Tel Aviv , 19. Il rischio di una catastrofe umanitaria è tutt’altro che scongiurato, ma la notizia del passaggio, probabilmente da domani, degli aiuti umanitari «in maniera sostenibile» alla Striscia di Gaza, attraverso il valico di Rafah, riaccende le speranze per oltre due milioni di palestinesi. Il Cairo ha confermato, con un comunicato ufficiale, l’apertura del varco: a concordarla «il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, e quello statunitense, Joe Biden», è stato specificato, dopo la missione del capo della Casa Bianca in Israele.
Gli aiuti non arriveranno prima di 24 ore a causa dei lavori da approntare lungo la strada tra l’Egitto e la Striscia di Gaza, distrutta dai bombardamenti israeliani, mentre decine di camion pieni di aiuti attendono da giorni sul lato egiziano di entrare. Per far fronte alla crisi umanitaria, ha fatto sapere il sottosegretario generale per gli Affari umanitari e coordinatore degli aiuti d’emergenza delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, servono almeno 100 camion al giorno. Biden, dopo un colloquio telefonico con al-Sisi, ha riferito di aver ricevuto la rassicurazione per «l’attraversamento di un massimo di 20 camion».
Israele, nell’assicurare che «non impedirà l’invio di aiuti umanitari» alla popolazione civile «nel sud della Striscia», come confermato dall’ufficio del primo ministro, Benjamin Netanyahu, ha posto la condizione che i rifornimenti non passino attraverso il proprio territorio fino a quando gli ostaggi detenuti da Hamas non saranno stati liberati. L’organizzazione terroristica sostiene di avere tra i 200 e i 250 ostaggi, 199 secondo Israele.
Intanto, la triste conta dei morti dall’attacco disumano di Hamas del 7 ottobre parla di oltre 1.400 persone uccise in Israele, la maggior parte delle quali civili. Tel Aviv ha continuato a bombardare Gaza, annunciando di aver ucciso nei raid il capo dell’ala militare dei Comitati di resistenza popolare, considerati la terza più grande fazione armata a Gaza dopo Hamas e la Jihad islamica. Le autorità sanitarie di Gaza hanno dichiarato che nelle operazioni israeliane sono stati uccisi almeno 3.478 palestinesi, non specificando però se tale bilancio comprenda anche le vittime dell’ospedale Al-Ahli a Gaza City: oltre 470 secondo fonti interne, anche se l’intelligence europea stima un bilancio inferiore, mentre restano da chiarire le responsabilità della strage di martedì, tra accuse incrociate.
Il presidente Biden, rinnovando il sostegno a Tel Aviv e attribuendo la strage dell’ospedale all’«altra parte», ha però esortato Israele — parlando davanti a Netanyahu e al suo gabinetto di guerra, a cui ha partecipato — a non ripetere gli errori «commessi dagli Stati Uniti» dopo l’11 settembre. «La maggioranza dei palestinesi non sono Hamas», ha sottolineato, ricordando che anche «la perdita di vite palestinesi conta».
All’Onu ieri gli Stati Uniti hanno posto il veto a una risoluzione del Consiglio di sicurezza che chiedeva una «pausa umanitaria» perché il testo non menzionava il «diritto di Israele a difendersi», dopo che domenica era stata bocciata la bozza russa, che non condannava Hamas.
Continuano al contempo gli sforzi diplomatici per tentare di arginare la violenza. Il primo ministro britannico, Rishi Sunak, è volato oggi nella regione, per incontri a Tel Aviv con Netanyahu e il presidente israeliano, Isaac Herzog. Al suo arrivo ha condannato l’attacco di Hamas come «indescrivibile e terribile» e Downing Street ha fatto sapere che la missione è volta a «fermare ogni ulteriore pericolosa escalation». Il presidente cinese, Xi Jinping, ha invece incontrato a Pechino il primo ministro egiziano, Mostafa Madbouly, e ha garantito che la Cina è pronta a collaborare con Il Cairo «per assicurare una maggiore stabilità» in Medio oriente.