· Città del Vaticano ·

I nuovi cardinali

 I nuovi cardinali  QUO-225
30 settembre 2023

Robert Francis Prevost 
dell’Ordine di Sant’Agostino 
Prefetto del Dicastero per i Vescovi 


«Una missione d’amore con Cristo, nostro Salvatore»; una chiamata a «dare tutta la vita al servizio della Chiesa» in quanto «il colore rosso delle vesti cardinalizie è associato al sangue dei martiri e questo significa grande responsabilità. Vedo questa nomina come parte dello spirito sinodale che tutta la Chiesa vuole vivere». Con queste parole l’agostiniano statunitense Robert Francis Prevost ha accolto la decisione di Papa Francesco di annoverarlo nel collegio cardinalizio.

Sessantotto anni da poco compiuti, ha dedicato gran parte della vita all’annuncio del Vangelo ad gentes, seguendo una vocazione che ha trovato pieno compimento nell’esperienza in America latina, dove ha trascorso quasi trent’anni come missionario, otto e mezzo dei quali da vescovo.

Originario di Chicago, nell’Illinois, dove è nato il 14 settembre 1955 da Louis Marius, di origini francesi e italiane, e Mildred Martínez, di origini spagnole, ha due fratelli, Louis Martín e John Joseph. Compiuti gli studi nel Seminario minore dei padri agostiniani nel 1973, ha conseguito il baccellierato in Scienze matematiche e il diploma in Filosofia presso la Villanova University a Filadelfia nel 1977. Entrato il 1° settembre dello stesso anno nel noviziato di Saint Louis della provincia di Nostra Signora del Buon Consiglio dell’ordine di Sant’Agostino, che comprende gli Stati Uniti d’America centro-occidentali, il 29 agosto 1981 ha emesso la professione solenne. In quel periodo ha studiato alla Catholic Theological Union a Chicago conseguendo il diploma di Master of Divinity (Teologia), con menzione in Missione interculturale. Il 19 giugno 1982 a Roma è stato ordinato sacerdote dall’arcivescovo Jean Jadot, pro-presidente del Segretariato per i non cristiani.

Inviato nel 1985 nella missione agostiniana in Perú, ha prestato servizio come cancelliere della diocesi di Chulucanas e vicario della parrocchia della cattedrale della Sacra Famiglia di Nazareth fino al 1986. Tornato a Roma, nel 1987 ha conseguito il dottorato magna cum laude in Diritto canonico presso la Pontificia università San Tommaso d’Aquino con una tesi intitolata «Il ruolo del priore locale dell’ordine di Sant’Agostino» e, fino al 1988, è stato promotore della pastorale vocazionale e direttore delle missioni della sua provincia con residenza a Olympia Fields.

Ritornato nello stesso anno nel Paese sudamericano, nella missione di Trujillo, per dirigere il progetto di formazione comune degli aspiranti agostiniani dei vicariati di Chulucanas, Iquitos e Apurímac, ha ricoperto gli incarichi di priore di comunità (1988-1992), direttore del Seminario agostiniano (1988-1998) e docente di Diritto canonico, Patristica e Morale in quello diocesano “San Carlo e San Marcello”. È stato anche parroco fondatore di Nostra Signora Madre della Chiesa, oggi parrocchia di Santa Rita da Cascia (1988-1999), e amministratore parrocchiale di Nostra Signora di Montserrat (1992-1999). Dopo 11 anni trascorsi nella città peruviana, ha fatto ritorno a Chicago in quanto eletto nel 1999 priore della Provincia di Nostra Signora del Buon Consiglio e, dopo due anni e mezzo, priore generale degli Agostiniani. Incarico che ha ricoperto per due mandati, fino al 2013, con responsabilità nei processi di progettazione e gestione del suo ordine nel mondo.

Il 3 novembre 2014 è stato nominato da Papa Francesco vescovo titolare di Sufar e amministratore apostolico della diocesi peruviana di Chiclayo, ricevendo l’ordinazione episcopale il 12 dicembre successivo, nella cattedrale di Santa Maria, dall’arcivescovo James Patrick Green, nunzio apostolico in Perú. Co-ordinanti il vescovo emerito di Chiclayo, Jesús Moliné Labarte, e l’arcivescovo metropolita di Ayacucho, Salvador Piñeiro García-Calderón. Come motto ha scelto «In Illo uno unum», parole che Sant’Agostino ha pronunciato in un sermone, l’Esposizione sul Salmo 127, per spiegare che «sebbene noi cristiani siamo molti, nell’unico Cristo siamo uno».

Divenuto ordinario della stessa diocesi il 26 settembre 2015, dal marzo 2018 al gennaio 2023 Prevost è stato secondo vicepresidente della Conferenza episcopale peruviana e, in seno alla stessa, presidente della Commissione per la cultura e l’educazione e membro del Consiglio economico. Membro dell’allora Congregazione per il clero dal 13 luglio 2019, il 15 aprile 2020 è stato nominato da Papa Francesco anche amministratore apostolico sede vacante della diocesi di Callao, ufficio ricoperto fino al 26 maggio 2021. Lo stesso Pontefice lo ha annoverato tra i membri della Congregazione (oggi Dicastero) per i vescovi il 21 novembre 2020 e, lo scorso 30 gennaio, lo ha chiamato a succedere al cardinale Marc Ouellet come prefetto della medesima istituzione (ha preso possesso dell’incarico il successivo 12 aprile) e presidente della Pontificia Commissione per l’America latina, conferendogli in pari tempo il titolo di arcivescovo-vescovo emerito di Chiclayo. È membro dei Dicasteri per la dottrina della fede, per le Chiese orientali, per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, per la cultura e l’educazione, e della Sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari del Dicastero per l’evangelizzazione, dal 4 marzo scorso, e del Dicastero per i testi legislativi, dal 14 giugno.

Claudio Gugerotti 
Prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali 


Riceve la porpora cardinalizia nell’anno in cui cade il centenario della nascita del cardinale Achille Silvestrini (1923-2019), che lo aveva accolto nella comunità universitaria di Villa Nazareth e, da prefetto della Congregazione per le Chiese orientali (incarico ricoperto dal porporato tra il 1991 e il 2000), lo aveva poi voluto come suo stretto collaboratore nelle vesti di sottosegretario del Dicastero alla guida del quale si trova oggi egli stesso. Per l’arcivescovo sessantasettenne Claudio Gugerotti la scelta di Papa Francesco si carica di significati personali, oltre che pastorali ed ecclesiali. «Una responsabilità particolarmente significativa — commenta — ma anche gravosa perché la porpora non è la porpora della gloria, è la porpora del sangue. E io di sangue ne ho visto tanto nella mia missione, come nunzio. Ora, è richiesta una disponibilità a me dal Papa, e prima ancora da Dio, ad essere fedele alla Chiesa e al Pontefice fino a dare la vita, se necessario».

Nato a Verona il 7 ottobre 1955, è entrato a far parte della Pia Società di don Nicola Mazza (allora istituto secolare e oggi società di vita apostolica di diritto diocesano), che continua l’opera del fondatore veronese (1790-1865), il cui carisma consiste nella cura dei giovani e delle giovani che, pur dotati di brillante intelletto, non possono accedere alla formazione scolastica e lavorativa per la loro precaria situazione finanziaria. Gugerotti ha compiuto gli studi medi e medio superiori presso la scuola dell’Istituto intitolato a don Mazza nella città scaligera. Si è iscritto nel 1974 alla facoltà di Lingue e letterature orientali dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove ha conseguito la laurea con una tesi costituita dalla prima traduzione in una lingua europea dell’edizione critica della Storia del vescovo armeno Sebeos (vii secolo).

Ha proseguito la formazione religiosa nella casa di Padova, compiendo in pari tempo gli studi filosofico-teologici presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, sezione parallela del seminario patavino, dove ha conseguito il baccellierato. Emessa la professione perpetua nel 1980, nello stesso anno è stato ordinato diacono dal vescovo di Padova, monsignor Girolamo Bortignon, ed incardinato nella diocesi di Verona. In seguito, dopo aver ottenuto l’abilitazione statale all’insegnamento della lingua inglese nelle scuole superiori, si è iscritto all’Istituto di Liturgia pastorale dell’abbazia di Santa Giustina a Padova, ottenendo la licenza in Liturgia dal Pontificio ateneo Sant’Anselmo con una dissertazione sul commento alla divina liturgia del santo armeno medievale Nerses di Lambron. Per alcuni anni ha proseguito l’insegnamento delle liturgie orientali nello stesso Istituto. Inoltre, presso il Pontificio istituto Orientale a Roma ha conseguito il dottorato in Scienze ecclesiastiche orientali con una tesi sulla liturgia armena delle ordinazioni nell’epoca ciliciana.

È stato ordinato sacerdote il 29 maggio 1982 dal vescovo di Verona, Giuseppe Amari, per il clero della medesima diocesi. Nel corso degli anni successivi ha insegnato presso lo Studio teologico San Zeno e l’Istituto di Studi ecumenici San Bernardino dei Frati minori, nella città scaligera. È stato docente nelle università statali di Venezia, Padova e Roma, alla Pontificia università Gregoriana e al Pontificio istituto Orientale.

Trasferitosi a Roma nel 1985, ha iniziato il suo servizio presso l’allora Congregazione per le Chiese orientali, rimanendovi per 16 anni e diventandone sotto-segretario il 17 dicembre 1997. Nel frattempo, nel 1990 è stato nominato anche consultore dell’Ufficio per le Celebrazioni liturgiche pontificie.

