· Città del Vaticano ·

Un giubbotto per salvare la vita dei migranti in mare sotto il crocifisso di San Damiano

E le persone con disabilità intellettiva indicano la strada

 E le persone con disabilità intellettiva indicano la strada  QUO-226
02 ottobre 2023

Laudato si’, mi’ Signore, per le persone con disabilità intellettiva che vivono l’esperienza di Foi et Lumière e che, suggerendo delicatamente strade e linguaggi ai padri sinodali, hanno interpretato sul sagrato di San Pietro la parabola evangelica del buon samaritano così bene perché di tanti scarti e di rare prossimità ne hanno quotidiana consuetudine.

Laudato si’, mi’ Signore, per i giovani che anche in contesti resi difficili da violenze, ingiustizie e povertà rilanciano la speranza a piene mani: Daniela e la sua Colombia, Wael e la sua Siria — ora lavorano al Jesuit Refugee Service a Roma — e ancora le concrete e appassionate visioni sinodali di Emile con il suo Libano, di Agata con la sua Indonesia, di Tilen con la sua Slovenia.

Laudato si’, mi’ Signore, perché quel giubbotto arancione di salvataggio per i migranti caduti in mare — collocato proprio da Wael sotto il crocifisso francescano di San Damiano, al centro del sagrato di San Pietro — non è un simbolo disperato di morte ma il segno della speranza della vita.

Laudato si,’ mi’ Signore, perché è divenuta normalità fraterna l’alternarsi, allo stesso ambone, di rappresentanti delle diverse chiese e confessione cristiane nel proclamare insieme la parola di Dio e nel formulare preghiere comuni.

Laudato si’ mi’ Signore, per l’intreccio di voci (e di storie) dei cori che raccontano l’Ucraina, la Nigeria, la Serbia di tradizione ortodossa e per la modulazione spirituale dell’esperienza di fraternità della comunità di Taizé che ha accompagnato, come una carezza, tutta la veglia.

Laudato si’, mi’ Signore, per quel Padre Nostro scandito da ciascuna e da ciascuno dei cristiani presenti alla veglia nella propria lingua, ma così fraternamente che quelle parole si sono spiritualmente percepite in una lingua sola.

Ecco il grande e semplice Cantico delle Creature vissuto nel crocevia di San Pietro, nel pomeriggio di sabato 30 settembre, nella veglia di preghiera “ Together - Raduno del popolo di Dio”, promossa per affidare allo Spirito Santo la prima sessione della sedicesima Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi “per una Chiesa sinodale”. I lavori inizieranno mercoledì 4 ottobre, festa di san Francesco d’Assisi, che il Cantico delle creature lo ha composto vivendolo.

Il Papa è arrivato in piazza San Pietro intorno alle 17, accompagnato dall’arcivescovo Diego Ravelli, maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, e da monsignor Leonardo Sapienza, reggente della prefettura della Casa pontificia.

L’incontro con diciannove rappresentanti ecumenici


Insieme a diciannove rappresentanti di diverse Chiese e confessioni cristiane il Pontefice si è fermato in preghiera davanti al Crocifisso francescano di San Damiano, al libro della Parola di Dio e all’icona mariana Salus populi romani collocati al centro del sagrato, con il disegno di un artista egiziano a rappresentare l’esperienza di Foi et Lumière in un intreccio simbolico di mani.

I rappresentanti ecumenici — che hanno preso posto a semicerchio intorno ai tre segni — erano accompagnati dal cardinale Kurt Koch e dal vescovo Brian Farrell, prefetto e segretario del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani.

Erano presenti Bartolomeo, patriarca ecumenico di Costantinopoli; Justin Welby, primate della Comunione anglicana; Mor Ignatius Aphrem ii , patriarca siro-ortodosso di Antiochia e tutto l’Oriente; l’arcivescovo Khajag Barsamian (Chiesa apostolica armena); l’arcivescovo Bernd Wallet (Unione di Utrecht); il vescovo Andrej (Chiesa ortodossa serba); il metropolita Gennadios (Patriarcato di Alessandria); il metropolita Serafim (Chiesa ortodossa romena); il metropolita Mar Barnabas (Chiesa ortodossa sira malankarese); la reverenda Anne Burghardt (Federazione Luterana Mondiale); Mar Paulus Benjamin (Chiesa assira dell’Oriente); il reverendo Elijah Brown (Alleanza battista mondiale); il reverendo Gebrestadik Debeb (Chiesa ortodossa Tewahedo etiopica); il reverendo William Wilson (Pentecostal World Fellowship); il reverendo P. Thaaoufillos El-Soryan (Chiesa ortodossa copta); il reverendo Thomas Schirrmacher (Alleanza evangelica mondiale); il reverendo Marco Fornerone (Tavola valdese); il reverendo Jong Chun Park (Consiglio metodista mondiale); la reverenda Kuzipa Nalwamba (Consiglio ecumenico delle Chiese).

Ispirata allo stile di Taizé e proposta dal priore frère Alois — presente con il suo successore frère Matthew — la veglia è stata organizzata dalla Segreteria del Sinodo dei vescovi, dal Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, dal Dicastero per i laici, la famiglia e la vita e dal Vicariato di Roma — che ha assicurato l’accoglienza dei giovani nelle parrocchie e promosso anche un pellegrinaggio da San Giovanni in Laterano — con il coinvolgimento di circa cinquanta realtà ecclesiali, associazioni e movimenti.

Le quattro gratitudini


Prima dell’incontro di preghiera vero e proprio si è svolto un momento di riflessione — ha fatto presente suor Nathalie Becquart, sotto-segretario del Sinodo — con il riconoscimento di «quattro gratitudini per il dono dell’unità; per il dono dell’altro; per il dono della pace e per il dono della creazione».

