La XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi

Nella seconda parte della congregazione ha preso nuovamente la parola il cardinale Hollerich per presentare la sezione a dell’«Instrumentum laboris». Questa una traduzione italiana del suo intervento pronunciato in inglese.
Per una Chiesa sinodale. Un’esperienza integrale
Introduzione al Modulo 1
Due discorsi di fila della stessa persona sembrano un po’ una penitenza... Cercherò allora di essere breve, ma sono convinto che possa essere utile un’introduzione al primo modulo dei nostri lavori, che cominciamo adesso e che ci terrà occupati fino a sabato mattina.
Questo modulo è pensato innanzi tutto per permetterci di “scaldare i motori”, fare esperienza concreta delle modalità di lavoro che utilizzeremo anche nei moduli successivi, e soprattutto imparare come rendere feconda l’alternanza tra Circoli Minori e Congregazioni Generali. Ne ho già parlato nel mio intervento precedente e perciò non mi dilungo.
Ma questo primo modulo ha anche un’altra funzione, ben più importante. Deve servirci a prendere contatto con la sinodalità come visione d’insieme, o meglio, come dice il titolo del modulo, con la Chiesa sinodale come esperienza integrale. Si tratta di un passaggio di fondamentale importanza per i nostri lavori. La trattazione delle diverse questioni che ci impegnerà nei moduli successivi ha infatti bisogno di collocarsi all’interno di un orizzonte d’insieme, che costituisce la prospettiva di senso ed evita la dispersione nei dettagli. Al tempo stesso la concretezza delle questioni che affronteremo più avanti libera lo sguardo d’insieme dal rischio dell’astrazione e della generalizzazione. Così, tra il primo modulo e i successivi vi è un rapporto dinamico di importanza vitale per la fecondità del nostro discernimento. Per questo l’Instrumentum laboris ci ricorda che il nostro impegno durante i lavori dell’Assemblea è «mantenere la tensione tra lo sguardo di insieme, che caratterizza il lavoro a partire dalla sezione A, e l’identificazione dei passi da compiere, necessariamente concreti, a cui punta invece il lavoro a partire dalla sezione B» (n. 16). Così sabato a pranzo concluderemo il Modulo 1, ma non lo manderemo in archivio: ci porteremo dietro la capacità di nutrire una visione d’insieme che nei prossimi giorni siamo chiamati ad allenare.
Per cominciare questo allenamento vi propongo di esercitare la facoltà della memoria, nel suo senso più profondamente spirituale. Tutti noi qui siamo membri del Popolo di Dio e in quanto tali da due anni ci siamo messi in cammino lungo il percorso del Sinodo. Questo cammino fatto insieme ha lasciato in ciascuno di noi delle tracce: pensieri, emozioni, sentimenti, intuizioni, dubbi, paure, entusiasmi... Per affrontare il primo modulo ciascuno ha bisogno di riconnettersi con questo patrimonio. So bene che, per tante ragioni, non tutti ci siamo coinvolti allo stesso modo nel processo sinodale. Per alcuni di noi — penso in particolare a coloro che hanno lavorato per realizzare le Assemblee continentali, vi hanno preso parte e hanno contribuito alla stesura dei Documenti finali — il processo sinodale è stato probabilmente l’impegno più importante dell’ultimo anno. Altri lo hanno vissuto in modo più defilato, fidandosi delle équipe sinodali che avevano nominato. Verosimilmente questi ultimi avranno una memoria personale meno ricca, ma possono fare riferimento anche a quanto hanno sentito raccontare da coloro che hanno partecipato più attivamente: altri vescovi della medesima Conferenza episcopale, ma soprattutto sacerdoti, diaconi, religiose e religiose, laici e laiche con cui sono stati in contatto lungo questi ultimi due anni. La memoria con cui entrare in contatto è quella collettiva del Popolo di Dio, non solo quella personale di ciascuno. Per questo possono aiutare anche i molti documenti prodotti lungo il processo sinodale: la sintesi della propria diocesi, quella della propria Conferenza episcopale, il Documento di lavoro per la Tappa continentale, il Documento finale dell’Assemblea del proprio continente, e soprattutto la Sezione A dell’Instrumentum laboris.
È questa enorme ricchezza che la Scheda di lavoro che avete ricevuto a Sacrofano prova a compendiare nella prima pagina, che serve a introdurre la domanda per il discernimento. Voglio riprenderla qui perché durante il lavoro dei prossimi giorni è fondamentale che abbiamo ben presente che il nostro obiettivo è formulare una risposta a questa domanda:
A partire dal cammino della Chiesa locale da cui ciascuno proviene e dai contenuti dell’Instrumentum laboris, quali segni distintivi di una Chiesa sinodale emergono con maggior chiarezza e quali hanno bisogno di essere maggiormente riconosciuti, evidenziati o approfonditi?