Al suo arrivo nell’Urbe il cardinale Silvestrini lo ha invitato a vivere ed operare con gli universitari di Villa Nazareth. A partire dal 1989, nel monastero romano di Sant’Ambrogio, sede dell’abate preside della congregazione Benedettina sublacense, ha concordato con i propri superiori e con i monaci l’inizio di una comunità universitaria appartenente alla Pia Società di don Mazza. Lì ha risieduto e svolto il suo servizio fino al 2002, anno in cui ha lasciato Roma dopo che Giovanni Paolo ii, il 7 dicembre 2001, lo ha nominato nunzio apostolico in Georgia ed Armenia, assegnandogli al contempo la Sede titolare di Ravello con dignità di arcivescovo. Sei giorni dopo gli è stata affidata anche la nunziatura in Azerbaigian, allargando così la sua missione diplomatica nell’intera regione transcaucasica. «Per Orientalem Viam» il motto scelto. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 6 gennaio 2002 nella basilica Vaticana da Papa Wojtyła, co-ordinanti i futuri cardinali Leonardo Sandri e Robert Sarah.

Da qui è partita la missione di Gugerotti al servizio delle rappresentanze pontificie, che lo ha portato a capo delle nunziature apostoliche in Belarus, dove è stato trasferito da Benedetto xvi il 15 luglio 2011; in Ucraina — il Paese con più cattolici di rito orientale — in seguito alla nomina di Francesco il 13 novembre 2015; e, infine, in Gran Bretagna, trasferitovi da Papa Bergoglio il 4 luglio 2020. Durante il servizio svolto in Ucraina è stato incaricato dal Pontefice di gestire la distribuzione dei 16 milioni di euro del progetto “Il Papa per l’Ucraina” che ha soccorso circa novecentomila bisognosi nella zona orientale del Paese teatro della guerra scoppiata nella primavera del 2014.

In questo periodo, nel 2015 ha ricevuto il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in occasione della visita a Minsk, dal 12 al 15 marzo, per presenziare, tra l’altro, alla cerimonia di benedizione della prima pietra della nuova sede della nunziatura apostolica; e il cardinale Sandri, in Ucraina centro-orientale, al confine con le zone occupate del Donbass, dall’11 al 17 luglio 2017, per manifestare la vicinanza della Chiesa agli sfollati e a tutti i fedeli, greco-cattolici e latini, ma anche alla comunità ortodossa. Sul conflitto monsignor Gugerotti si era pronunciato più volte, esortando la comunità a non rimanere vittima dell’indifferenza. E sempre in base alla sua esperienza e competenza, il 17 dicembre 2020 ha incontrato il presidente bielorusso Alexsander Lukashenko in qualità di inviato speciale pontificio.

Il 21 novembre scorso è stato nominato prefetto del Dicastero per le Chiese orientali, succedendo al cardinale Sandri, dimissionario per raggiunti limiti d’età e ricevendo al contempo il titolo di gran cancelliere del Pontificio istituto Orientale. Gugerotti è anche membro dei Dicasteri per la dottrina della fede, per i vescovi, per la promozione dell’unità dei cristiani, per il dialogo interreligioso, per la cultura e l’educazione, per i testi legislativi, e della Sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari del Dicastero per l’evangelizzazione, dal 4 marzo scorso. Inoltre, è stato chiamato a far parte della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa.

In seguito al devastante terremoto che ha colpito Siria e Turchia la notte tra il 5 e il 6 febbraio scorsi, l’arcivescovo si è recato nei Paesi colpiti dal sisma per esprimere la vicinanza del Pontefice alla popolazione, facendo visita anche a una moschea che accoglieva rifugiati. Il 20 aprile ha aperto a Nicosia il simposio convocato dalla Riunione delle opere di aiuto alle Chiese orientali (Roaco) a dieci anni dall’esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente di Benedetto xvi (14 settembre 2012). Nove giorni dopo Papa Francesco lo ha nominato inviato speciale alle celebrazioni del 25° anniversario dell’incoronazione dell’icona della Madonna di Budslav, in Belarus, svoltesi presso l’antico Santuario mariano nazionale dal 30 giugno al 1° luglio.

Oltre a numerosi articoli e saggi, monsignor Gugerotti è autore di vari volumi nei quali sono condensati la sua esperienza e i suoi studi: tra questi, La liturgia armena delle ordinazioni e l’epoca ciliciana. Esiti rituali di una teologia di comunione tra le Chiese (Roma 2001); L’uomo nuovo un essere liturgico (Roma 2005), tradotto anche in rumeno e in ucraino; Caucaso e dintorni (Roma 2012) e Riflessi d’oriente (Bose 2012).

Víctor Manuel Fernández 
Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede 


È uno degli uomini più vicini a Francesco — di cui è stato stretto collaboratore fin dai tempi dell’episcopato a Buenos Aires — e uno dei teologi più in sintonia con il pensiero e la visione ecclesiale del Pontefice argentino. Suo connazionale, sessantunenne, Víctor Manuel Fernández si è dedicato fin dagli studi giovanili ad approfondire l’inesauribile ricchezza del pensiero cristiano di fronte alle grandi questioni della modernità, individuando piste originali di lettura della storia e di dialogo col mondo. Anche per questo il Papa ha voluto affidargli — appena una settimana prima dell’annuncio del cardinalato — la guida del Dicastero per la dottrina della fede, ricordandogli in una lettera che il suo lavoro «ha come finalità centrale di custodire l’insegnamento che nasce dalla fede per dare ragione della nostra speranza, ma non come nemici che puntano il dito e condannano».

Originario della diocesi di Villa de la Concepción del Río Cuarto, è nato ad Alcira Gigena, provincia di Córdoba, il 18 luglio 1962. Dopo aver conseguito il diploma di perito mercantile (1975-1979) è entrato nel Seminario Nuestra Señora de Loreto di Córdoba e ha completato gli studi teologici presso la facoltà di Teologia della Pontificia Università cattolica argentina (Uca) a Buenos Aires. Il 21 dicembre 1985 ha ricevuto l’ordinazione diaconale e il 15 agosto 1986 quella sacerdotale a Río Cuarto. Nello stesso anno ha conseguito il baccellierato in Teologia presso la facoltà di Teologia dell’Uca e due anni dopo, a Roma, la licenza nella stessa materia, con specializzazione biblica presso la Pontificia Università Gregoriana. Nel 1990, inoltre, è diventato dottore in Teologia presso la medesima facoltà dell’Uca, con una tesi sul rapporto tra sapere e vita in san Bonaventura.

A Río Cuarto è stato formatore e direttore degli studi presso il Seminario tra il 1988 e il 1993 — collaborando, nel contempo, alla pastorale della parrocchia di Nuestra Señora de Fátima — e poi dal 2000 al 2007; consigliere dei movimenti laicali dal 1989 al 1997; direttore dell’Ufficio diocesano per la Catechesi (1992); fondatore e rettore del Profesorado di Scienze sacre e Filosofia “Jesús Buen Pastor”; fondatore dell’Istituto diocesano di Formazione laicale, di cui è stato professore dal 1988 e poi rettore dal 1990 al 1992; vicario parrocchiale di San José de Tegua per la cura pastorale del paese di Alpa Corral tra il 1991 e il 1993 e poi dal 2000 al 2007; parroco di Santa Teresita dal 1993 al 2000; delegato per l’ecumenismo dal 2003 al 2005. È stato anche assistente diocesano e supervisore dell’équipe diocesana di coordinamento del Movimiento de Renovación carismática.

L’impegno come docente lo ha portato in vari centri a Buenos Aires e Córdoba dove ha insegnato Etica, Psicologia, Ermeneutica, Antropologia, Esegesi biblica, Nuovo Testamento, Omiletica e Teologia spirituale, tenendo inoltre diversi corsi di laurea e seminari. È stato professore presso la facoltà di Teologia della Uca, di cui nel 2002 è stato vice decano, poi decano tra il 2008 e il 2009, ricoprendo anche la carica di presidente della Società teologica argentina (2007-2009). È stato inoltre direttore della rivista «Teología» dal 2003 al 2008 e condirettore di varie pubblicazioni della Facoltà di Teologia. Dal 2010 al 2018 ha ricoperto l’incarico di rettore dell’Uca.

Designato nel 2007 da Benedetto xvi a partecipare alla quinta Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano ad Aparecida, in Brasile, è stato anche membro del gruppo di redazione del documento finale. Nell’ambito della Conferenza episcopale argentina ha svolto gli incarichi di perito della Commissione Fede e cultura (di cui è stato eletto presidente nel 2017), di lettore esperto della Commissione di Catechesi e di perito del Segretariato per la Formazione permanente. Ha fatto inoltre parte dell’équipe che ha consigliato i vescovi argentini nell’opera di aggiornamento delle linee pastorali e ha collaborato con il Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) nel campo della riflessione teologica pastorale.

Il 13 maggio 2013 Papa Francesco ha elevato il rettore dell’Uca alla dignità arcivescovile, assegnandogli la sede titolare di Tiburnia. Il 15 giugno successivo monsignor Fernández ha ricevuto l’ordinazione episcopale nella cattedrale metropolitana di Buenos Aires dall’arcivescovo Mario Aurelio Poli, successore di Bergoglio alla guida dell’arcidiocesi della capitale argentina, co-consacranti José María Arancedo, arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz, Andrés Stanovnik, arcivescovo di Corrientes, Eduardo Eliseo Martín, vescovo di Villa de la Concepción del Río Cuarto, e Carlos José Tissera, vescovo di Quilmes. Ha partecipato poi, come membro, ai Sinodi dei vescovi del 2014 e del 2015 sulla famiglia. Il 2 giugno 2018 è stato trasferito all’arcidiocesi di La Plata.

