· Città del Vaticano ·

La relazione del cardinale Jean-Claude Hollerich, relatore generale

Chiamati a imparare la grammatica della sinodalità

 Chiamati a imparare  la grammatica della sinodalità  QUO-229
05 ottobre 2023

Di seguito la traduzione italiana dall’inglese del testo della relazione svolta dal relatore generale, il cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Luxembourg.


Santo Padre,
Beatitudini,
Eminenze, Eccellenze,
cari fratelli e sorelle,

La disposizione di quest’aula probabilmente risulta strana per molti di voi. Per questo comincio proprio con una riflessione su questo luogo.

Non siamo seduti in ordine gerarchico, ma attorno a tavoli rotondi, così da favorire la vera condivisione e l’autentico discernimento. L’aula non è disposta in questo modo per ragioni pratiche o per una decisione della Segreteria del Sinodo, ma per rispecchiare l’esperienza del popolo di Dio nel cammino sinodale iniziato nel 2021. Sia la disposizione dei posti a sedere sia l’Instrumentum laboris sono il frutto di questa esperienza sinodale e ci aiutano a discernere la strada che Dio ci chiede di percorrere.

Il processo sinodale che tutta la Chiesa ha attraversato dal 2021 è il punto di riferimento costante per il nostro lavoro durante questa Assemblea. I vescovi che non sono stati molto attivi nel processo, ma che sono stati eletti dalle loro Conferenze a questa 16ª Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, probabilmente dovranno fare un po’ di fatica all’inizio. Tuttavia ci sono anche i membri non vescovi. Molti di loro sono stati particolarmente coinvolti nella tappa continentale del Sinodo e sono chiamati a testimoniare la loro esperienza.

I tavoli rotondi ci ricordano anche che nessuno di noi è protagonista del Sinodo. Lo Spirito Santo è il protagonista e solo con un cuore pienamente disponibile a essere guidato dallo Spirito potremo rispondere alla chiamata che abbiamo ricevuto come membri del Sinodo. Parlare dello Spirito Santo non significa dimenticare che i nostri occhi sono puntati su Cristo. Al contrario, lo Spirito Santo rende Cristo presente qui tra noi, come ha fatto nell’Eucaristia che abbiamo celebrato insieme. Dio Padre, attraverso lo Spirito Santo, ci mette in comunione con il Signore crocifisso e risorto.

La Chiesa è il popolo di Dio che cammina nella storia con Cristo al centro. È normale che ci sia un gruppo che cammina alla sua destra, un altro alla sua sinistra, mentre alcuni corrono avanti e altri restano indietro. Quando ognuno di questi gruppi guarda verso il Signore, insieme a Lui non può fare a meno di vedere il gruppo che occupa la posizione opposta: chi cammina a destra vede chi cammina a sinistra, chi corre avanti vede chi resta indietro. In altre parole, i cosiddetti progressisti non possono guardare Cristo senza vedere insieme a Lui i cosiddetti conservatori e viceversa. Tuttavia, l’importante non è il gruppo a cui sembriamo appartenere, ma camminare con Cristo all’interno della Sua Chiesa.

Questa Chiesa non è composta solo dai ministri ordinati — vescovi, sacerdoti e diaconi —, ma da tutti i battezzati che partecipano alla missione che il Signore Gesù Cristo le ha affidato. Pertanto, la missione gioca un ruolo chiave nella nozione di sinodalità. Per cogliere la realtà della missione della Chiesa dobbiamo allargare la nostra visione, da quest’aula al mondo intero.

Il mondo soffre, la terra, nostra madre e sorella, grida e con lei i poveri. Il Santo Padre non potrebbe essere più esplicito nel descrivere i mali che affliggono il nostro mondo: il cambiamento climatico — grazie Santo Padre per la nuova esortazione Laudate Deum —, le migrazioni, le infinite guerre, l’estrema polarizzazione nella società e anche all’interno della Chiesa, e uno stile di vita consumistico che alla fine sembra negare l’esistenza di Dio. Milioni di persone soffrono. Sono necessarie solide analisi sociologiche, politiche ed economiche e un impegno generoso. Tuttavia, nessuna analisi o impegno può avere successo se non riconosciamo che la radice di questi mali è il peccato. È per questo che il Santo Padre ci chiama a gran voce alla conversione, una conversione che cambi il nostro comportamento quotidiano.