Accompagnati dalle testimonianze dei giovani e attraverso la preghiera (con sette “stazioni”) sulla Via creationis, si è arrivati al gesto di srotolare in piazza San Pietro, tra il sagrato e l’obelisco, uno striscione azzurro (lungo dieci metri) a simboleggiare quel «fiume di giustizia e di pace» descritto dal profeta Amos (5, 4) e scelto come tema del Tempo del creato 2023. A portare insieme lo striscione rappresentanti del Sinodo, rifugiati e disabili intellettivi.

La veglia vera e propria si è aperta con il canto Adsumus Sancte Spiritus, il saluto liturgico del Papa e l’invocazione del patriarca Bartolomeo. Le letture, in diverse lingue, del passo della prima Lettera agli Efesini (4, 1-7), del brano evangelico delle Beatitudini (Matteo 5, 1-12) e il canto del salmo 104 e dell’Alleluia (anche in cinese), hanno preparato il tempo di «silenzio davanti al Signore», durato circa otto minuti. Il cuore e l’essenza della veglia.

La preghiera ecumenica e il Padre Nostro


Hanno fatto seguito le preghiere formulate dai rappresentanti ecumenici in arabo, inglese, amarico, armeno, tedesco, italiano, serbo, coreano, mambwe, malayalam, greco e romeno. In particolare si è pregato perché i cristiani «diventino sempre più artefici di pace», «per coloro che soffrono la violenza e la guerra in Ucraina, Myanmar, Afghanistan, Pakistan, Haiti, Nicaragua, Congo, Siria, Sudan, Etiopia e in tanti altri luoghi del mondo» e «per quanti perseverano al servizio della giustizia e della riconciliazione».

E, ancora, è stato invocato «uno spirito di ascolto e di unità», perché i leader cristiani «possano costruire ponti di dialogo e di amicizia con i credenti di diverse religioni». Sono stati ricordati nella preghiera «coloro che dubitano, le minoranze e coloro che soffrono l’isolamento, le vittime del disprezzo e di ogni forma di segregazione».

Una preghiera è stata elevata «per tutti coloro che lasciano la loro terra nella speranza di una vita buona e dignitosa, per i rifugiati, gli immigrati e coloro che li accolgono». E tra le intenzioni di preghiera non è mancato il ricordo delle «vittime del cambiamento climatico e dell’inquinamento, di tutti coloro che lavorano per salvaguardare la biodiversità e il creato, di coloro che cercano di mantenere la terra abitabile per tutti gli esseri viventi».

Si è, inoltre, pregato per affidare a Dio i lavori del del Sinodo e per «i membri dell’Assemblea e i delegati fraterni delle Chiese cristiane che vi parteciperanno».

Un’altra preghiera è stata innalzata per le persone «perseguitate», «per le vittime della violenza, dell’abuso e dei soprusi nella Chiesa e nella società» e «per coloro che accompagnano le vittime nel cammino verso la guarigione, la giustizia e la libertà».

Infine sono stati ricordati «i catechisti, i laici impegnati, i fratelli e le sorelle delle comunità religiose e tutti i pastori, affinché siano sempre più servitori della comunione».

Dopo le intercessioni di preghiera, Papa Francesco ha pronunciato l’omelia.

La veglia si è conclusa, intorno alle 19, con il Padre Nostro — introdotto dal primate anglicano Justin Welby — e poi con la preghiera e la benedizione comune — al centro del sagrato — del Papa e dei diciannove rappresentanti ecumenici che ha poi personalmente salutato. A ciascuno sono stati donati alcuni semi da piantare nelle proprie terre, come segno di unità e sinodalità in riferimento al passo della prima Lettera ai Corinzi (3, 6): «Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma Dio ha fatto crescere».

Dopo la veglia, il Crocifisso di San Damiano è stato portato dal sagrato sulla piazza per dare l’opportunità a tutti di pregare accanto a quel Legno, affidando «a Cristo i propri pesi e le situazioni di sofferenza nel mondo».

Quel sobrio bosco di frammenti di natura


Mettendo in atto i contenuti dell’enciclica Laudato si’ e a pochi giorni dalla pubblicazione dell’esortazione apostolica Laudate Deum, i partecipanti alla veglia sono stati abbracciati da un “quadro verde” allestito, per l’occasione, da Confagricoltura, con i suoi 103 anni la più antica organizzazione di rappresentanza e tutela dell’impresa agricola italiana.

Un sobrio bosco, composto da «frammenti di natura» che «simboleggia la biodiversità e un invito a tutelarla», ha collegato il centro della piazza alla basilica, tra «chiome multiformi» di allori e ulivi, e «una “cascata” di arbusti, graminacee, erbacee e fioriture». Hanno collaborato Assoverde e l’architetto Virna Mastrangelo per Greenatelier.

In pullman verso Sacrofano


A conclusione della veglia, i partecipanti al Sinodo sono partiti insieme in pullman, intorno alle 20.30, dal Vaticano alla volta della “Cittadella dell’accoglienza” Fraterna Domus a Sacrofano — alle porte di Roma, distante circa 20 chilometri — dove è subito iniziata l’esperienza del ritiro spirituale che si concluderà alla stessa ora di martedì 3 ottobre.

Le giornate di domenica, lunedì e martedì sono scandite dalle Lodi, introdotte dalle meditazioni di madre Ignazia Angelini; dalle meditazioni di padre Timothy Radcliffe intervallate dal silenzio e dalla preghiera personale; e da «riunioni di gruppo di conversazione nello Spirito». Quindi la celebrazione eucaristica, preceduta da una seconda meditazione di madre Angelini.