Il 1°luglio di quest’anno Papa Francesco lo ha chiamato a succedere al cardinale gesuita Luis Francisco Ladaria Ferrer, nominandolo prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, presidente della Pontificia commissione biblica e della Commissione teologica internazionale. Per l’occasione il Pontefice gli ha inviato una lettera proprio per affidargli questo importante compito, che — evidenzia tra l’altro il Papa — ha come scopo «accrescere l’intelligenza e la trasmissione della fede al servizio dell’evangelizzazione, affinché la sua luce sia criterio per comprendere il senso dell’esistenza».

Víctor Manuel Fernández è stato membro del Pontificio Consiglio della cultura e consultore della Congregazione per l’educazione cattolica, oggi Dicastero per la cultura e l’educazione, di cui è attualmente membro. Tra libri e articoli scientifici, ha al suo attivo più di trecento pubblicazioni, molte delle quali tradotte in varie lingue, che mostrano un’importante base biblica e un costante sforzo di dialogo della teologia con la cultura, la missione evangelizzatrice, la spiritualità e le questioni sociali.

Emil Paul Tscherrig 
Nunzio Apostolico 


Quarantacinque anni trascorsi nelle rappresentanze pontificie di Europa, Asia, Africa e America al servizio di tre Papi: san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, che nei primi anni del suo pontificato si è rivolto a lui per alcune delicate missioni di mediazione concernenti la crisi politica in Venezuela. È dunque nella diplomazia della Santa Sede che ha svolto principalmente il proprio ministero il nunzio apostolico svizzero Paul Emil Tscherrig, terzo porporato originario del cantone Vallese, dopo Matthieu Schiner (1511) ed Henri Schwery (1991).

Maggiore di otto figli, è nato a Unterems, nella diocesi di Sion, il 3 febbraio 1947. Ordinato sacerdote l’11 aprile 1974, ha conseguito il dottorato in Diritto canonico presso la Pontificia università Gregoriana. Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede il 1° aprile 1978, è stato segretario di nunziatura in Uganda, Corea e Mongolia, Bangladesh. Ha anche prestato la propria opera in Segreteria di Stato dal 1985 al 1996, collaborando con il gesuita — dal 2001 cardinale — Roberto Tucci (1921-2015) alla preparazione dei viaggi internazionali di Papa Wojtyła. Il 4 maggio 1996 è stato nominato arcivescovo titolare di Voli e nunzio apostolico in Burundi, ricevendo il 27 giugno successivo l’ordinazione episcopale, all’altare della Cattedra nella basilica di San Pietro, dal cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato, co-ordinanti il cardinale Schwery e il vescovo Norbert Brunner.

L’8 luglio 2000 è stato trasferito come nunzio apostolico a Trinidad e Tobago, Repubblica Dominicana, Giamaica, Grenada, Guyana, Santa Lucia, Saint Vincent e Grenadine e Bahamas, e delegato apostolico nelle Antille; dal 20 gennaio 2001 ha assunto la nunziatura anche a Barbados, Antigua e Barbuda, Suriname e Saint Kitts e Nevis. Il 22 maggio 2004 è divenuto nunzio in Corea e il 17 giugno successivo anche in Mongolia. Il 26 gennaio 2008 Papa Ratzinger lo ha nominato rappresentante pontificio, con sede a Stoccolma, nei Paesi nordici: Svezia, Danimarca, Finlandia, Islanda e Norvegia. Nell’instancabile missione da un continente all’altro, il 5 gennaio 2012 è stato trasferito alla rappresentanza pontificia in Argentina.

Nel novembre 2013, otto mesi dopo l’elezione di Papa Francesco, ha presieduto la sessione accademica «Il pontificato di Francesco nelle relazioni internazionali» nel campus della Pontificia università cattolica argentina (Uca) a Buenos Aires e due anni dopo, nello stesso mese, ha preso parte alla centodecima assemblea plenaria della Conferenza episcopale argentina. Il 16 giugno 2016, inoltre, ha accompagnato il cardinale Giovanni Battista Re, inviato pontificio in Argentina, alle celebrazioni per l’undicesimo congresso eucaristico nazionale. Il 12 settembre 2017 è stato nominato nunzio apostolico in Italia e San Marino, primo non italiano a ricoprire l’incarico. In questa veste, l’8 maggio 2018 ha presieduto la celebrazione eucaristica nel santuario di Pompei per la tradizionale supplica alla Madonna e ha poi preso parte, dal 14 al 17 giugno successivo, all’incontro annuale dei vescovi orientali cattolici d’Europa svoltosi a Rende (Cosenza), nell’eparchia di Lungro degli italo-albanesi dell’Italia continentale, in preparazione ai festeggiamenti per il primo centenario della sua istituzione (13 febbraio 1919). Il 10 dicembre 2019 ha celebrato la messa nella basilica del santuario di Loreto nell’ambito delle iniziative giubilari per il centenario della proclamazione della Vergine lauretana a patrona degli aeronauti e del mondo dell’aviazione. Sempre nelle Marche, cinque giorni dopo, il 15 dicembre, ha celebrato nella basilica di San Venanzio a Camerino il rito per la riapertura, dopo tre anni, del luogo di culto gravemente danneggiato dal terremoto del 2016. Il 30 gennaio 2022, in Calabria, ha partecipato al rito di apertura della porta santa della cattedrale di Cosenza e presieduto la celebrazione che ha commemorato l’ottavo centenario della consacrazione del tempio; e il 6 settembre dello stesso anno ha celebrato nella chiesa romana di San Gregorio al Celio la messa di suffragio per santa Teresa di Calcutta, nel venticinquesimo anniversario della morte.

Christophe Louis Yves Georges Pierre 
Nunzio Apostolico 


Dal 1977 al servizio della diplomazia della Santa Sede, negli ultimi sedici anni ha svolto il suo ministero prima in Messico e poi negli Stati Uniti d’America, due Paesi lungo i quali corre una frontiera simbolo delle speranze di tanti migranti in cerca di accoglienza. E alla loro sete di riscatto e di futuro ha dato voce l’arcivescovo Christophe Louis Yves Georges Pierre, uno dei due rappresentanti pontifici che, insieme a Emil Paul Tscherrig, riceverà la porpora da Papa Francesco nel prossimo concistoro.

Tredicesimo nunzio nel Paese a stelle e strisce a essere creato cardinale — l’ultimo era stato Agostino Cacciavillan nel 1998 —, settantasette anni, originario della diocesi di Rennes, in Francia, è nato il 30 gennaio 1946 in una famiglia radicata nell’attuale capoluogo della Bretagna e nella città costiera di Saint-Malo da molte generazioni. Ha dedicato gran parte della vita alle esigenze di poveri, malati, immigrati, per i quali ha lottato e più volte richiamato il mondo a non chiudere gli occhi di fronte alla loro sofferenza, in quasi trent’anni di impegno incessante nelle rappresentanze pontificie in Oceania, America e Africa. Proprio nel Continente nero ha passato gran parte della sua infanzia, iniziando gli studi ad Antsirabé, in Madagascar, dove ha completato la formazione primaria, proseguendoli nelle allora colonie britanniche di Malawi e Rhodesia (Zimbabwe). Tornato in patria, ha completato gli studi secondari al Collegio di Saint-Malo con la parentesi di un anno al Liceo francese a Marrakech, in Marocco.

Sentendo maturare la vocazione al sacerdozio, nel 1963 è entrato nel Seminario maggiore Saint-Yves della città natale, dove ha seguito il biennio filosofico — sospendendo poi gli studi dal luglio 1965 all’ottobre 1966 per svolgere il servizio militare — e poi il triennio di teologia. Successivamente, nel 1969, si è iscritto all’Istituto cattolico di Parigi conseguendovi il master in Teologia due anni dopo. Il 5 aprile 1970 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale, nella cattedrale di San Vincenzo a Saint-Malo, dal cardinale Paul Joseph Marie Gouyon, arcivescovo metropolita di Rennes. Ha svolto il primo incarico pastorale come vicario parrocchiale nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Colombes, in diocesi di Nanterre, dove è rimasto tre anni.

Inviato a Roma nel 1973, ha studiato presso la Pontificia università Lateranense conseguendo il dottorato in Diritto canonico quattro anni dopo, essendo al contempo alunno della Pontificia Accademia Ecclesiastica, compagno di studi dei futuri porporati Jean-Louis Tauran, suo connazionale, e Emil Paul Tscherrig (che riceve la berretta cardinalizia insieme con lui in questo Concistoro). Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede il 5 marzo 1977 ha svolto la sua missione nelle rappresentanze pontificie in Nuova Zelanda e nelle isole dell’Oceano Pacifico (1977-1981), poi in Mozambico (1981), Zimbabwe (1982-1986), Cuba (1986-1989), Brasile (1989-1991) e, dal 1991, nella missione permanente presso l’Ufficio delle Nazioni Unite e istituzioni specializzate a Ginevra, in Svizzera.

