· Città del Vaticano ·

La XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi

Sinodo: il briefing quotidiano in Sala stampa

 Sinodo: il briefing quotidiano in Sala stampa  QUO-238
16 ottobre 2023

È con un lungo applauso che stamani — all’apertura della nona congregazione generale — l’assemblea sinodale ha ringraziato Papa Francesco, presente in Aula nella prima parte dei lavori, per il dono dell’esortazione apostolica C’est la confiance, pubblicata ieri per il 150º anniversario della nascita di santa Teresa di Lisieux. Lo ha reso noto Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione e presidente della Commissione per l’informazione dell’Assemblea, nel briefing con i giornalisti, che ha avuto inizio alle 14.20, nella Sala stampa della Santa Sede, ed è stato introdotto dal direttore Matteo Bruni.

Facendo il punto dei lavori — stamani erano presenti in 343 in Aula con presidente delegato la giapponese Momoko Nishimura — Ruffini ha reso noto che è il momento degli interventi sui primi rapporti dei circoli minori, seguiti sempre da quelli liberi. I lavori proseguono nel pomeriggio di oggi e nella mattina di domani con la decima e l’undicesima congregazione che si svolgono nelle stesse modalità.

All’inizio della sessione, ha affermato il prefetto, è stato ricordato il 45° anniversario dell’elezione di Giovanni Paolo ii . E, nel clima della fraternità che sta caratterizzando l’assemblea, sono anche stati ricordati gli anniversari di episcopato di tre padri sinodali. Un applauso ha poi accompagnato la notizia che domani sarà consegnato il premio “Ragione Aperta” ad Anna Rowlands, su iniziativa della Fondazione vaticana Joseph Ratzinger - Benedetto xvi .

Ruffini ha reso noto, inoltre, che venerdì scorso si è svolto un incontro dei membri del Consiglio ordinario del Sinodo, eletti nel 2018 e in carica fino al prossimo anno, per fare il punto sul percorso sinodale giunto a metà. In particolare negli interventi sono stati evidenziati «la qualità dell’ascolto, l’esperienza che si sta vivendo e la fraternità presente» tra i membri in Aula, che si stanno dando tempo «per lasciarsi convertire, per ascoltarsi reciprocamente e per discernere». Uno stile forse più difficile da far comprendere all’esterno da chi si attende invece dal Sinodo «risposte immediate».

Si tratta in sostanza, ha riferito il prefetto, di «imparare la sinodalità in modo che, tornando a casa, in qualche modo tutti i partecipanti si scoprano diversi». Il punto è, ha aggiunto, sentirsi «una famiglia, con la bellezza di condividere, nella fratellanza e con serenità, le nostre convinzioni». Il focus dei lavori «è la sinodalità, affidando preghiera, riflessione e confronto al Papa che, alla fine del Sinodo, darà la linea da seguire nel cammino».

Sheila Pires, segretaria della Commissione per l’informazione, ha affermato che lo stile della sinodalità — con «la ricchezza della diversità» e senza clericalismi — e lo stile dell’«ascolto» sono stati al centro anche degli interventi di stamani in Aula. Si è parlato di missione, del ruolo dei laici, delle famiglie e delle donne in particolare, con un riferimento ai diaconato femminile. Ma non è un punto di arrivo, ha ripetuto Pires, perché si è in una «fase di discernimento» e la conversazione è tuttora in corso. Altre temi sono stati la formazione e il dialogo ecumenico e interreligioso. Non è mancata una riflessione sull’«era digitale» con uno sguardo anche ai giovani che non hanno accesso alle nuove tecnologie.

Il redentorista Tirimanna: sinodalità vissuta


Il redentorista srilankese Vimal Tirimanna — che partecipa ai lavori come testimone del processo sinodale per l’Asia, tra coloro che provengono dalle Assemblee continentali senza essere insigniti del “munus” episcopale — ha riferito che sta diventando sempre più ottimista rispetto al processo sinodale nel suo complesso fino a oggi. Questo perché «essendo un professore di teologia morale, per natura mi aspetto dei risultati; e prima di arrivare a questa assemblea mi chiedevo quanto ciò sarebbe stato teoria e quanto poi saremmo stati concentrati sulla pratica».

Ora, ha affermato, «nella terza settimana sto vedendo come la sinodalità viene vissuta». E ha riproposto l’esempio dei circoli minori come simbolo dell’ecclesiologia della Lumen gentium. «Perché — ha puntualizzato — non si tratta di un’agenda privata di Papa Francesco, ma del proseguimento del Vaticano ii ». In questa assemblea «ci sono cardinali, vescovi laici, donne laiche, che sono seduti vicini: una Chiesa concentrica non piramidale», attraverso la quale «l’ecclesiologia della Lumen gentium viene vissuta nella cultura della sinodalità».

Suor Murray: il tempo è un dono


Condividendo poi la sua esperienza personale, suor Patricia Murray, religiosa irlandese dell’Istituto della Beata Vergine Maria, segretaria esecutiva dell’Unione internazionale delle superiore generali, ha ricordato che da vent’anni la congregazione religiosa a cui appartiene si impegna a mettere in pratica la sinodalità attraverso le decisioni collettive prese «mettendo Gesù e lo Spirito Santo al centro e ascoltando tutti per discernere». Ed è «una gioia», ha aggiunto, vedere che questo atteggiamento si sta diffondendo ora in tutta la Chiesa.

