· Città del Vaticano ·

La conclusione del ritiro spirituale alla Fraterna Domus di Sacrofano

«Rese duro il volto»: il viso fermo di Gesù è adesione
alla volontà del Padre

 «Rese duro il volto»: il viso fermo di Gesù è adesione alla volontà del Padre  QUO-228
04 ottobre 2023

L’ultima meditazione di madre Ignazia Angelini — tenuta ieri pomeriggio durante il ritiro spirituale che ha coinvolto i partecipanti al Sinodo — commenta il Vangelo della messa vespertina, tratto da Luca. Lo scenario proposto è quello dell’intrapresa del viaggio di Gesù verso Gerusalemme e del suo transito attraverso la Samaria. Viaggio che Gesù affronta con «risolutezza scolpita sul volto, insieme a mitissima pazienza (Lc 9, 51-55) e i discepoli ne sono marchiati a fuoco. A quel fuoco, invita la religiosa, «ci apriamo anche noi, alla sua luce, massimamente generativa per il cammino sinodale».

La via la indica il Cristo: «Gesù inaugura uno stile di cammino, neppure oggi scontato. Chiede ascolto instancabile e profondo». Che è poi, nel commento della religiosa, la via che oggi si apre ai passi dei sinodali. E continua: «Gesù decide di salire verso la città santa e il suo volto si fa duro come pietra. E Luca conferisce rilievo focale a questa decisione. Il riferimento alla direzione del cammino rimane costantemente sullo sfondo e struttura la ricca sequenza di incontri e insegnamenti di Gesù, per via. Inizia il tempo di un’attenzione privilegiata, itinerante, ai discepoli. Lui decide il cammino, e manda avanti i suoi (finora lo seguivano, ora devono andare da soli). E questo tratto ci riguarda da vicino». Anche noi siamo chiamati al tempo stesso alla sequela e alla missione: a seguirlo e ad annunciarne la venuta.

Nell’intraprendere il cammino Gesù mostra ai suoi un volto di pietra: «Non un irrigidimento muscolare, tantomeno rigidezza autocratica, ma segno dell’intensità della passione che lo lega al Padre fin da fanciullo». Madre Ignazia descrive il viaggio di Gesù come un viaggio di sofferenza verso la Sofferenza. Infatti, quel viaggio a proposito del quale Gesù ha tentato di istruire i suoi discepoli con i precedenti due annunci della sua passione (Lc 9, 22.43-45), impone condizioni molto severe per giungere a destinazione (24, 36-52): la sequela di Gesù mai — in nessuna sua tappa — si aggiunge alla vita di prima, ma esige di scegliere sempre di nuovo la via “altra”, sulle sue orme.

I discepoli invece non scelgono, la loro scelta è limitata alla sola sequela di Gesù. «Lo seguono: ma non sanno dove egli va, e — per ora — non vogliono quello che egli vuole. Eppure lo seguono». Il cammino che seguono «è un processo inarrestabile, tra gli eventi, sospinto dallo Spirito. Per via ci sono perdite su cui non si può rimanere impigliati». E avverte: «Un processo non privo d’intoppi e di equivoci, che anche il cammino sinodale conosce bene». E nel parallelo tra il cammino di Gesù e quello delle donne e degli uomini chiamati al Sinodo, la monaca benedettina conclude: «Inizia dunque qui, in Lc 9, 51 un’avventura di fede il cui stile — celebrato nell’Eucaristia e interiorizzato — tocca fino al profondo questo nostro cammino sinodale. La qualità umana e cristiana dell’appartenenza ecclesiale chiede oggi — come già in principio (1 Gv 1, 1; 2, 24; 3, 11) — un deciso ridimensionamento, un radicale ripensamento della nostra postura nella missione. Liberare lo sguardo da ogni impazienza e attivismo imprenditoriale, da tante pretese, da ogni risentimento e spirito di rappresaglia. Il volto fermo di Gesù non va confuso con la determinazione di procedere a qualunque costo nel proprio progetto, ma è ispirato dalla passione di desiderio che attira verso il compimento della volontà del Padre. Che è incondizionata misericordia. “Questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto mi ha dato” (Gv 6, 39)».