Il 12 luglio 1995 è stato nominato da san Giovanni Paolo ii arcivescovo titolare di Gunela e nunzio apostolico ad Haiti. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale dal cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, il 24 settembre successivo, nella stessa cattedrale dove era stato ordinato sacerdote; co-consacranti il cardinale Gouyon e Jacques André Marie Jullien, rispettivamente arcivescovo emerito e metropolita di Rennes. Come motto episcopale ha scelto “Si scires donum Dei” (“Se tu conoscessi il dono di Dio”).

Giunto nel Paese caraibico alle prese con una forte instabilità sociale e che per anni aveva vissuto una situazione conflittuale tra Chiesa e Stato, ha cercato di conoscere e mediare le differenze all’interno dell’episcopato locale, occupandosi anche della dimissione dallo stato clericale del presidente Jean-Bertrand Aristide, fino ad allora sacerdote salesiano. Il 10 maggio del 1999 è stato trasferito da Papa Woytjła alla guida della nunziatura apostolica in Uganda: nei quasi otto anni trascorsi in Africa ha sostenuto l’opera dei missionari Scalabriniani, contribuendo notevolmente a sostenere la popolazione svantaggiata attraverso il miglioramento e la diffusione dell’istruzione e dell’assistenza sanitaria, soprattutto nella lotta all’Aids. Dal 25 al 30 ottobre 2002 ha fatto parte di una delegazione in visita ai destinatari dei progetti sostenuti in Uganda con il finanziamento del Pontificio consiglio Cor Unum: case per malati terminali, anziani, disabili, per la cura dei bambini orfani o abbandonati, e strutture per corsi di alfabetizzazione, formazione professionale e un programma di micro-credito. Il 30 dicembre 2003 ha celebrato, nella cattedrale di Maria Regina Mundi a Bujumbura, la messa in suffragio del nunzio in Burundi Michael Aidan Courtney, assassinato il giorno prima a opera di un gruppo armato, per poi sovrintendere la missione diplomatica della Santa Sede nel Paese africano fino alla nomina, il 22 gennaio 2004, del successore, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, oggi segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali.

Il 22 marzo 2007 è stato trasferito da Benedetto xvi alla guida della nunziatura apostolica in Messico, dove ha denunciato fin dall’inizio le diseguaglianze e le violazioni dei diritti umani subite dagli emigranti latinoamericani sulla strada verso il confine con gli Stati Uniti d’America. Nel corso di interventi alle annuali plenarie dell’episcopato messicano ha spesso esortato la comunità cattolica ad agire con trasparenza e onestà, a combattere il narcotraffico e a seguire gli orientamenti pastorali della v Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e dei Caraibi, svoltasi nel maggio 2007 ad Aparecida, non trascurando di approfondire fondamentali tematiche come famiglia, educazione dei giovani, secolarismo imperante.

Nel 2012 ha accolto Papa Ratzinger in visita al Paese dell’America centrale dal 23 al 26 marzo. E lo stesso ha fatto il 12 luglio 2014 con il segretario di Stato Pietro Parolin, giunto nella capitale in occasione del «Colloquio tra Messico e Santa Sede sulla mobilità e sullo sviluppo». Sempre nell’ottica migranti, nel giugno del 2015 ha presenziato all’incontro tra i vescovi del Paese e i rappresentanti del governo per rivedere programmi e protocolli e per arginare il fenomeno della tratta. In occasione della festività della Madonna di Guadalupe, il 12 dicembre 2015, ha guidato una folta delegazione giunta dal Messico per la celebrazione presieduta da Papa Francesco nella basilica Vaticana, anche in vista del viaggio apostolico che il Pontefice ha compiuto dal 12 al 17 febbraio 2016. Il 30 maggio successivo lo Stato messicano gli ha conferito l’“Ordine dell’Aquila d’oro azteca”. Nel frattempo, il 12 aprile dello stesso anno, Papa Bergoglio lo aveva trasferito alla guida della nunziatura negli Stati Uniti d’America, dove Pierre ha proseguito il suo apostolato a difesa degli immigrati. Ha partecipato a manifestazioni ed incontri con i vescovi al confine con il Messico: tra queste a Nogales, in Arizona, nell’ottobre 2016, e a San Juan de Porto Rico, nel febbraio 2017. Nel giugno 2019 ha fatto pervenire un messaggio all’assemblea plenaria della Conferenza episcopale statunitense — riunita a Baltimora per discutere, tra l’altro, sulle misure necessarie per prevenire e reprimere gli abusi sessuali commessi dal clero — nel quale invitava all’ascolto e al confronto, ricordando l’invito di Papa Francesco a camminare insieme e a lavorare in modo sinodale. È intervenuto, fra l’altro, sui temi della misericordia e dell’evangelizzazione nella plenaria del giugno 2021 e dell’unità nella Chiesa durante il cammino sinodale nel novembre successivo.

Pierbattista Pizzaballa 
dell’Ordine dei Frati Minori 
Patriarca di Gerusalemme dei Latini 


Dopo oltre un secolo torna la berretta cardinalizia sul capo di un patriarca di Gerusalemme dei latini. L’ultimo a ricevere la porpora era stato Filippo Camassei, il quale fu nominato cardinale a Roma nel 1919 dopo essere stato esiliato a Nazareth dai turchi e morì 13 mesi dopo senza esser mai ritornato nella Città santa. Oggi tocca al francescano Pierbattista Pizzaballa, che legge nella scelta di Francesco «un segno di attenzione per la Chiesa madre, la Chiesa di Gerusalemme, che ha una vocazione alla universalità, ha la vocazione al dialogo, all’incontro, e soprattutto ha la missione di richiamare tutti i cristiani e i non cristiani all’incontro, soprattutto, alla riconciliazione».

Cinquantotto anni, originario della diocesi di Bergamo — è nato a Cologno al Serio il 21 aprile 1965, da Pietro e Maria Maddalena Tadini — Pizzaballa ha vissuto tutta la sua missione sacerdotale ed episcopale al servizio della Custodia francescana di Terra Santa. Infatti, dopo aver frequentato le scuole medie nel Seminario minore “Le Grazie” di Rimini e conseguito la maturità classica nel giugno 1984 presso il Seminario arcivescovile di Ferrara, è entrato nell’ordine dei Frati minori il 5 settembre dello stesso anno a Ferrara, nel convento di Santo Spirito, e ha trascorso poi l’anno di noviziato nel santuario francescano della Verna (Arezzo), dove ha emesso la professione temporanea il 7 settembre 1985. Dopo il primo ciclo di studi filosofico-teologici, ha conseguito il baccellierato in Teologia presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e ha emesso la professione solenne il 10 ottobre 1989 a Bologna presso la chiesa di Sant’Antonio; quindi, nella cattedrale della stessa città, il 15 settembre 1990 è stato ordinato sacerdote dal cardinale Giacomo Biffi.

Trascorso un breve periodo a Roma, si è trasferito in Terra Santa il mese successivo. Conseguita nel 1993 la licenza in Teologia biblica allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme — con una tesi dal titolo Conoscenza e vita in Genesi 2-3 — nel 1995 ha curato la pubblicazione del Messale Romano in lingua ebraica e ha tradotto vari testi liturgici in ebraico per le comunità cattoliche in Israele. Il 2 luglio 1999 è entrato formalmente a servizio della Custodia francescana di Terra Santa. Dal 1999 al 2003 ha insegnato Sintassi ebraica, Filologia ed Esegesi dell’Antico Testamento presso lo Studium Biblicum Franciscanum. Il 9 maggio 2001 è stato nominato Guardiano del convento dei Santi Simeone e Anna a Gerusalemme ed è stato vicario generale del Patriarca latino di Gerusalemme per la cura pastorale dei cattolici di espressione ebraica in Israele. Nominato custode di Terra Santa per la prima volta nel maggio 2004, per un periodo di sei anni, nel giugno successivo ha fatto il suo solenne ingresso nei luoghi sacri: il 2 al Santissimo Salvatore, il 3 al Santo Sepolcro, il 4 a Betlemme e il 9 a Nazaret. Dal 2008 è consultore della Commissione per i rapporti religiosi con l’Ebraismo in seno al Dicastero (all’epoca Pontificio Consiglio) per la promozione dell’unità dei cristiani.

Nel maggio 2010 è stato riconfermato custode dal ministro generale del suo ordine per un altro mandato di tre anni e, nel giugno 2013, per altri tre. E il 24 giugno 2016 Papa Bergoglio lo ha nominato amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme «sede vacante» fino alla nomina di un nuovo patriarca, elevandolo alla dignità di arcivescovo e assegnandogli la sede titolare di Verbe. «Sufficit tibi Gratia mea» il motto scelto. Il 15 luglio dello stesso anno, in occasione della riunione del Collegio dei consultori del Patriarcato latino, Sua Beatitudine il patriarca emerito Fouad Twal ha proceduto al passaggio di consegne. Pizzaballa ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 10 settembre 2016 a Bergamo, dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, co-consacranti il patriarca emerito Twal e l’ordinario locale Francesco Beschi.

Il 25 ottobre 2016 è stato nominato Pro-gran priore dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e il 13 febbraio successivo è stato eletto vicepresidente vicario della Conferenza dei vescovi latini nelle regioni arabe (Celra). Il 24 ottobre 2020 Papa Francesco lo ha nominato nuovo patriarca di Gerusalemme dei latini, dove ha fatto l’ingresso il successivo 6 novembre.

