintesi fotografa lo stato del discernimento ecclesiale in atto. Dopo la prima fase, con i suoi documenti, questa Relazione di sintesi contiene il risultato dei lavori in Aula. Se qualcuno nutrisse qualche dubbio, posso rassicurarlo: il testo non è stato preparato prima. A dimostrare il rispetto totale dell’Assemblea sta il ritardo nella consegna del testo: l’inserimento dei Modi ha richiesto il suo tempo. Questo spiega anche le possibili differenze tra la bozza presentata all’Aula il 25 ottobre e la redazione definitiva.

Cosa trovate nella Relazione di Sintesi? I temi emersi in Assemblea, sui quali si è registrato un vero consenso. Il discernimento ecclesiale, che si fonda sull’ascolto reciproco per capire dove lo Spirito sta portando la Chiesa, si fonda sul criterio del consenso. Nella società civile funzionano in genere due dinamiche: o la decisione di uno o di pochi, o quella di una maggioranza. Anche l’Assemblea ha votato, ma come ricerca del consenso più ampio e convinto.

Vale la pena spiegare questo principio, perché non sia inteso in chiave sociologica e confuso con i sistemi che regolano l’opinione pubblica. Nella storia della Chiesa, soprattutto quella antica, le decisioni sono state in genere prese per consenso. Il termine latino conspiratio, usato dai Padri della Chiesa, rende bene questa dinamica: il convergere di tutti su una posizione, in forza dell’azione dello Spirito che muove i cuori all’adesione, è il criterio e la misura dell’infallibilità in credendo del Popolo santo di Dio. Le scelte venivano prese sulla base del fatto che «la totalità dei fedeli non può sbagliarsi nel credere» ( Lg 12). Chiaro: se ragioniamo sulla Chiesa come una qualsiasi società, questo apparirà come un trucco per giustificare scelte arbitrarie. In realtà, anche in tempi più vicino a noi, i Papi hanno definito dei dogmi sulla base della «straordinaria conspiratio dei Pastori e dei fedeli».

In una Chiesa sinodale, fondata sull’ascolto reciproco, questo principio si può applicare ai processi decisionali. Esistono questioni sulle quali la comunità cristiana — sub et cum Petro — esprime un accordo profondo? Queste si possono assumere. Su altre esiste disaccordo, dissenso, al punto che possono ingenerare tensioni e addirittura produrre divisioni e scismi. Questo significa che la questione ha bisogno di altro tempo, di ascolto e studio, di ulteriore scavo a livello di teoria e di pratiche, di approfondimento; in una parola, discernimento. Decisioni affrettate, affermazioni di parte, conclusioni non condivise sono il contrario della sinodalità, perché finiscono per rallentare il “camminare insieme” del Popolo di Dio. Non mancherà chi sostiene che in questo modo si rischia di non prendere decisioni per mantenere lo status quo. In realtà, non è l’Assemblea che può decidere. Il suo compito è di proporre. E leggendo con attenzione la Relazione di sintesi, si potrà vedere che questo compito è stato svolto a dovere. Ogni tema è articolato intorno a tre nuclei: il consenso che l’Assemblea ha raggiunto; le questioni da affrontare; le proposte per l’anno di intersessione, in vista della seconda sessione dell’Assemblea. Le questioni da affrontare e le proposte di cambiamento sono emerse dal confronto nei circoli minori e nelle Congregazioni generali, davvero con il contributo di tutti.

La fiducia e la speranza — rafforzata dall’esperienza fatta qui insieme a Vescovi di tutte le Conferenze Episcopali del mondo — è che la Relazione di sintesi sia recepita dalle Chiese come stimolo a continuare il cammino, ad approfondire lo stile e la forma sinodale di Chiesa, a coinvolgere nel processo sinodale anche coloro che non si è ancora riusciti a raggiungere, a offrire concreti contributi alla comprensione della sinodalità. Abbiamo davanti un anno, durante il quale è possibile approfondire le questioni e verificare la possibilità di fare passi in avanti nella pratica della sinodalità. La Segreteria, il Consiglio Ordinario del Sinodo, l’Assemblea (per il fatto che rimarrà la stessa anche per la sessione dell’ottobre 2024), il gruppo degli esperti: tutti siamo chiamati a fare la nostra parte perché i frutti della sinodalità maturino. P. Timothy Radcliffe, o.p., e Madre Maria Ignazia Angelini, o.s.b., hanno paragonato questo anno al tempo della semina: siamo tutti chiamati a coltivare con pazienza e con dedizione il campo della Chiesa sinodale, invocando dallo Spirito la pioggia che fa germogliare e crescere la semente e il sole che lo porta a piena maturazione.

di Mario Grech
Cardinale segretario generale della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi