A Gaza la notte peggiore

Tel Aviv, 28. Se non è ancora l’operazione via terra, ci va molto vicino. Mentre anche stamattina le sirene antimissile hanno ripreso a suonare nelle zone di confine della Striscia di Gaza, nella tarda serata di ieri le forze armate israeliane (Idf) hanno intensificato i bombardamenti su Gaza, promuovendo al contempo incursioni della fanteria meccanizzata e posizionando alcuni tank all’interno dell’area, più assalti sui gommoni dal mare con le forze speciali della Flottiglia 13.
Primi scontri armati si sono avuti nei villaggi a nord e a est. Le autorità israeliane hanno annunciato che è cominciata la fase 2 del conflitto, ma il portavoce delle Idf, Daniel Hagari, ha spiegato appunto che «Non è l’inizio dell’invasione, stiamo espandendo intanto le operazioni sul terreno». E un altro esponente della comunicazione delle forze armate, Peter Lerner, ha spiegato ad Abc News: «Stiamo creando condizioni operative ottimali sul terreno». Per questo, ha aggiunto Lerner, «intendiamo smantellare le loro capacità, distruggere il loro governo e assicurarci che non possano mai più utilizzare la Striscia di Gaza come punto di partenza contro il nostro popolo». Adesso, ha minacciato il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, «Hamas conoscerà la nostra rabbia».
Sembra sia stato lo stallo nelle trattative condotte dal Qatar per riportare a casa le 229 persone in mano ai miliziani a spingere i vertici militari di Israele all’azione. Le connessioni internet e la rete cellulare sono subito state interrotte, non consentendo al momento di verificare se vi siano state vittime in conseguenza di quanto avvenuto. Dai video che si sono potuti vedere, il buio era illuminato unicamente dai flash delle esplosioni delle bombe.
Quella appena trascorsa, insomma, è stata la «peggiore notte» dall’inizio della guerra per l’intensità dei raid, hanno riferito al quotidiano «Haaretz» alcuni residenti a Gaza, secondo i quali ci sono stati attacchi incessanti della città, dal campo profughi di Jabalia a Bet Lahiya e Bet Hanun. E attacchi sono stati segnalati anche nella zona centrale e a Khan Yunis nel sud, dove sono stati colpiti circa 150 obiettivi sotterranei, tra cui una rete di tunnel di due-tre chilometri, a dodici metri di profondità, utilizzati da Hamas per trasportare armi e fuggire agli attacchi, ma anche per trasferire gli ostaggi israeliani. Tra l’altro, l’esercito israeliano ritiene che il quartier generale dei miliziani si trovi sotto l’ospedale Al Shifa di Gaza. Ma Hamas ha negato l’accusa.
L’aeronautica militare israeliana ha reso noto che «caccia guidati da precise informazioni di intelligence hanno ucciso il capo della formazione aerea di Hamas, Ezzam Abu Raffa», aggiungendo che era il «responsabile della gestione degli apparati Uav, dei droni, del rilevamento aereo, dei parapendii e della difesa aerea dell’organizzazione terroristica». Anche il comandante delle forze navali di Hamas della Brigata di Gaza City, Ratib Abu Tzahiban, è rimasto ucciso in un’incursione.
Poco prima dell’attacco, nel corso del pomeriggio di ieri, era proseguito il lancio di razzi e «intense salve di missili» da parte dell’ala militare di Hamas, le Brigate al-Qassam, e delle Brigate al-Quds, appartenenti alla Jihad islamica, verso le città israeliane di Sderot, Ashdod e Ashkelon. Le sirene antiaeree si sono fatte sentire anche nei kibbutz di Miflasim, Nir Am e Kfar Aza.
Hamas ha lanciato un appello al mondo ad «agire immediatamente» per fermare i bombardamenti su Gaza: «Chiediamo ai Paesi arabi e musulmani e alla comunità internazionale di assumersi la responsabilità e agire immediatamente per fermare i crimini e i massacri contro il nostro popolo», ha scritto Hamas in un comunicato ripreso dai media israeliani. Hamas ha anche chiamato alla guerra contro Israele la popolazione della Palestina: «Questo è il momento delle armi», hanno detto in un comunicato rilanciato da Al Jazeera.
Nessuna svolta sul fronte degli ostaggi. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha dichiarato che «continuano le trattative in Egitto tra gli israeliani, gli egiziani, gli Stati Uniti e l’Onu per far uscire almeno gli internazionali dalla Striscia di Gaza».
Intanto, l’esercito israeliano è pronto a permettere l’ingresso di maggiori quantità di aiuti umanitari dall’Egitto, attraverso il valico di Rafah, sempre con l’esclusione del carburante per timore che questo finisca nelle mani di Hamas.
Non troppo sullo sfondo rimangono i timori per una estensione del conflitto. Continuano infatti gli scambi a fuoco tra Israele e Hezbollah nel sud del Libano, dove le forze israeliane hanno effettuato attacchi nel corso della notte. Mentre una base militare degli Stati Uniti vicino al giacimento petrolifero di Al-Omar, nella Siria orientale, è stata attaccata con droni. E gli Usa, a loro volta, hanno colpito con raid aerei in Siria strutture di stoccaggio e depositi di munizioni delle Guardie rivoluzionarie islamiche (Irgc), una milizia legata all’Iran.