Stephen Brislin 
Arcivescovo di Città del Capo (Kaapstad) 


Terzo ecclesiastico del Sud Africa a ricevere la porpora dopo Owen McCann, suo predecessore alla guida dell’arcidiocesi di Cape Town negli anni del concilio Vaticano II, e il francescano Wilfrid Fox Napier, l’arcivescovo Stephen Brislin è unanimemente considerato un uomo di pace. Ha sempre lavorato per la riconciliazione in ogni angolo del mondo, distinguendosi per le sue capacità di mediazione unite alla volontà di costruire ponti tra le genti, soprattutto nel suo Paese, alle prese con le ferite ancora non rimarginate dell’apartheid. Inoltre partecipa regolarmente alle riunioni del gruppo “Holy Land Co-ordination”, organizzato dai vescovi della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, che visita assiduamente Israele e Palestina per favorire il dialogo.

Sessantasette anni appena compiuti, è nato a Welkom, nella diocesi di Kroonstad, il 24 settembre 1956, e ha ricevuto la prima istruzione presso i Fratelli delle Scuole cristiane. Entrato nel Seminario di Pretoria, ha studiato Filosofia all’istituto St. John Vianney, Teologia al Missionary Institute a Londra, infine ha conseguito il baccalaureato presso l’Università belga di Lovanio. Ordinato sacerdote il 19 novembre 1983, dal 1990 al 2003 ha ricoperto il ruolo di vicario generale di Kroonstad per poi divenirne amministratore diocesano. Il 17 ottobre 2006 è stato nominato da Benedetto xvi vescovo della medesima diocesi e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 28 gennaio 2007 dall’arcivescovo metropolita di Bloemfontein, Jabulani Adatus Nxumalo; co-ordinanti Hubert Bucher, vescovo di Bethlehem, e Zithulele Patrick Mvemve, vescovo di Klerksdorp. Lo stesso Pontefice tedesco, il 18 dicembre 2009 lo ha promosso arcivescovo di Città del Capo, dove ha fatto l’ingresso il 7 febbraio 2010, solennità di Nostra Signora della Fuga in Egitto, festa patronale della Sede metropolitana. Quale motto episcopale ha scelto “Veritas in Caritate”, tratto dalla Lettera agli Efesini (4, 15).

Dal 2011 al 2019 è stato presidente della Southern African Catholic Bishop’s Conference (Sacbc), che riunisce i presuli di Sud Africa, Botswana ed eSwatini, e, dal 2012 al 2016, dell’Assemblea interregionale dei vescovi dell’Africa meridionale (Imbisa). Uomo di pace, fu molto addolorato dalla morte dell’ex presidente sudafricano Nelson Mandela il 5 dicembre 2013: in un messaggio di cordoglio ricordò come il modo migliore per onorare il suo impegno nel tutelare tutte le religioni e favorire il dialogo fosse quello di «lottare per gli ideali che egli ha accarezzato: la libertà, l’uguaglianza e la democrazia, e difenderli da quanti tentano di corromperli».

Il 18 marzo 2014 ha partecipato all’incontro dei segretari generali del Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam) riuniti a Johannesburg sul tema «Analisi dei principali conflitti in Africa e ruolo degli organismi regionali e continentali nei processi di riconciliazione». Tra l’ottobre 2014 e l’ottobre 2015 ha preso parte alla iii assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi dedicata a «Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione» e alla xiv assemblea generale ordinaria incentrata su «La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo». Nel febbraio 2015 aveva nel frattempo sottoscritto la lettera pastorale elaborata dai vescovi della Sacbc per denunciare il traffico di esseri umani; e, sempre con una lettera pastorale, nel marzo del 2016 ha poi stigmatizzato il persistere del razzismo in Sud Africa, esortando la popolazione a un «dialogo trasparente, razionale e rispettoso, necessario per aprirci a ricevere la guarigione di Dio».

Dopo i due attentati alle moschee sudafricane di Verulam e Malmesbury, nel maggio e giugno 2018, il presule ha espresso dolore e indignazione in un comunicato che invitava tutta la nazione ad impegnarsi per il rispetto della vita umana e la pace. Ciò che hanno testimoniato i giovani di Taizé, nel pellegrinaggio organizzato a Città del Capo dal 25 al 29 settembre 2019 su invito congiunto di Brislin e di altri capi della Chiesa in Sud Africa, tra cui l’arcivescovo anglicano Thabo Makgoba e il vescovo metodista Ziphozihle Siwa.

Ángel Sixto Rossi 
della Compagnia di Gesù 
Arcivescovo di Córdoba 


Alleviare le sofferenze delle fasce più disagiate della popolazione, spendendosi per esse sull’esempio del santo di Loyola: è racchiuso nel motto ignaziano scelto per il suo episcopato — “In tutto amare e servire” — lo spirito del ministero pastorale del gesuita Ángel Sixto Rossi, arcivescovo di Córdoba.

Nella città argentina è nato sessantacinque anni, l’11 agosto 1958, secondo figlio di Ángel Sixto e Delicia Ruiz Caraffa. E nel noviziato dell’allora provincia argentina della Compagnia di Gesù è entrato il 7 settembre 1976, dopo aver completato l’istruzione primaria presso il collegio Alejandro Carbó e gli studi secondari presso l’istituto Gabriel Taborín, dei Fratelli della Sacra Famiglia di Belley, entrambi a Córdoba. Svolti ulteriori studi in Filosofia e Teologia, in parte in Ecuador, il 12 dicembre 1986 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale e si è poi laureato in Teologia spirituale presso la Pontificia università Gregoriana a Roma, con una tesi sul discernimento spirituale in Sant’Ignazio.

Tornato in patria, dal 1990 al 1992 è stato rettore della chiesa di El Salvador, a Buenos Aires; in quel periodo ha aperto l’Hogar San José, per accogliere le persone che vivono in mezzo alla strada, e ha dato vita alla Fondazione Manos Abiertas, organizzazione di beneficenza il cui obiettivo è distribuire vestiti e cibo tra i più poveri e vulnerabili. Dalla prima sede a Villa de Mayo, l’istituzione è ora presente in undici città: Buenos Aires, Córdoba, San Juan, Concordia, Resistencia, Salta, Mar del Plata, San Salvador de Jujuy, Santa Fe, Neuquén e Mendoza. Il programma di assistenza si articola in sei “dimensioni della solidarietà” essenziali: case di accoglienza, salute, educazione, promozione sociale, solitudine, spiritualità. Ciò permette di realizzare in Argentina 67 programmi attraverso varie donazioni e grazie alla collaborazione di numerosi volontari che si organizzano e si coordinano al fine di migliorare e trasformare le condizioni di vita dei più indigenti, manifestando amore «più con i gesti che con le parole». Nel 2019 un documento sottoscritto da Rossi con il provinciale della provincia di Argentina e Uruguay, Rafael Velasco, ha stabilito che la fondazione Manos Abiertas è un’opera apostolica con legami speciali con la Compagnia di Gesù, dato che essa ha riconosciuto nel fondatore sant’Ignazio di Loyola la sua fonte di ispirazione e identità.

Maestro dei novizi gesuiti dal 1992 al 1995, il 9 maggio 1994 ha emesso la professione perpetua e, dal 2013 al 2019, è stato superiore della comunità della Residenza a Córdoba. Ha inoltre predicato esercizi spirituali ignaziani a gruppi di presbiteri, religiosi e laici, pubblicando diversi saggi, e ha lavorato anche come consigliere dell’Ispettoria argentino-uruguaiana dei gesuiti, con sede nella residenza principale dell’ordine a Córdoba, e come coordinatore dell’Equipe missionaria itinerante e assistente spirituale di Manos Abiertas.

Il 6 novembre 2021 è stato nominato da Papa Francesco metropolita di Córdoba — primo gesuita a guidare l’arcidiocesi — ricevendo l’ordinazione episcopale il 17 successivo dall’arcivescovo Carlos José Ñáñez, suo predecessore; co-ordinanti i vescovi Hugo Manuel Salaberry Goyeneche, di Azul, José Ángel Rovai, emerito di Villa María, Jorge Rubén Lugones, di Lomas de Zamora, ed Ernesto Giobando, ausiliare di Buenos Aires.

Luis José Rueda Aparicio 
Arcivescovo di Bogotá 


In prima linea nelle lotte che hanno visto protagonista la Chiesa di Colombia in difesa della riconciliazione e della pace, il sessantunenne Luis José Rueda Aparicio, arcivescovo di Bogotá, ha maturato una grande esperienza a contatto con le realtà periferiche del suo Paese. Le quali, come ha detto più volte, sono state per lui vere scuole di evangelizzazione dove portare la speranza. Tenace difensore dei diritti umani, prima di maturare la vocazione al sacerdozio ha lavorato anche nell’edilizia, nel campo delle comunicazioni e in un cementificio.

Nato il 3 marzo 1962 a San Gil, nel dipartimento di Santander, decimo di undici figli, nella città natale ha frequentato le scuole elementari tra il 1969 e il 1974. Ha completato gli studi secondari tra il 1975 e il 1980 presso il Colegio Nacional San José de Guanentá integrado de San Gil, dove ha ottenuto il titolo di diplomato tecnico in metallurgia. Ha poi lavorato con suo padre, Luis Emilio, nel settore delle costruzioni. Nel 1981 si è dedicato per breve tempo a vari lavori, tra i quali il servizio al Segretariato diocesano per la pastorale sociale (Sepas) e i programmi sportivi sulla stazione radio “Emisora Armonías” di San Gil. Nel 1982 ha lavorato nella fabbrica Cementos Hércules come operaio di laboratorio fino al 31 gennaio 1983, quando è entrato nel Seminario conciliare San Carlos de San Gil, dove ha ricevuto la formazione filosofica, proseguendo quella teologica presso il Seminario arcidiocesano di Bucaramanga dal 1986 al 1989.