In particolare, la religiosa ha rimarcato la necessità che il discernimento intrapreso continui nei prossimi mesi in vista della sessione che si celebrerà il prossimo anno. «Il tempo è un dono» ha detto, ribadendo la necessità di adoperare l’intero percorso sinodale per continuare a pregare e a discernere.

Il vescovo Wasserbauer: nel segno della missione


Successivamente il vescovo Zdenek Wasserbauer, ausiliare di Praha, nella Repubblica Ceca, ha affermato l’importanza per il Sinodo della esortazione apostolica C’est la confiance, perché vi è «la parola missione, che è una delle parole chiave, insieme con comunione e partecipazione». Un’esperienza che, ha aggiunto, si sta vivendo in Aula. Sempre in riferimento alla spiritualità di santa Teresa, il presule ha parlato della profonda «notte della fede» che nella sua terra si è vissuta, come in altre Paesi dell’Europa centrale e orientale post-comunista, con «la tragedia del comunismo». Questo Sinodo, ha concluso, «è di aiuto» perché, in un tempo che molti definiscono di tenebre, «illumina e porta la luce nella vita della Chiesa del terzo millennio».

Valorizzare la partecipazione delle donne


Rispondendo alle domande dei giornalisti, suor Murray ha affermato di essere stata sorpresa della sua nomina come prima donna nella storia della Chiesa che farà parte del gruppo che elaborerà il documento di sintesi dell’assemblea. «Questo, ha affermato, è il simbolo che nella Chiesa c’è il desiderio che le donne partecipino alle decisioni». Sul documento di sintesi ha detto che il gruppo si è incontrato brevemente, stabilendo che «non sarà molto lungo e sarà diviso in sezioni chiare. Ci saranno proposte in termini di azione».

A una successiva domanda Ruffini ha confermato che i due vescovi cinesi partiranno domani per esigenze pastorali nelle loro diocesi.

A sua volta suor Murray ha presentato il grado di coinvolgimento delle donne all’interno dell’assemblea: «Siamo riuscite a farci capire; ogni membro al Sinodo è libero di fare la propria riflessione, e ogni donna ha contribuito con ampi spazi». Molti sono stati gli interventi, ha aggiunto, sul ruolo delle donne nella Chiesa. E a farli non sono state solo donne.

In risposta a una domanda sulle persone lgbtq nella Chiesa e sul dolore e le ferite provate in passato da loro, la religiosa ha assicurato che la questione, insieme a quella «dell’ascolto, è stata presente nei lavori dei circoli minori». Da parte sua, padre Tirimanna ha detto che si tratta di una questione molto «forte e sentita» in tutto il mondo e ha evidenziato l’impegno a includere tutti sul modello di Gesù. «La nostra assemblea — ha affermato — ha come obiettivo di creare una cultura dell’inclusione attraverso la sinodalità», favorendo una «conversione radicale». Non bisogna tuttavia isolare le singole questioni, perché questo tema riguarda diverse realtà e situazioni: una sottolineatura condivisa da monsignor Wasserbauer, il quale ha riconosciuto che il Sinodo sta lavorando «in modo molto equilibrato» guardando a «tutti i dolori» che affliggono oggi il mondo e la Chiesa. «Ci unisce la consapevolezza che tutti siamo amati come figli di Dio» ha chiosato Ruffini.

Un’altra domanda ha posto l’accento sul fatto che ci sono persone venute perché vogliono cambiamenti concreti su temi come le unioni omosessuali e il sacerdozio femminile, mentre non si parlerebbe della rivelazione divina e della tradizione apostolica. Il sacerdote redentorista ha risposto per primo assicurando che il punto di partenza sono sempre la rivelazione e la tradizione. Per quanto riguarda temi specifici, non va dimenticato che «siamo qui come comunione di credenti» e non è possibile soffermarsi «su questioni particolari, le quali verranno trattate — ha assicurato — una volta che le fondamenta saranno collocate nel posto giusto».

Da parte sua anche suor Murray ha messo in luce che servono tempo e libertà: «prego che lo Spirito — ha detto — mi faccia capire in che direzione andare come corpo, come comunione». Occorre non solo la preghiera ma anche lo studio «per approfondire la comprensione del mio ruolo» e guardare a queste cose in modo critico senza farsi portare nella direzione sbagliata.

Da ultimo il vescovo ceco ha elogiato il lavoro nei circoli minori, dove c’è libertà di espressione. E, ha concluso, è importante «far sapere a tutti, anche alle persone lgbtq, che fanno parte della Chiesa, che la Chiesa cattolica è aperta a tutti».

Infine il prefetto Ruffini, a cui è stato chiesto se la questione della benedizione delle coppie omosessuali sia stata affrontata dal Sinodo alla luce dell’insegnamento cristiano, ha assicurato che tale insegnamento «è alla base di tutto il lavoro dell’assemblea». Ma ha anche puntualizzato che la questione specifica «non è il tema centrale delle conversazioni» e «non è il tema del Sinodo». Se qualche accenno c’è stato, ha spiegato, ciò è stato nel contesto di una riflessione sulla consapevolezza che la Chiesa è «una, accogliente, inclusiva».