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Verso il Sinodo

Dalla Parola di Dio e da Maria quell’apertura allo Spirito che serve al Sinodo

 Dalla Parola di Dio e da Maria  quell’apertura allo Spirito che serve al Sinodo  QUO-227
03 ottobre 2023

Gli interventi di suor Ignazia Angelini


Scrittura e preghiera liturgica sono le fonti ispiratrici delle meditazioni offerte da madre Ignazia Angelini, monaca benedettina del monastero di Viboldone, ai partecipanti al Sinodo chiamati ad una preparazione spirituale di due giorni tesa ad aprire menti e cuori alla determinante presenza dello Spirito. La religiosa ha introdotto la celebrazione della messa nel pomeriggio di lunedì 2 ottobre con una meditazione intitolata “Sulla soglia dell’Eucarestia” e si è soffermata sul Vangelo in cui Gesù conclude la prima fase del suo itinerario missionario, per iniziare la via verso Gerusalemme (Lc 9, 51-56). Una sorta di “nuova partenza” per Gesù, in salita — spiega la religiosa — «dopo l’impatto col rifiuto dei capi, e con la lentezza dei discepoli». Con evidente riferimento analogico all’impegno che attende i “sinodali” madre Ignazia evidenzia l’incomprensione e lo sconcerto dei discepoli all’annunzio che Gesù fa della sua prossima passione. «Così nel cuore, e tra di loro, per via sorge — paradosso! — un dialogismòs, una discussione, una conversazione (non propriamente spirituale...). Un po’ come per i discepoli di Emmaus, quando il fitto “parlarsi addosso” è dispersivo, e non porta da nessuna parte. Conosciamo bene questa fatica comunicativa... Ma Gesù, non per questo arretra: maestro di autorità “diversa”, tutta la paziente pedagogia divina si rivela in lui. Deciso, con una stupenda quanto semplice azione simbolica svela i pensieri del cuore: attirando a sé un piccolo — paidìon — li spiazza e ne capovolge la direzione. Per aprire la loro mente al mistero del Regno, di Dio e degli umani, si prende vicino un bambino, come a dire: “L’ordine vero è altro. È altro il modo di seguirmi. Altro il servizio al Regno. Altro il comando. Altra la priorità: accogliermi, allo stesso modo in cui si accoglie un piccolo. Dio, il Padre, è così!”». E venendo all’impegno attuale della chiesa madre Angelini ammonisce: «C’è un profondo legame tra come la comunità cristiana si rapporta all’irrilevante, il povero, l’invisibile — addirittura talora l’importuno — da un punto di vista mondano, e l’accoglienza del disegno di Dio. E questa visione non può non informare l’intero processo sinodale. Al di là di ogni retorica e bamboleggiamento. È un rovesciamento dei criteri, a partire da ciò che si agita nel cuore. E anche il tono della conversazione spirituale farà bene a lasciarsene evangelizzare». E conclude: «Questo Vangelo è un potente faro per gli incontri sinodali. Dice un metodo, una conversione incessante da operare, un modo di camminare sulla via del Vangelo, seguendo le orme di Gesù. Dice uno stile sinodale, cioè discepolare, a fronte di eventi insoliti e differenze insidiose, agli stessi conflitti — interpersonali o di coscienza». E allora il vero tema che siamo chiamati ad affrontare in questo sinodo sulla sinodalità è «come discernere, e accogliere, il piccolo, il povero, nella chiesa di oggi?».

La seconda meditazione (intitolata “Il Magnificat, uno sguardo giovane sul mondo e sulla chiesa”) di madre Angelini è invece relata alle lodi di questa mattina. Il Magnificat, il canto dell’Inizio che da compimento a ogni giorno della chiesa in preghiera. «E dunque, a sera, la Madre ci attende. La convocazione vespertina d’ogni giorno, nel Magnificat, ci ospita e ci rivela come portare a compimento ogni opera intrapresa nell’obbedienza della fede. Al calare d’ogni sera, la Madre di Dio ci attende con il suo canto. Un canto straordinario nel suo potenziale di lettura profetica della storia. Sintesi “materna” che raccoglie e dà luce alla nostra sfilacciata vicenda umana. E indica la via».

Poiché nell’incontro tra Maria ed Elisabetta emerge una straordinaria reciprocità spirituale, «il Magnificat scaturisce da un’autentica “conversazione spirituale”, quale preghiera concepita per guidare la chiesa e ritmare il suo viaggio nel tempo. I suoi giorni». E anche in questo caso il riferimento analogico all’impegno sinodale è evidente: «Maria consegna il suo canto alla Chiesa di Dio in cammino — per raccogliere in preghiera lo scendere della sera e aprire il futuro a ogni suo passo. Anche gli incontri sinodali. Sarà bene tenerlo presente. Lasciarsi ispirare dall’impossibile di Dio, visto dalla ragazzina di Nazaret, l’Annunziata». E spiega ancora madre Ignazia: «Il canto vespertino della chiesa è anche il soffio che sospinge il cammino sinodale. «Non sta a te compiere l’opera, ma non puoi sottrartene», diceva rabbi Tarfon, uno gli antichi saggi della Mishnà (Avot ii, 19). Ebbene, il Magnificat è per la chiesa e per il suo processo sinodale, grazia quotidiana di compimento; grazia che la sospinge in avanti, al di là delle differenze e contrapposizioni. Spinge coll’intima certezza che il Signore comunque fa grazia, guarda la povertà, conosce — dall’Egitto del popolo oppresso fino al Golgota del Figlio — le nostre fatiche e afflizioni». E infine conclude ricordando che «tra il Benedictus e il Magnificat, il ritmo del cammino della Chiesa è scandito per una narrazione diversa di fatiche, dolori, conflitti, scelte e speranze: come vedendo l’invisibile (Eb 11, 27). Ci sia dato, dallo Spirito Santo in cui siamo battezzati, ci sia dato di non perdere mai il ritmo che questa preghiera “materna” imprime agl’incerti passi della vita, e del cammino sinodale di tutto il santo popolo di Dio».