· Città del Vaticano ·

Il saluto del primo dei nuovi cardinali

Una chiamata all’umiltà

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30 settembre 2023

All’inizio del Concistoro, il cardinale Prevost, come primo dei nuovi porporati, ha rivolto al Pontefice il seguente indirizzo d’omaggio.

Beatissimo Padre,

A nome di tutti i cardinali eletti, voglio esprimerle la gratitudine e anche il profondo rispetto e l’affetto che ci uniscono in questo momento. La ringraziamo perché la scelta che lei ha fatto ci permette di essere sempre più al servizio della missione di annunciare con gioia il messaggio del Vangelo. Sentiamo profondamente il peso di questa nuova responsabilità, conoscendo la nostra inadeguatezza.

Le siamo grati perché, con questa nomina, ci considera degni della sua fiducia e in grado di esprimere un discernimento utile al complesso governo della Chiesa universale. Dal suo esempio personale, ci sentiamo esortati a cercare la radicalità evangelica di ogni nostra azione, ad orientare il pensiero ad una lettura della Chiesa e del mondo che vorremmo vedere con uno sguardo capace di comunicare l’amore e la misericordia di Dio.

Non possiamo nascondere la consapevolezza del peso di questo nuovo servizio. Sappiamo che una carica porta con sé un carico, ciò che i latini sintetizzavano con l’espressione «Honos habet onus», ogni onore comporta un peso, per dirlo con sant’Agostino: «Magis onus est quam honor» (serm. 355). Chi lavora manualmente sa, che per portare un peso in sicurezza è meglio non alzarlo troppo da terra, da quell’humus che ci porta all’origine di ciò che è fondamentale per ogni discepolo di Cristo: l’umiltà.

Questo compito è allora una chiamata all’umiltà; è Cristo che ci interpella attraverso la sua persona, Santo Padre, e cogliamo l’occasione per implorare con maggior impegno l’assistenza dello Spirito Santo di Dio, per servire se fosse necessario, usque ad effusionem sanguinis.

Santo Padre, lei ha voluto celebrare questo Concistoro pubblico prima di inaugurare il prossimo Sinodo sulla sinodalità. Essere una Chiesa sinodale che sa ascoltare tutti, è la via non solo per vivere personalmente la fede, ma anche per crescere nella vera fraternità cristiana. Lei ci ha ricordato che è necessario imparare ad ascoltare come i santi, come san Francesco d'Assisi che ha ascoltato la voce di Dio, la voce dei poveri, la voce dei malati, la voce della natura. «Trasformare tutto in uno stile di vita» (ft, 48). Al di là della ricerca di nuovi programmi o modelli pastorali, sempre necessari e importanti, credo che dobbiamo sempre meglio comprendere che la Chiesa è pienamente tale solo quando veramente ascolta, quando cammina come nuovo popolo di Dio nella sua meravigliosa diversità, riscoprendo continuamente la propria chiamata battesimale a contribuire alla diffusione del Vangelo e del Regno di Dio. La bellezza dell'universalità della Chiesa che si manifesterà nello svolgimento del Sinodo, sarà un segno molto importante, che saprà parlare della missione che tutti noi battezzati abbiamo ricevuto, nella comunione con il successore di Pietro e nella professione della stessa fede.

Santo Padre, oggi siamo noi a dirle: «Si ricordi di pregare per noi». Che questi nuovi “cardini” che oggi istituisce, possano contribuire a rendere la porta della Chiesa universale più pronta ad aprirsi, più veloce nell’accogliere, più capace di ascoltare tutti. Grazie, Santo Padre.