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Nel Bosco Youth Agricultural Centre

Un pozzo elettrico per la scuola agricola dei salesiani in eSwatini

 Un pozzo elettrico per la scuola agricola dei salesiani in eSwatini   QUO-240
18 ottobre 2023

Un pozzo elettrico alimentato da pannelli solari che servirà a coprire il fabbisogno idrico non solo di studenti, operatori e insegnanti, ma anche a irrigare le coltivazioni della scuola e pulire le porcilaie in cui vengono allevati i maialini, sarà presto costruito presso il “Bosco Youth Agricultural Centre” (Byak) che sorge nelle campagne della città di Manzini, nel piccolo Stato africano di eSwatini, L’opera è resa possibile grazie alla raccolta fondi avviata nei mesi scorsi da Missioni Don Bosco. L’eSwatini, ex Swaziland, ha il triste primato di essere stato in tempi recenti uno dei paesi al mondo più colpiti dalla piaga dell’hiv, con quasi il 30 per cento della popolazione contagiata dal virus. Qui la società è ancora patriarcale, i minori sono obbligati dalle famiglie a lasciare precocemente la scuola per trovare un lavoro, mentre le ragazze più fragili ed emarginate finiscono facilmente nella rete della prostituzione. L’eSwatini ha una popolazione molto giovane: un terzo degli abitanti ha meno di 15 anni, un altro terzo fra i 15 e i 19. La mancata disponibilità di opportunità di lavoro ha reso i giovani vulnerabili e frustrati.

I figli di don Bosco sono arrivati in questo piccolo Stato nel 1995 e, unendo la loro concretezza agli insegnamenti del sistema preventivo, hanno avviato una scuola professionale a indirizzo agrario. In un Paese a forte vocazione rurale, hanno subito dato una risposta incisiva alla mancanza di occupazione e alle scarse opportunità di formazione. Il Bosco Youth Agricultural Centre offre ai ragazzi che lo frequentano laboratori focalizzati su tecniche di coltivazione e allevamento, affiancati a corsi di contabilità e amministrazione agricola, frequentati da trenta allievi per sessione, per un totale di novanta giovani all’anno. Sono giovani provenienti da contesti di marginalità economica e sociale, in molti casi figli di genitori emigrati nel vicino Sudafrica (i padri impiegati in miniera, le madri nelle case private come collaboratrici domestiche), in altri orfani a causa dell’hiv. Hanno fra i 18 e i 35 anni e, essendo fuoriusciti dai circuiti scolastici ufficiali in giovane età, sono consapevoli di questa grande opportunità formativa come chiave d’accesso a una vita più dignitosa.

di Francesco Ricupero