· Città del Vaticano ·

La buona Notizia
Il Vangelo della XXVII domenica del tempo ordinario (Mt 21, 33-43)

Il dito nella piaga

 Il dito nella piaga  QUO-227
03 ottobre 2023

Trarre le conclusioni, arrivare al punto, al vivo del problema. Diventa necessario nei momenti critici, decisivi, quando si mette alla prova di che pasta siamo fatti, cosa resta in fondo, quando tutto cambia e entra in crisi.

È quello che invita a fare Gesù, guarda caso proprio quando parla con i “capi dei sacerdoti” e gli “anziani”: sta chiedendo conto alla sapienza dei dottori della legge sull’osservanza di quella stessa legge, da lui presentata non in dogmi, princìpi, articoli e commi, ma attraverso le storie di persone e cose quotidiane.

Racconta la storia di una coltivazione, cioè di una cura, e di un successivo tradimento di quella cura. Un quadro drammatico, in cui regna un’ingiustizia cieca, in cui la ribellione al signore della vigna non ha spiegazioni e la sproporzionata violenza sui suoi servi e su suo figlio non trova alcuna giustificazione, né la cerca. La cieca volontà di distruzione è rappresentata in poche immagini: bastonare, lapidare, uccidere. Tutto alla ricerca di un’affermazione di sé tanto prepotente quanto vana: pretendere di ereditare la vigna, per impossessarsene.

Da un lato la cura paziente di un signore, che insiste a richiamare i contadini che avrebbero dovuto curare la vigna e dare frutto; dall’altro lato la pura usurpazione, la depredazione e la brama di possesso. Gesù sembra chiedere: da che parte state?

Gli viene risposto nel modo più ovvio: certamente dalla parte del signore, dalla parte degli “altri contadini” che saranno chiamati a sostituire quelli ribelli. A parole, nessun dubbio.

E qui viene rivelata la dissonanza più profonda fra sapienza e vita, princìpi ed esperienza, la differenza drammatica fra razionalità ed esperienza vissuta. Gesù mette il dito in quella piaga. Citando il Salmo, stana l’ipocrisia di chi vuole pararsi dietro enunciazioni di principio, facili prese di posizione e condanne che puntualmente ricadono sui chi si erge a giudice; e ricorda invece il senso profondo suggerito dai canti di Davide: la pietra scartata è quella fondamentale, e viceversa chi si sente fondamentale sarà sostituito. Persino il popolo eletto, affonda Gesù, sarà sostituito nel regno di Dio da un popolo che ne produca i frutti. Questo sarà un “altro” popolo, o forse a un popolo-altro, successivo, un popolo che verrà, che sarà senza smania di primogenitura e ambizione sull’eredità. Quel popolo è la missione che Cristo sta indicando.

Sembra arrivare un punto in cui le chiacchiere cessano, la vita incalza e chiede conto di chi siamo, non di chi diciamo di essere. Una crisi vitale, essenziale per qualsiasi salvezza e significato, in cui Qualcuno ti chiede non di enunciare massime etiche e giudizi moralistici, ma di deciderti più in profondità: «Chi sei»? 

di Riccardo Sabato