È in questo contesto che la Chiesa riceve la chiamata a diventare sempre più sinodale. Non partiamo da zero. Abbiamo già una ricca tradizione teologica sulla sinodalità, abbiamo il magistero di molti Papi e ora anche il profondo insegnamento di Papa Francesco.

Siamo chiamati a imparare la grammatica della sinodalità. Come la grammatica delle nostre lingue cambia man mano che si evolvono, così la grammatica della sinodalità cambia nel tempo. Pertanto, la lettura dei segni del nostro tempo dovrebbe aiutarci a scoprire una grammatica della sinodalità adatta al nostro tempo. Nella grammatica ci sono alcune regole di base che non cambiano mai. Per noi, queste sono le regole della cattolicità, come la dignità derivante dal Battesimo; il ruolo di Pietro nella Chiesa; la collegialità episcopale; il ministero ordinato, il sacerdozio comune dei fedeli e il fatto che sono ordinati l’uno all’altro (cfr. Lumen gentium, n. 10). Con questi elementi fondamentali della nostra grammatica cattolica, dobbiamo trovare il modo di esprimere le nuove intuizioni che lo Spirito Santo ci dà.

Mentre lavoriamo a questo compito, dobbiamo sempre tenere presente che un Sinodo non è un Parlamento! In Parlamento, i politici discutono il testo A proposto dalla maggioranza. L’opposizione propone il testo B. Nel migliore dei casi, alcuni punti di B vengono introdotti in A..., almeno fino a quando nuove elezioni non rovesceranno le posizioni. Ma, in ogni caso, è una maggioranza ristretta a decidere ciò che l’intera popolazione deve accettare. Alcuni sentiranno di aver vinto, altri di aver perso. E cercheranno di resistere.

Noi abbiamo un testo da cui partire: l’Instrumentum laboris. È il frutto del processo sinodale che ha coinvolto tutto il Popolo di Dio. Il processo non è finito: ora è affidato al nostro discernimento. Non si tratta di una battaglia tra le posizioni A e B. Attraverso un autentico discernimento, lo Spirito Santo apre le nostre menti e i nostri cuori a nuove posizioni, lasciando A e B alle spalle!

Dopo aver considerato ciò che non è il nostro lavoro — un dibattito parlamentare — è bene essere chiari su ciò che è: un lavoro di discernimento in comune. Come la disposizione dell’aula, anche il tempo che trascorreremo insieme è organizzato in modo da facilitare il nostro lavoro. Abbiamo già vissuto un momento fondamentale: il ritiro che ha aperto l’Assemblea. Non possiamo discernere insieme senza pregare insieme. Per questo invito tutti a conservare nel cuore la disposizione interiore e i frutti del ritiro. Per aiutarci a farlo, nelle prossime settimane vivremo altri momenti di spiritualità in comune, e ogni mattino possiamo celebrare insieme l’Eucaristia qui accanto, nella Basilica di San Pietro, prima dell’inizio delle sessioni.

Sapete già molto dell’organizzazione dei lavori delle prossime settimane, perché avete ricevuto informazioni in merito dalla Segreteria generale nel mese di agosto. In breve, il nostro lavoro sarà suddiviso in cinque moduli. I primi quattro saranno dedicati al discernimento sui temi proposti nell’Instrumentum laboris, seguendo l’ordine delle sue parti (Sezioni A, B1, B2, B3) e utilizzando le Schede di lavoro predisposte a questo scopo. Quella relativa alla Sezione A, che iniziamo oggi, vi è stata distribuita a Sacrofano. Trovate le altre nell’Instrumentum laboris. L’ultimo modulo sarà invece dedicato alla discussione e all’approvazione della relazione di sintesi, che poi consegneremo al Santo Padre.

Ogni modulo vedrà l’alternarsi di momenti in assemblea plenaria, le Congregazioni Generali, e lavori di gruppo, o Circoli Minori. In questo modo, il nostro discernimento beneficerà sia dell’approfondimento reso possibile dal lavoro in piccoli gruppi, sia del dialogo su scala universale che è la caratteristica e il privilegio di un’Assemblea come la nostra.

