· Città del Vaticano ·

La Chiesa con il Pontefice intorno alla «Salus Populi Romani»

Il rosario per un mondo senza guerra

  Il rosario per un mondo senza guerra  QUO-249
28 ottobre 2023

Nonostante i cannoni non smettano di sparare, le bombe e i razzi di esplodere con il loro potenziale carico di morte, soprattutto nella terra del Signore, la Chiesa intera raccolta intorno a Papa Francesco e ai partecipanti al Sinodo non cessa di pregare per la pace. Lo ha fatto anche venerdì sera, 27 ottobre, nella basilica di San Pietro, affidando alla Vergine Maria, Salus Populi Romani, l’invocazione affinché tacciano le armi, in occasione della preghiera per la pace con la recita del rosario e l’adorazione eucaristica presiedute dal Pontefice, a conclusione della Giornata di digiuno e di penitenza per questa intenzione, da lui indetta lo scorso 18 ottobre.

Giunto in basilica sotto il Pilone di sant’Andrea, il vescovo di Roma subito ha rivolto lo sguardo verso l’Altare della Confessione, dove era stata collocata l’icona della Madre di Dio venerata nella basilica papale di Santa Maria Maggiore, la stessa che accompagna con la sua presenza i lavori sinodali. Con accanto l’arcivescovo Ravelli, maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, Francesco ha introdotto il rito con il segno della croce.

Dopo il canto mariano “Mira il tuo popolo” è iniziata la recita del rosario, con meditazioni dei Padri della Chiesa — da sant’Ireneo di Lione a sant’Ambrogio di Milano, da Melitone di Sardi a sant’Agostino d’Ippona — sui misteri dolorosi: Papa Bergoglio ha sgranato la coroncina nera unendosi all’assemblea orante.

All’inno Salve regina e alle Litanie della Beata Vergine Maria è seguita l’accorata meditazione del Pontefice, che ha implorato dalla Madonna il dono della pace.

Infine la celebrazione si è conclusa con l’esposizione del Santissimo Sacramento — durante la quale la schola ha intonato “T’adoriam, Ostia divina” — e l’adorazione eucaristica, con letture bibliche alternate a preghiere tratte dalla liturgia siriaca e dal radiomessaggio di san Giovanni xxiii per la Pasqua del 1963. Sono passati sessant’anni da quel 13 aprile, ma le parole di Papa Roncalli continuano a mantenere intatta la loro attualità, nella richiesta di allontanare «dal cuore degli uomini ciò che può mettere in pericolo la pace» e di accendere «la volontà di tutti a superare le barriere che dividono, a rinsaldare i vincoli della mutua carità, ad essere pronti a compatire, comprendere e perdonare», affinché nel nome del Signore «le genti si uniscano e trionfi nei cuori, nelle famiglie, nel mondo, la Pace, la tua Pace».

Nella basilica Vaticana erano presenti, tra gli altri, i cardinali Re e Sandri, rispettivamente decano e vice decano del Collegio cardinalizio, e Grech, segretario generale del Sinodo dei Vescovi con i partecipanti all’assise sinodale. Insieme con il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede erano gli arcivescovi Peña Parra, sostituto della Segreteria di Stato, e Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali.

Al termine il cardinale Czerny, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, ha impartito la benedizione eucaristica sulle note dell’antico inno “Tantum ergo”.