Ordinato diacono il 23 novembre 1988 e presbitero, esattamente un anno dopo, dal domenicano Jorge Leonardo Gómez Serna, vescovo di Socorro y San Gil, incardinandosi nel clero della medesima diocesi, dal gennaio 1990 al gennaio 1992 ha guidato la parrocchia del piccolo comune di Albania, nell’attuale diocesi di Vélez, e contemporaneamente è stato eletto, per un mandato di due anni, membro del Consiglio presbiterale diocesano. Quindi, fino all’agosto 1992, è stato parroco di Curití, insegnando pure nel Seminario maggiore in cui era stato studente. Sempre nello stesso anno si è trasferito per un soggiorno di studio a Roma, dove ha conseguito la licenza in Teologia morale presso la Pontificia Accademia Alfonsiana.

Tornato in patria, è stato formatore del Seminario dall’agosto 1994 — quando è divenuto anche membro del collegio dei consultori, continuando l’incarico di docente — al gennaio 2000. Negli ultimi anni di servizio come formatore è stato destinato alla parrocchia di Pinchote (1999-2001), divenendo anche direttore dell’anno propedeutico al Seminario (1999-2000). Successivamente è stato vicario parrocchiale a Mogotes (2001-2003), parroco a Barichara (2003-2004) e, dal 2004 al 2009, vicario pastorale ed episcopale di San Gil. Nel 2010, è stato nominato vicedirettore del Segretariato diocesano per la pastorale sociale (Sepas) e rettore dell’Istituto tecnico per lo sviluppo rurale (Idear).

Il 2 febbraio 2012, appena cinquantenne, è stato eletto da Benedetto xvi alla sede vescovile di Montelíbano, ricevendo l’ordinazione episcopale il 14 aprile successivo, nella cattedrale di San Gil, dall’arcivescovo Aldo Cavalli, nunzio apostolico in Colombia; co-ordinanti l’arcivescovo metropolita di Bucaramanga, Ismael Rueda Sierra, e il vescovo di Socorro y San Gil, Carlos Germán Mesa Ruiz. Come motto episcopale ha scelto “Permanezcan en mi amor”, “Rimanete nel mio amore” (Gv 15, 9). Nel luglio 2017 ha partecipato alla 103a Assemblea plenaria della Conferenza episcopale colombiana ed è divenuto presidente della Commissione per la pastorale sociale e caritativa. Il 19 maggio 2018 è stato promosso da Papa Francesco alla Chiesa arcivescovile metropolitana di Popayán, da dove ha indirizzato subito la propria azione in difesa dei più umili: in particolare della comunità indigena del Dipartimento di Cauca, bersaglio di continue violenze che sfociavano spesso in omicidi; e delle donne costrette ad abortire, invitando medici, operatori sanitari e psicologi ad aiutare maggiormente le più vulnerabili.

Il 25 aprile 2020 è stato trasferito alla Sede metropolitana di Bogotá, dove ha fatto ingresso il 12 giugno successivo nella cattedrale dell’Immacolata Concezione. Definito dall’arcivescovo metropolita di Cali, Darío de Jesús Monsalve Mejia, «uomo sensibile, mistico, vicino alla gente», si è sempre schierato dalla parte degli ultimi e ha preso posizione molte volte contro le manifestazioni di violenza nei confronti dei più deboli, come è accaduto nel luglio 2020, quando ha condannato con parole forti lo sterminio nel comune di Suárez di un’intera famiglia, compresa una bambina di soli cinque anni.

In occasione dell’inaugurazione della scultura intitolata “Jesús habitante de calle” (“Gesù abitante di strada”) nel santuario di Monserrate, sulle colline intorno alla capitale colombiana, il 19 febbraio 2021 monsignor Rueda Aparicio ha lanciato un appello ai governi sudamericani per garantire a migranti e senzatetto il diritto alla terra, alla casa e al lavoro, le cosiddette “tre t” dei movimenti popolari — tierra, techo, trabajo — care al magistero di Bergoglio. L’11 del mese seguente è stato nominato membro della Pontificia Commissione per l’America latina e, a seguito del decesso per Covid del vescovo José Daniel Falla Robles, il 13 maggio successivo amministratore apostolico della diocesi di Soacha. Il 4 luglio dello stesso anno, nell’ambito della iii assemblea plenaria della Conferenza episcopale della Colombia, ne è stato eletto presidente per il triennio 2021-2024, succedendo a Óscar Urbina Ortega, arcivescovo metropolita di Villavicencio.

Nell’ottobre 2022, insieme con alcuni presuli degli episcopati colombiano e venezuelano, si è recato nel comune di Necoclí, nella sottoregione di Uraba Antioquia, in segno di vicinanza a quei migranti che quotidianamente, attraverso la selva di Darién, al confine con Panamá, tentano di raggiungere gli Stati Uniti affidandosi ai trafficanti illegali e subendo ogni tipo di abuso, compreso lo sfruttamento lavorativo e sessuale soprattutto di bambine, bambini e adolescenti.

Grzegorz Ryś 
Arcivescovo di Łódź 


Una vocazione che cammina di pari passo con l’amore per la ricerca storica e teologica, trasmesso agli studenti polacchi da apprezzato docente, caratterizza il ministero dell’arcivescovo di Łódź, Grzegorz Ryś, cracoviense come san Giovanni Paolo II.

A Kraków è infatti nato il 9 febbraio 1964 e dal 1982 al 1988 ha studiato presso le Facoltà di Teologia e di Storia della Chiesa della Pontificia Accademia di Teologia, nonché presso il Seminario maggiore dell’arcidiocesi, in cui ha seguito le lezioni il giovane Karol Wojtyła.

Ordinato sacerdote il 22 maggio 1988 nella cattedrale del Wawel dal cardinale Franciszek Macharski, ha lavorato fino al 1989 nella parrocchia delle Sante Margherita e Caterina a Kęty. Nel 1994 ha conseguito il dottorato in Scienze teologiche con la tesi La pietà popolare medievale in Polonia, insegnando poi Storia della Chiesa, mentre nel 2000 ha ottenuto un post-dottorato in Storia con una dissertazione su Jan Hus di fronte alla crisi della Chiesa riformata. Direttore dell’Archivio capitolare metropolitano di Cracovia dal 2004 al 2007, ha lavorato anche presso l’Istituto di Storia della Facoltà di Storia e Beni culturali della Pontificia Università Giovanni Paolo ii (già Pontificia Accademia di Teologia), diventando, nel 2007, rettore del Seminario maggiore arcidiocesano e, dal 2010 al 2011, presidente della Conferenza dei rettori del Seminario teologico polacco. Durante il processo di beatificazione del Papa suo connazionale ha fatto parte della commissione storica del tribunale rogatorio.

Il 16 luglio 2011 è stato eletto da Benedetto xvi alla Sede titolare di Arcavica e nominato ausiliare di Kraków, ricevendo dal cardinale Stanisław Dziwisz l’ordinazione episcopale il 28 settembre successivo, nella stessa cattedrale dove era divenuto sacerdote; co-ordinanti i cardinali Macharski, arcivescovo emerito, e Stanisław Ryłko. “Virtus in infirmitate” (“La virtù nella debolezza”) il motto episcopale da lui scelto. Dal 1° al 3 giugno 2016 ha partecipato al ritiro spirituale giubilare — voluto da Papa Francesco in occasione dell’Anno santo straordinario della misericordia — che ha riunito a Roma oltre seimila preti e seminaristi. Il mese seguente ha preparato le meditazioni della via Crucis con i giovani della Gmg a Cracovia presieduta il 29 luglio dallo stesso Papa Bergoglio al parco Jordan di Błonia. E proprio dal Pontefice argentino è stato promosso arcivescovo di Łódź il 14 settembre 2017, facendo l’ingresso nell’arcidiocesi, presso la basilica cattedrale di San Stanislao Kostka, il 4 novembre successivo. Tra i suoi primi provvedimenti, la convocazione nel 2018 del quarto Sinodo nella storia dell’arcidiocesi sul tema dell’introduzione del diaconato permanente per combattere la carenza di sacerdoti. Nell’ottobre dello stesso anno ha partecipato alla xv Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi in qualità di presidente, in seno alla Conferenza episcopale polacca, del Consiglio per la nuova evangelizzazione; e l’anno successivo ha creato a Łódź il seminario missionario diocesano internazionale per la nuova evangelizzazione Redemptoris Mater per la formazione di seminaristi del Cammino neocatecumenale. «Grazie a questo seminario — ha affermato in quell’occasione — la diocesi guadagna nuovi sacerdoti e acquisisce un’importante dimensione missionaria. La Chiesa è missionaria per natura e questa missionarietà è necessaria a ogni Chiesa».

Il 25 giugno 2020 è stato nominato amministratore apostolico «sede plena» della diocesi di Kalisz che poi, dal 17 ottobre 2020 all’11 febbraio 2021, giorno della presa di possesso del vescovo Damian Bryl, ha amministrato come «sede vacante». Infine, il 21 novembre successivo è stato annoverato tra i membri dell’allora Congregazione (oggi Dicastero) per i vescovi.

