· Città del Vaticano ·

Il Pontefice presiede la Celebrazione eucaristica per la Gendarmeria vaticana
in occasione della festa del patrono san Michele

Lottare perché il diavolo
non entri nella vigna

 Lottare perché il diavolo non entri nella vigna  QUO-232
09 ottobre 2023

«Il Signore ci ha piantato» tutti, come «se fossimo tralci di una vigna buona, ma il nemico viene sempre per rovinarci». È ruotata intorno alla parabola dei vignaioli omicidi l’omelia di Papa Francesco alla celebrazione eucaristica presieduta sabato pomeriggio, 7 ottobre, alla Grotta di Lourdes nei Giardini vaticani, in occasione della festa del patrono del Corpo della Gendarmeria vaticana, san Michele arcangelo, che ricorreva il 29 settembre.

Riferendosi al tema del combattimento spirituale, il Pontefice ha ricordato ai presenti che si tratta della «lotta di tutti i giorni: la vostra e la mia» e quella «di tutti noi». Perché, ha spiegato, «uno che non lotta non è un cristiano, uno che non subisce le tentazioni non è cristiano». E l’immagine della vigna proposta dal Vangelo, ha aggiunto, fa pensare anche «al vostro lavoro, cari gendarmi». La prima lettura, ha spiegato, «parla del nemico». Il contadino «prepara bene la vigna perché sia buona e poi, di notte», viene seminata «sporcizia per rovinare la vigna». E questo «un po’ è il dramma della vita», la «lotta del bene contro il male». Nella vita cristiana «non conta l’acqua distillata: nessuno è distillato». Tutti «noi siamo peccatori ma pieni di fede e con voglia di andare avanti». Soltanto, ha sottolineato, «dobbiamo lottare perché il diavolo non entri troppo nella nostra vita». E per questo, san Michele «ci aiuta, perché è quello che ha cacciato via il diavolo con la spada».

Da qui, l’invito a vigilare e a custodire la vigna: quella «di ognuno di voi», delle «vostre famiglie, dei vostri figli» e quella in Vaticano, «perché non entrino tralci cattivi». Il Vangelo, ha fatto notare il Pontefice, spiega cosa voglia «il cattivo spirito, il demonio»: essenzialmente, ha detto, «prendere possesso». Ma quando «lui prende possesso, cosa fa? Distrugge». Una guerra, ha aggiunto, «si può vincere con l’intelligenza dei generali che fanno la strategia per non distruggere troppo». Ma una guerra «mai si vince bene distruggendo: questa è una guerra sporca». Così è «la nostra vita: il diavolo cerca di distruggere tutto e vincere distruggendo». E, ha concluso, «san Michele ci aiuta a cacciarlo via e sistemare bene le cose».

Tra i concelebranti, il cardinale Fernando Vérgez Alzaga, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, il vescovo Óscar Vicente Ojea Quintana, presidente della Conferenza episcopale argentina, e il salesiano don Franco Fontana, cappellano del Corpo, che sono saliti all’altare al momento della consacrazione. Erano presenti, tra gli altri, suor Raffaella Petrini, segretario generale del Governatorato, Gianluca Gauzzi Broccoletti, direttore dei Servizi di sicurezza e comandante della Gendarmeria vaticana, e Giuseppe Puglisi-Alibrandi, vice segretario generale del Governatorato.

Nel saluto rivolto al Papa, don Fontana ha rinnovato, anche a nome del comandante, «la massima disponibilità», il «pieno sostegno ed aiuto», la «fedeltà non solo nel servizio», ma anche nell’impegno di interiorizzare «le tematiche e gli eventi che lei sta proponendo a tutto il popolo di Dio in questo tempo»: in particolare, prendendo maggior coscienza della natura sinodale della Chiesa da tradurre nel lavoro portato avanti insieme.