In continuità con il cammino del Popolo di Dio negli ultimi due anni, il lavoro nei Circoli Minori seguirà il metodo della conversazione nello Spirito. Non mi dilungherò nella spiegazione di questo metodo perché lo abbiamo già sperimentato a Sacrofano nel lavoro pomeridiano. Desidero invece cogliere l’occasione per ringraziare i facilitatori, la cui vigilanza sul metodo e sul rispetto dei tempi ci permette di concentrarci sui temi oggetto del nostro discernimento. Aggiungo un ringraziamento agli esperti, che avranno il compito, certamente impegnativo, di sintetizzare progressivamente i frutti del lavoro dei Circoli Minori e delle Congregazioni Generali in vista della stesura della relazione di sintesi su cui lavoreremo nel modulo conclusivo.

Uno dei punti di forza del metodo della conversazione nello Spirito è che permette a ciascuno di esprimere il proprio punto di vista, valorizzando le consonanze senza trascurare le differenze, ma soprattutto scoraggiando polarizzazioni e polemiche. Come ha scritto recentemente il Santo Padre, «nella conversazione nello Spirito troviamo un cammino di partecipazione orientato alla comunione e al rinnovamento della missione, che incoraggia la partecipazione di tutti e accoglie nella comunione e nell’unità la grande diversità che siamo»[1]. Mira a costruire il consenso senza dividere in fazioni o schiacciare nell’uniformità. In questo modo favorisce il passaggio dall’ascolto reciproco all’ascolto dello Spirito. Come spiega l’Instrumentum laboris, «Le tracce che l’ascolto delle sorelle e dei fratelli produce nell’interiorità di ciascuno sono il linguaggio con cui lo Spirito Santo fa risuonare la propria voce: quanto più ciascuno si sarà nutrito della meditazione della Parola e dei Sacramenti, crescendo nella familiarità con il Signore, tanto più sarà capace di riconoscere il suono della Sua voce (cfr. Gv 10, 14.27), anche grazie all’accompagnamento da parte del Magistero e della teologia» (n. 38). In questo quadro, cambia anche il significato del consenso raggiunto. Ad esempio, al termine di ogni modulo, dopo il lavoro in gruppi e la discussione in plenaria, ciascuno dei Circoli Minori sarà chiamato a redigere una Relazione sul lavoro svolto, esprimendo ciò su cui c’è accordo, ma anche eventuali divergenze o questioni su cui continuare la riflessione. Su questa Relazione il gruppo sarà chiamato a esprimere un consenso, che è innanzitutto il riconoscimento che essa rappresenta fedelmente il lavoro svolto insieme, nel rispetto di ogni persona che l’ascolto profondo previsto dal metodo richiede e allo stesso tempo incoraggia. Per queste ragioni, il metodo della conversazione nello Spirito sembra particolarmente adatto all’obiettivo e allo stile di questa Assemblea.

Il mio auspicio è che durante questo mese di lavoro possiamo elaborare una road map per l’anno prossimo, da affidare poi al Santo Padre. Idealmente, questa road map dovrebbe indicare i punti in cui sentiamo che è stato raggiunto un consenso tra di noi e soprattutto all’interno del Popolo di Dio, identificando i possibili passi da intraprendere come risposta alla voce dello Spirito. Ma dovrebbe anche dire dove è necessaria una riflessione più profonda e che cosa potrebbe favorirla.

Grazie per aver accettato la chiamata a far parte di questa Assemblea. Grazie per la vostra fiducia nello Spirito Santo, grazie per la vostra disponibilità ad ascoltarvi reciprocamente come figli dello stesso Padre, fratelli e sorelle in Cristo.


[1] Pope Francis, “Prólogo”, in Guerrero Alves J. A. – Martín López O., Conversación espiritual, discernimiento y sinodalidad, Editorial Sal Terrae, Maliaño (Cantabria), 2023, p. 10. [Originale spagnolo: En la conversación en el Espíritu encontramos una vía de participación orientada a la comunión y renovación de la misión, que alienta la participación de todos y acoge en la comunión y en la unidad la gran diversidad que somos].