Stephen Ameyu Martin Mulla 
Arcivescovo di Juba 


Un nuovo gesto di grande attenzione da parte di Francesco verso il Sud Sudan, Paese africano insanguinato dalla guerra civile e tra i più poveri al mondo, che il Pontefice ha visitato nel febbraio scorso. È quello racchiuso nella nomina cardinalizia dell’arcivescovo di Juba, Stephen Ameyu Martin Mulla, primo porporato nella tribolata storia di questa giovane nazione, divenuta indipendente dal Sudan solo nel 2011. Dilaniata da un conflitto etnico interno scoppiato appena due anni dopo, alla fine del 2013, questa terra ha ritrovato la pace soltanto nel febbraio 2020. Anche grazie al vescovo di Roma, spesosi con gran forza per questa causa, in particolare nel 2019 quando ne convocò i leader politici a Casa Santa Marta per due giorni di ritiro spirituale, culminati con lo storico gesto del bacio dei loro piedi.

Sessantanove anni — è nato il 10 gennaio 1964 a Ido, nella diocesi Torit, in Equatoria orientale — il giovane Mulla fin dai primi anni di formazione universitaria e di ministero presbiterale ha dimostrato attenzione alle sofferenze delle fasce più disagiate della popolazione, opponendosi con ancor maggior forza ai soprusi e alle violenze perpetrati negli anni terribili del conflitto che ha dilaniato il Sud Sudan. Entrato nel Seminario minore di Torit nel 1978, si è successivamente trasferito nel 1981 in quello di Wau, dove si è diplomato nel 1983. Sentendo maturare la vocazione sacerdotale, è entrato nel Seminario maggiore nazionale Saint Paul, frequentando prima il triennio filosofico, dal 1984 al 1987, nella sede di Bussere, nell’area di Wau, poi quello teologico, dal 1988, a Munuki, distretto di Giuba. Terminato il percorso di studi, è stato ordinato prete il 21 aprile 1991 per il clero di Torit e ha ricoperto i primi incarichi a Khartoum. Nella capitale del Sudan è stato vicario parrocchiale della cattedrale di San Matteo, con la gestione di tre aree pastorali; e nel 1992 è stato trasferito con lo stesso incarico alla chiesa della Beata Assunta in Atbara; l’anno successivo, infine, è divenuto parroco di San Giovanni Evangelista a Shendi.

Nel 1993 è stato inviato a Roma dove fino al 1997 ha studiato presso la Pontificia Università Urbaniana, risiedendo nel Pontificio Collegio San Pietro. Conseguito il dottorato in Teologia dogmatica con la tesi Verso il dialogo religioso e la riconciliazione in Sudan, dopo il rientro in Africa è stato docente al Seminario maggiore nazionale a Giuba, divenendone anche rettore, e al Comboni College (1998-2000). Ha insegnato all’Organizzazione sudanese per la nonviolenza e la democrazia (Sonad), Ong locale della quale è stato anche consulente, dal 1999 al 2008. Nel 2005 ha fondato anche l’Associazione e sviluppo della comunità di Horiok (Hoda). Di questo organismo umanitario è stato consigliere ed assessore fino al 2010. In seguito, dal 2013 al 2016, ha ricoperto le cariche di consulente e cappellano del Gruppo femminile e dell’Organizzazione per l’avanzamento delle donne (Wao) a Gudele, nel circondario della capitale sudsudanese, assistente vice-cancelliere per l’amministrazione e le finanze dell’Università cattolica del Sud Sudan e vicedirettore dell’Istituto di ricerca applicata e sensibilizzazione della comunità (Iarco) del medesimo ateneo.

Il 3 gennaio 2019 è stato nominato vescovo di Torit, ricevendo l’ordinazione episcopale il 3 marzo successivo nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo dall’arcivescovo metropolita di Juba, il comboniano Paulino Lukudu Loro, dopo che la diocesi era rimasta vacante per oltre cinque anni in seguito alla morte del vescovo Akio Johnson Mutek nel 2013; co-ordinanti Michael Didi Adgum Mangoria, arcivescovo metropolita di Khartoum, ed Erkolano Lodu Tombe, vescovo di Yei. Come motto episcopale ha scelto “Joy in the eternal Word made flesh”, (“Gioia nel Verbo eterno fatto carne"). Nel dicembre dello stesso anno è stato promosso alla guida dell’arcidiocesi di Juba, succedendo a monsignor Lukudu Loro che la guidava da trentasei anni.

Il 2 marzo 2020 è divenuto amministratore apostolico di Torit e, dal 21 settembre successivo fino al 24 gennaio 2021, anche della diocesi di Wau, che era vacante dal 6 marzo 2017 a causa della morte del vescovo Rudolf Deng Majak. La Conferenza dei vescovi cattolici del Sudan e del Sud Sudan, del quale è primo vicepresidente dal gennaio 2020, lo ha designato a prendere parte alla prima sessione della xvi Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi in programma dal 4 al 29 ottobre prossimi. In occasione del primo viaggio apostolico di un Pontefice nel Paese africano, ha accolto in Sud Sudan Francesco — che nel febbraio scorso vi si è recato per un pellegrinaggio ecumenico insieme all’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, e al moderatore della Chiesa di Scozia, Ian Greenshields — condividendone e rilanciandone gli appelli alla riconciliazione nella martoriata nazione.

José Cobo Cano 
Arcivescovo di Madrid 


Lo scorso 8 luglio ha fatto l’ingresso solenne nella cattedrale di Santa María la Real de la Almudena come nuovo arcivescovo di Madrid e, appena il giorno dopo, Papa Francesco ha pronunciato il nome di José Cobo Cano tra quelli designati a ricevere la porpora nel Concistoro del 30 settembre.

Cinquantotto anni, è nato il 20 settembre 1965 a Sabiote, piccolo comune andaluso nella diocesi di Jaén. Ben presto, all’età di sette anni, si è trasferito con la famiglia nella capitale spagnola, dove è stato cresimato, è cresciuto ed è divenuto prima prete, poi vescovo. E da pastore ha manifestato grande attenzione a temi quali la tutela dei minori e la cura dei migranti, problematica di cui si è occupato a lungo come membro della Commissione di pastorale sociale e promozione umana.

Dopo aver conseguito il diploma, ha ricevuto una solida formazione accademica: iscrittosi alla Facoltà di Legge dell’Università Complutense di Madrid, ha conseguito la licenza in diritto civile nel 1988; è entrato poi nel Seminario conciliare dell’Immacolata e di San Damaso, sempre nella capitale, frequentando al contempo la connessa Università ecclesiastica, dove ha ottenuto il baccalaureato in Teologia nel 1992, distinguendosi per una profonda conoscenza della dottrina sociale della Chiesa. Il 23 aprile 1994 è stato ordinato sacerdote per il clero madrileno dal cardinale arcivescovo Ángel Suquía Goicoechea. Poco dopo gli è stato affidato il primo incarico pastorale come cappellano e vice consigliere delle Confraternite del lavoro (1994-2000). Parallelamente ha intrapreso gli studi in Morale sociale presso l’Istituto redentorista di Scienze morali dell’Università pontificia di Comillas, completandoli nel 1996. Inoltre, nel 1995, era stato nominato anche vicario parrocchiale della chiesa di San Leopoldo, ruolo ricoperto fino al 2000, quando ne è diventato per breve tempo arciprete. In quell’anno è stato promosso parroco della chiesa di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, carica ricoperta fino al 2015. Nel contempo, dal 2000 ha insegnato al Centro di studi sociali della Caritas diocesana e inoltre è stato membro del Consiglio presbiterale, ricoprendo questi ultimi due incarichi fino al 2012. Dal 2001 al 2015 è stato arciprete di Nostra Signora del Pilar de Aluche - Campamento e, dal 2002 al 2005, membro della Commissione permanente del ii Sinodo diocesano di Madrid. Nel giugno 2015 è stato scelto come vicario episcopale della Vicaria ii nordest dell’arcidiocesi, lasciando tutti gli altri ruoli. Nel dicembre successivo è divenuto membro del Consiglio pastorale, tornando ad esserlo anche di quello presbiterale.

Il 29 dicembre 2017 è stato nominato da Papa Francesco vescovo titolare di Beatia e ausiliare di Madrid, ricevendo l’ordinazione episcopale il 17 febbraio 2018 dal cardinale Carlos Osoro Sierra, ordinario arcidiocesano; co-ordinanti il cardinale Antonio María Rouco Varela, arcivescovo emerito di Madrid, e l’arcivescovo Renzo Fratini, nunzio apostolico in Spagna. “Misericordia tua, confidere et servire”, il motto episcopale da lui scelto.

In seno alla Conferenza episcopale nazionale, nel 2018 è stato nominato responsabile del Dipartimento di pastorale penitenziaria (fino al 2021) e, per un biennio, membro della Commissione per la pastorale sociale, che nel 2020 ha poi mutato nome in Commissione per la pastorale sociale e la promozione umana; ricopre questo ufficio tuttora, insieme a quello di responsabile del Segretariato per la migrazione dal 2019. Il 12 giugno scorso il Pontefice lo ha promosso arcivescovo di Madrid, come successore del cardinale Osoro Sierra, in carica dal 2014.

Protase Rugambwa 
Arcivescovo coadiutore di Tabora 


Ordinato prete da san Giovanni Paolo II durante un viaggio internazionale in Tanzania, nominato vescovo da Benedetto XVI, viene ora creato cardinale da Papa Francesco: è il tanzaniano Protase Rugambwa, arcivescovo coadiutore di Tabora dallo scorso 13 aprile.