Questa domanda ci indica con chiarezza a che cosa fare attenzione quando ciascuno scaverà nella propria memoria del processo sinodale, e soprattutto quando domani condivideremo i frutti di questo lavoro. Lasciamo che emergano i punti su cui sentiamo esserci grande chiarezza, ma non tralasciamo quelli su cui invece ci pare che ci sia ancora del lavoro da fare, su cui c’è mescolanza di luci e di ombre, senza paura di indicare i motivi di incertezza o di dubbio.
Domani passeremo l’intera giornata lavorando nei Circoli Minori e dunque applicando il metodo della conversazione nello Spirito. Mi piace ricordare qui il modo in cui sinteticamente la descrive il n. 37 dell’Instrumentum laboris: «la conversazione nello Spirito può essere descritta come una preghiera condivisa in vista di un discernimento in comune, a cui i partecipanti si preparano con la riflessione e la meditazione personale. Si faranno reciprocamente dono di una parola meditata e nutrita dalla preghiera, non di una opinione improvvisata sul momento». Perché il nostro lavoro sia fruttuoso, perché il nostro discernimento in comune possa procedere, bisogna che domani arriviamo preparati.
Alla mattina nei Circoli Minori incominceremo con un momento di ascolto reciproco: ciascuno avrà a disposizione quattro minuti per comunicare quello che più gli sta a cuore. Potrà anche consegnare il proprio intervento, preferibilmente in formato elettronico, alle Segreteria, in modo che entri nei materiali dell’Assemblea. Quattro minuti non sono tanti, e sono sicuro che ciascuno di noi avrebbe abbastanza da condividere per poter riempire un tempo ben più lungo. Per questo siamo invitati a scegliere quello che più ci pare più importante e più significativo, quello che sentiamo emergere con più forza dalla nostra memoria. Così, se non lo avete già fatto, invito ciascuno a ritagliarsi un tempo di riflessione e preghiera questa sera, oppure domani mattina per chi si alza presto, in modo da mettere bene a fuoco che cosa vuole comunicare nell’intervento di apertura nel Circolo Minore. Il tempo che ciascuno investirà nella preparazione sarà un contributo importante alla qualità del nostro lavoro comune.
In vista di questo lavoro di preparazione, mi permetto di suggerire un brano evangelico: il racconto dell’episodio dei discepoli di Emmaus (Lc 24, 13-35). Lo conosciamo tutti, ma ugualmente ci serve ritornare a meditarlo. I due discepoli camminano in silenzio, con gli occhi bassi. Poi, quando si avvicina Gesù, la sua presenza e le sue domande aprono uno spazio di parola e di ascolto. Iniziano così a raccontare, cioè esercitano la loro memoria, ed è un racconto di speranza ed entusiasmo. Ma poi emergono anche la disillusione, la frustrazione, la rabbia, la paura. Non hanno paura ad affidare tutto questo al misterioso viandante, e scoprono così che ascoltare la sua Parola dissolve la loro pesantezza e trasforma la loro desolazione in una consolazione che cresce. Il n. 36 dell’Instrumentum laboris, che fa riferimento proprio a questo passo, così commenta: «la conversazione nello Spirito costruisce comunione e reca un dinamismo missionario: i due, infatti, fanno ritorno alla comunità che avevano abbandonato per condividere l’annuncio pasquale che il Signore è risorto». Non so se vivremo molti momenti di desolazione durante il nostro cammino insieme, ma confido che, grazie all’opera dello Spirito Santo, nei nostri cuori entrerà la consolazione, che è la condizione per un buon discernimento. Credo che tornare a riflettere, anche brevemente, su questo brano del Vangelo di Luca ci possa aiutare a entrare nel lavoro di domani con le disposizioni giuste.
Termina qui la mia introduzione. Dopo alcuni minuti di silenzio, prenderà la parola madre Ignazia Angelini. Domani, nei Circoli Minori, dovremo camminare insieme. A lei chiediamo quindi di nutrire il nostro Spirito in vista di quell’impegno e so che lo farà prendendo spunto dall’esperienza profonda del grande santo che celebriamo oggi. Infine, due testimonianze ci aiuteranno a entrare in contatto con la memoria sinodale del Popolo di Dio.