· Città del Vaticano ·

Ne ha parlato l’arcivescovo Caccia all’Onu

Il ruolo delle comunità indigene per la protezione dell’ambiente

 Il ruolo delle comunità indigene  per la protezione dell’ambiente  QUO-233
10 ottobre 2023

Un impegno a riaffermare la dignità e i diritti dei popoli indigeni, insieme al rispetto e alla protezione delle loro culture, lingue, tradizioni e spiritualità, riconoscendone l’esperienza in particolare nel campo della protezione dell’ambiente e della biodiversità e della difesa del patrimonio culturale. È quello riaffermato dall’arcivescovo Gabriele Caccia, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, in occasione del dibattito all’Onu di New York sui diritti dei popoli indigeni.

Dato il loro rapporto «privilegiato» con la terra, i popoli indigeni possono contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico, migliorando la resilienza degli ecosistemi, ha sottolineato monsignor Caccia che nella dichiarazione ha più volte richiamato il magistero del Papa.

Le loro terre ospitano l’80% della biodiversità mondiale. Purtroppo, ha notato il nunzio apostolico, «spesso» le aree protette vengono istituite «senza consultare o ottenere il consenso delle popolazioni indigene», che a loro volta vengono «escluse» dalla gestione dei loro territori e «lasciate senza un adeguato risarcimento». Ciò può esporle al rischio di «ulteriori violazioni dei diritti umani», come tratta, lavoro forzato, sfruttamento sessuale. Inoltre, se non adeguatamente monitorata, l’espropriazione della terra può portare ad attività estrattive illegali, a danno di quell’ambiente che rimane «espressione fondamentale dell’identità indigena». In tal senso, in tutti gli sforzi vanno rispettati i diritti di tali popoli, «compreso il diritto al consenso libero, preventivo e informato». L’osservatore permanente ha inoltre espresso la preoccupazione della Santa Sede che attività turistiche non sostenibili possano portare «alla mercificazione, alla perdita e all’abuso della cultura indigena».