· Città del Vaticano ·

Interventi di monsignor Caccia alle Nazioni Unite sulla tutela dei migranti climatici e sulle norme che regolano l’attività spaziale

Un quarto dell’umanità minacciata dall’innalzamento dei mari

 Un quarto dell’umanità minacciata dall’innalzamento dei mari  QUO-249
28 ottobre 2023

New York , 28. L’ambiente nella sua totalità — dal mare allo spazio esterno —, la sua tutela e la promozione di adeguate normative che ne permettano una migliore gestione: sono stati questi i punti focali di due interventi pronunciati ieri, a New York, da monsignor Gabriele Caccia, nunzio apostolico e osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite.

In una prima dichiarazione — tenuta nell’ambito della sesta Commissione Onu dedicata all’aumento del livello del mare in relazione al diritto internazionale — monsignor Caccia ha ribadito, in primo luogo, l’urgenza del tema: «L’innalzamento del livello del mare — ha detto — minaccia circa un quarto dell’umanità, compromettendo l’abitabilità delle regioni basse e persino l’esistenza di interi Stati». Non solo: questo drammatico fenomeno ha fatto emergere «nuovi concetti, come “sfollamento climatico”, “rifugiati climatici” e “apolidia climatica”, che non sono ancora stati definiti nel diritto internazionale».

Di qui, l’appello dell’osservatore permanente a «una maggiore chiarezza concettuale» al riguardo, così da «affrontare efficacemente le sfide uniche poste dallo sfollamento indotto dal clima» e da «consentire risposte giuridiche più mirate e complete per salvaguardare i diritti di coloro che sono colpiti dai cambiamenti ambientali». In particolare, monsignor Caccia ha richiamato l’importanza, per queste persone, del «diritto di chiedere asilo, dell’applicabilità del principio di non respingimento e del diritto a non essere puniti per l’ingresso illegale» in un Paese diverso da quello d’origine.

In un secondo intervento, invece — pronunciato nel corso della quarta Commissione Onu incentrata sulla cooperazione internazionale negli usi pacifici dello spazio esterno — il rappresentante della Santa Sede ha evidenziato come «il rapido sviluppo delle attività spaziali negli ultimi anni testimoni la necessità di proteggere lo spazio come bene comune». In sostanza, ha spiegato monsignor Caccia, la condotta degli Stati nello spazio esterno «deve essere accompagnata da un profondo impegno per la pace e da una responsabilità condivisa per garantire che esso rimanga un luogo in cui il bene comune dell’umanità abbia la precedenza su interessi ristretti, nazionali e commerciali». Solo così, infatti, l’esplorazione spaziale potrà essere davvero «un mezzo per promuovere lo sviluppo integrale e la ricerca scientifica».

Ma non solo: dall’osservatore permanente è giunto anche il monito a non dimenticare «la gestione ambientale nelle attività nello spazio», poiché «è imperativo che l’umanità agisca come custode responsabile del cosmo, come dovrebbe fare per il nostro pianeta». La questione non è di poco conto: i detriti generati dalle attività spaziali, ha infatti ribadito monsignor Caccia, «rappresentano una minaccia significativa per gli oggetti spaziali, sia naturali che artificiali, ed è dovere collettivo di tutti gli Stati spaziali mitigare tale rischio e salvaguardare sia l’orbita bassa, che le regioni più remote dello spazio esterno». In quest’ottica, per conto della Santa Sede, monsignor Caccia ha concluso il suo intervento chiedendo a tutte le nazioni membri dell’Onu di «impegnarsi a rispettare i valori della cooperazione e della gestione responsabile nell’esplorazione e nell’uso dello spazio esterno».