
Nell’iconografia classica, santa Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo è conosciuta come la “santa delle rose”: «Non sarò inoperosa dopo la mia morte, ma dal cielo farò scendere una pioggia di rose» (Ultimi colloqui, 9 agosto). Lì dove rose sta per grazie; dal cielo infatti, voleva far amare Gesù, così come lo aveva amato lei, e far conoscere alle anime la piccola via che lei aveva percorso: «È la fiducia e null’altro che la fiducia che deve condurci all’Amore!» scriveva.
Sono proprio queste le parole che Papa Francesco pone all’inizio e poi sviluppa, nell’esortazione apostolica C’est la confiance, donata alla Chiesa nel 150° anniversario della nascita della santa di Lisieux. Non è casuale la data per la pubblicazione, il 15 ottobre, festa di santa Teresa di Gesù, perché ogni vita vissuta in Cristo non è mai separata dalle origini che hanno potuto determinare quel dono, come spiega lui stesso: «Questa scelta vuole presentare Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo come frutto maturo della riforma del Carmelo e della spiritualità della grande Santa spagnola» (n. 4). «C’est la confiance», è la fiducia, e per non lasciare spazio a interpretazioni di un facile ottimismo, Francesco prosegue: una fiducia «nell’amore misericordioso di Dio». In un mondo che «invita a chiudersi nei propri interessi... nel quale prevalgono i bisogni più superficiali... di individualismo... nel quale l’essere umano è ossessionato dalla grandezza e da nuove forme di potere... nel quale si scartano tanti esseri umani... In un tempo di ripiegamenti e chiusure» (n. 52), la fiducia di cui parla santa Teresa di Gesù Bambino è la medicina e il rimedio per l’uomo di oggi, che Papa Francesco prescrive alla Chiesa.
Cosa può dire ancora oggi al mondo una santa nata 150 anni fa, vissuta in un paese della Normandia alla fine del xix secolo, e che, come dicevano alcune sue consorelle, non aveva fatto nulla di particolarmente rilevante nella sua vita? Leggendo i suoi scritti si scopre quanto la sua esperienza sia ricca di contrasti: si sente debole ma è pronta a percorrere il mondo intero pur di portare il Vangelo a ogni popolo; si scopre avvolta nelle tenebre eppure ha una fiducia infinita nell’amore di Gesù; desidera essere una grande santa eppure non disdegna di sedersi a tavola con i peccatori; vive in un monastero ma sente l’ardore di un missionario; sente di morire e desidera continuare a restare sulla terra per far amare Gesù come lei lo ama.
È il contrasto in cui si ritrova l’uomo di ogni tempo. Ognuno può sentirla sorella e compagna nel cammino della vita. Teresa di Gesù Bambino è stata una santa che ha amato l’oggi come una grande possibilità di essere donna nel suo tempo e attraverso la storia che viveva. Il mio Canto per Oggi (Poesie, 5), è il titolo di una sua poesia, che sottolinea l’importanza del momento presente e dell’enorme possibilità che l’oggi offre ad ognuno per realizzare il progetto divino nella storia, irripetibile, unico, per cui non esiste il “copia e incolla”. Ella canta: «La mia vita è solo un giorno che svanisce e fugge... non ho che l’oggi! Che m’importa, Signore, se oscuro è l’avvenire? Io pregarti per il domani, oh, no, non posso! Ho solo questo giorno fugace per formarti il grappolo d’amore dove ogni chicco è un’anima e solo per oggi!». Questo suo vivere nel presente senza fughe nel passato o nel futuro, lo ha potuto realizzare perché «l’atteggiamento più adeguato è riporre la fiducia del cuore fuori di noi stessi: nell’infinita misericordia di un Dio che ama senza limiti e che ha dato tutto nella Croce di Gesù» (n. 31). In santa Teresa di Gesù Bambino si trova una chiara comprensione di sé stessa: riconosce la sua debolezza ma sa anche di essere chiamata, in quanto figlia di Dio, a grandi cose. In lei piccolezza e grandezza si fondono, perché fa della debolezza la sua forza, e potrebbe ripetere con san Paolo: «Quando sono debole è allora che sono forte!». E della grandezza fa la sua meta: «Voglio essere una grande santa».
Il mondo attuale che vive una forte frammentarietà, in cui anche l’amore è diviso e l’unità è vista come un pericolo per la propria libertà, la santa di Lisieux scrive che solo l’Amore è tutto, solo l’Amore non avrà mai fine. «Si chiude il cerchio. “C’est la confiance”. È la fiducia che ci conduce all’Amore e così ci libera dal timore, è la fiducia che ci aiuta a togliere lo sguardo da noi stessi, è la fiducia che permette di porre nelle mani di Dio ciò che soltanto Lui può fare. [...] E così, in mezzo alla sofferenza dei suoi ultimi giorni, Teresa poteva dire: “Non conto più che sull’amore”» (n. 73).
di Suor Teresa di Gesù
Priora del monastero carmelitano San Giuseppe in Bari