Il grande nemico di oggi

«Lo sfruttamento è una delle origini della guerra. L’altra origine è di tipo geopolitico, di dominio del territorio» ha affermato Papa Francesco in un’intervista all’agenzia stampa Télam — rilasciata prima dell’attacco terroristico di Hamas contro Israele — in cui ha affrontato anche altri temi come la crisi e i falsi messia, il lavoro, l’intelligenza artificiale, il sinodo e la speranza.
«La parola crisi mi piace perché ha movimento interno. Ma da una crisi si esce verso l’alto, non si esce “con compromessi”. Si esce verso l’alto e non si esce da soli. Quelli che vogliono uscirne da soli trasformano la via di uscita in un labirinto, che fa sempre girare e girare», ha detto il Papa. Il quale ha anche sottolineato l’importanza di insegnare ai giovani a risolvere le crisi, perché questo dà maturità, con l’avvertenza di far attenzione ai messianismi: «Nessuno può promettere la risoluzione dei conflitti se non attraverso le crisi, uscendone verso l’alto. E non da soli».
La giornalista di Télam, Bernarda Llorente, ha chiesto al Papa: «Che cosa sta mancando all’umanità e che cosa le sta avanzando?». Francesco ha risposto ricordando la necessità di promuovere «i veri valori».
«All’umanità — ha detto — mancano protagonisti di umanità, manca che faccia vedere il suo protagonismo umano. A volte noto che manca questa capacità di gestire le crisi e far affiorare la propria cultura. Non dobbiamo aver paura che vengano fuori i veri valori di un Paese. Le crisi sono come voci che ci indicano in che direzione procedere».
Francesco ha inoltre ricordato che «il pensiero unico esilia la ricchezza umana. E la ricchezza umana deve contemplare tre realtà, tre linguaggi: della testa, del cuore e delle mani. Di modo che uno pensi quello che sente e quello che fa, senta quello che pensa e quello che fa e faccia quello che pensa e quello che sente. È questa l’armonia umana. Se a una manca uno di questi linguaggi, c’è uno squilibrio tale da portare al sentimento unico, al pragmatismo unico, o al pensiero unico. Sono tradimenti all’umanità».
Parlando del lavoro, il Pontefice ha ricordato la dignità del lavoro e il grave peccato dello sfruttamento: «A darti dignità è il lavoro. Ora il tradimento più grande a questo cammino di dignità è lo sfruttamento. Non della terra perché produca di più, ma lo sfruttamento del lavoratore. Sfruttare la gente è uno dei peccati più gravi. Soprattutto sfruttarla a proprio vantaggio».
Il Papa ha anche sottolineato la necessità di tutelare i diritti dei lavoratori perché non diventino schiavi: «Quando un lavoratore non ha diritti o gli viene offerto un contratto a breve termine per poi assumerne un altro e non pagare così i contributi, lui viene trasformato in schiavo e chi lo assume in carnefice», ha detto.
A Francesco dispiace che alcuni lo definiscano un “comunista” quando sentono parlare delle sue encicliche sociali: «Non è così. Il Papa afferra il Vangelo e dice quello che dice il Vangelo. E nell’Antico Testamento il diritto ebraico chiedeva di prendersi cura della vedova, dell’orfano, dello straniero. Se una società compie queste tre cose va alla grande».
«E chiarisco che non sono comunista come dicono alcuni. Il Papa segue il Vangelo», ha ribadito il Pontefice
Al Papa è anche stato chiesto il suo parere sui progressi della tecnologia e le sue implicazioni: «La linea guida di un progresso culturale, come l’intelligenza artificiale, è la capacità che hanno l’uomo e la donna di gestirlo, assimilarlo e regolarlo. Ossia, l’uomo e la donna sono padroni del Creato e in questo non bisogna tentennare. Il dominio della persona su qualsiasi cosa. Il cambiamento scientifico serio è progresso, bisogna essere aperti a questo», ha risposto il Papa.
Riprendendo il tema della guerra, Francesco ha fatto un appello alla sicurezza universale attraverso il dialogo: «Non si può parlare di sicurezza sociale se non c’è sicurezza universale o una sicurezza che si sta universalizzando. Credo che il dialogo non può essere solo nazionalista, è universale, soprattutto oggigiorno, con tutte le agevolazioni che ci sono per comunicare. Per questo parlo di dialogo universale, di armonia universale, di incontro universale. E chiaro, il nemico di tutto ciò è la guerra».
Papa Francesco ritiene che «lo sfruttamento» e «il dominio dei territori» siano all’origine delle guerre «fomentate da dittature». Per la costruzione della pace e il bene comune il Santo Padre esorta a far sì che «si prenda coscienza della propria identità. Non si può dialogare con l’altro se non si ha coscienza da dove si parte. Quando due identità consapevoli s’incontrano possono dialogare e compiere passi verso un accordo, il progresso, il camminare insieme».
Alle domande sullo svolgimento del Sinodo e su cosa occorre alla Chiesa in questi tempi, il Pontefice ha risposto: «Fin dall’inizio del concilio Vaticano ii Giovanni xxiii ebbe una percezione molto chiara: la Chiesa doveva cambiare. Anche Paolo vi la pensava così e continuò in quella direzione, come pure i Papi che gli succedettero. Non si tratta solo di seguire le mode, si tratta di un cambiamento di crescita e a favore della dignità delle persone. In questo consiste il progresso teologico, della teologia morale e di tutte le scienze ecclesiastiche, inclusa l’interpretazione delle scritture, che sono progredite in armonia con il sentire della Chiesa. Sempre in armonia».
L’intervista continua affrontando temi personali, come il rapporto con Dio: «Il Signore è un buon amico, mi tratta bene». Riguardo alla capacità di ridere il Papa ha detto: «Il senso dell’umorismo rende umani»; e sull’importanza della virtù della speranza ha aggiunto: «Non possiamo vivere senza speranza. Se togliessimo le piccole speranze di ogni giorno, perderemmo l’identità. Non ci rendiamo conto che viviamo di speranze. E la speranza teologale è molto umile, ma è quella che condisce la quotidianità».
Riguardo ai suoi viaggi apostolici, infine, Francesco ha confidato che gli piacerebbe andare in Argentina: «Parlando di quelli più lontani, mi resta Papua Nuova Guinea», ha detto.