Nato il 31 maggio 1960 a Bunena, nella regione del Kagera, allora diocesi di Rutabo (oggi di Bukoba), in quella che era la colonia britannica del Tanganica, il presule sessantatreenne ha dedicato gran parte del suo ministero pastorale alle sfide che la Chiesa dell’Africa orientale ha dovuto affrontare e affronta tuttora — conflitti, divisioni, violazioni della dignità umana — avendo sempre come “bussola” la consapevolezza che l’evangelizzazione è un compito essenziale per costruire la pace. Non a caso ha prestato a più riprese il proprio servizio a Roma nel dicastero missionario, fino a divenirne segretario.

Terminati gli studi primari, il giovane Protase ha iniziato nel 1975 la formazione ecclesiastica presso il Seminario minore di Katoke e poi in quello di Itaga. Successivamente ha frequentato il Seminario maggiore di Kibosho per gli studi di Filosofia, e il St. Charles Lwanga Seminary Segerea Senior per quelli di Teologia. Al termine della formazione, il 2 settembre 1990, nella capitale Dar-es-Salaam ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale per la diocesi di Rulenge-Ngara da Papa Wojtyła durante la sua visita apostolica in Tanzania. Poco dopo, è stato nominato vicario parrocchiale di Mabira, e nel 1991 è divenuto professore incaricato di Liturgia nel Seminario minore di Katoke e contemporaneamente cappellano dell’ospedale di Biharamulo.

Trasferitosi nell’Urbe nel 1994, ha conseguito quattro anni dopo il dottorato in Teologia pastorale alla Pontificia Università Lateranense. Al rientro in patria, ha insegnato in seminario ed è stato direttore delle vocazioni e segretario del dipartimento pastorale della diocesi di Rulenge-Ngara fino al 1999, diventandone vicario generale dal 2000 al 2002. Tornato a Roma, è stato officiale della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, prima di essere nominato da Benedetto xvi vescovo di Kigoma il 18 gennaio 2008. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 13 aprile successivo dall’arcivescovo metropolita di Dar-es-Salaam, cardinale Polycarp Pengo; co-ordinanti l’arcivescovo emerito di Conakry e segretario della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, nonché futuro cardinale, Robert Sarah, e l’arcivescovo di Tabora, Paul R. Ruzoka. Contemporaneamente è stato eletto anche presidente del Dipartimento del ministero e della liturgia in seno alla Conferenza episcopale della Tanzania. Il motto episcopale da lui scelto è “Mwanzo na mwisho” (“Inizio e fine”).

Il 26 giugno 2012 Papa Ratzinger lo ha richiamato nella Curia romana come segretario aggiunto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e presidente delle Pontificie opere missionarie, conferendogli al contempo il titolo personale di arcivescovo. A “Propaganda Fide” ha rilanciato l’importanza del messaggio evangelico che — come ha sottolineato in occasione della presentazione della 91a Giornata missionaria mondiale (ottobre 2017) — non è «una “questione” solo di sacerdoti e di religiosi, ma coinvolge la Chiesa intera, laici compresi». Il 9 novembre 2017 è stato promosso segretario della medesima Congregazione (oggi Dicastero per l’evangelizzazione). Nell’ottobre dell’anno seguente, aprendo la 19a assemblea plenaria dell’Associazione dei membri delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale (Amecea), ha esortato i vescovi a rafforzare l’impegno per rendere saldi i pilastri sui quali costruire la pace e sanare divisioni etniche e tribali: rispetto della dignità umana, promozione dello sviluppo integrale della persona, opposizione alla corsa agli armamenti, supporto alle organizzazioni internazionali, perdono. Poi nell’aprile 2023 il ritorno in Tanzania come arcivescovo coadiutore di Tabora.

Sebastian Francis 
Vescovo di Penang 


Secondo presule nella storia della Chiesa malaysiana a ricevere la porpora, ma primo a entrare nel novero dei cardinali elettori, Sebastian Francis è dal 2012 ordinario di Penang e dal 2017 presidente della Conferenza dei vescovi cattolici di Malaysia, Singapore e Brunei. Per questo la sua nuova missione si innesta sulle orme dei compianti cardinali Anthony Soter Fernandez, suo connazionale, arcivescovo emerito di Kuala Lumpur, e Cornelius Sim, vicario apostolico del Brunei, e dell’attuale arcivescovo di Singapore, William Goh Seng Chye, arcivescovo di Singapore, tutti creati da Papa Francesco.

Settantuno anni, nato a Johor Bahru, nella diocesi di Melaka-Johor, l’11 novembre 1951, Sebastian Francis ha cinque fratelli e quattro sorelle. È cresciuto in Malaysia in una famiglia proveniente dall’India. I suoi nonni, infatti, vi partirono nel 1890 diretti nel Paese del Sud est asiatico, ed è anche per questa ragione che quello dei migranti è un tema costantemente presente nel suo ministero, accanto all’impegno per il dialogo interreligioso.

Ammesso allo juniorato dei Fratelli di San Gabriele a Singapore, ha risieduto nella comunità dal 1964 al 1966, poi nel 1967 è entrato nel Seminario minore di San Francesco Saverio, dove è rimasto fino al 1970. Nel 1971 si è iscritto al Seminario maggiore di Penang e qui ha completato gli studi di Filosofia e Teologia. Il 28 luglio 1977 è stato ordinato sacerdote per la diocesi di Melaka-Johor.

Tra i primi incarichi ricoperti, quelli di vicario parrocchiale di San Francesco Saverio a Malacca (1997-1980) e poi dell’Immacolata Concezione a Johor Bahru nel 1981. Nello stesso anno è stato inviato a Roma per i suoi studi e nel 1983 ha conseguito la licenza in Teologia dogmatica presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino. Dopo il rientro in patria, nel 1984, è stato di nuovo vicario parrocchiale di San Francesco Saverio a Malacca, poi, dal 1985 al 1988, professore di Teologia dogmatica, direttore spirituale del Seminario maggiore e cappellano degli studenti universitari a Penang, amministratore parrocchiale dell’Immacolata Concezione a Paulau Ticus e coordinatore pastorale. Dal 1988 al 1991, quando si è anche laureato in Giustizia e pace alla Maryknoll School of Theology di New York, è stato vicario generale della diocesi di Melaka-Johor; quindi parroco della cattedrale (1998-2004), essendo al contempo amministratore diocesano (2002-2003), e di nuovo vicario generale dal 2003 al 2012, ricoprendo inoltre gli incarichi di parroco di San Luigi a Kluang (2004-2007), dell’Immacolata Concezione a Paulau Ticus (2007-2011) e di Cristo Re a Kulai (2011-2012).

Il 7 luglio 2012 è stato nominato da Benedetto xvi vescovo di Penang, ricevendo l’ordinazione episcopale il 20 agosto successivo nella chiesa parrocchiale di Sant’Anna a Bukit Mertajam dall’arcivescovo metropolita di Kuala Lumpur, Murphy Nicholas Xavier Pakiam; co-ordinanti i vescovi Paul Tan Chee Ing, di Melak-Johor, e Antony Selvanayagam, emerito di Penang. Nel segno del dialogo interreligioso, nel marzo del 2016 Francis si è incontrato a Kuala Lumpur con il muftì locale, Datuk Dr Wan Salim Mohd Noor, per riproporre un confronto che si inseriva nel cammino di distensione con la comunità musulmana. Due mesi prima, infatti, era avvenuto un primo storico faccia a faccia — fino ad allora i leader islamici si erano sempre rifiutati di incontrare i rappresentanti delle altre confessioni nel Paese — tra l’arcivescovo di Kuala Lumpur, Julian Leow Beng Kim, e il muftì dei Territori federali malesi, Zulkifli Mohamad al-Bakri.

Dal 2015 al 2017 è stato vicepresidente del Consiglio consultivo malese del buddismo e del cristianesimo, induismo, sikhismo e taoismo (Mccbchst) e della Federazione cristiana della Malaysia (Cfm).

Dal 1° gennaio 2017, dopo due anni di vicepresidenza, è alla guida della Conferenza episcopale di Malaysia, Singapore e Brunei. Nello stesso anno ha preso parte all’undicesima assemblea plenaria della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (Fabc) tenutasi a Colombo, in Sri Lanka, dove ha incontrato diversi presuli e delegati indiani, tra cui l’arcivescovo metropolita di Thrichur dei Siro-Malabaresi, Andrews Thazhath, presidente della Conferenza episcopale indiana (Cbci). Nel dicembre 2018, in vista dell’anno straordinario della missione culminato con la celebrazione del mese missionario indetto da Papa Francesco nell’ottobre 2019, ha dato impulso, insieme al vescovo di Melaka-Johor, Anthony Bernard Paul, alla creazione di una speciale sessione di formazione dedicata ai leader cattolici presso l’Institute for New Evangelization della capitale malese. Il 1° gennaio 2023 è stato nominato presidente della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia - Ufficio per le comunicazioni sociali.

Stephen Chow Sau-yan 
della Compagnia di Gesù 
Vescovo di Hong Kong 


Quando durante il recente viaggio in Asia centrale — al termine della prima messa celebrata da un Pontefice in Mongolia — Francesco ha preso per mano lui e il suo predecessore dicendo di voler «approfittare della loro presenza per inviare un caloroso saluto al nobile popolo cinese», è apparsa ancor più chiara la motivazione che ha spinto Papa Bergoglio ad annoverare nel collegio cardinalizio il gesuita Stephen Chow Sau-yan, vescovo di Hong Kong: essere un “ponte” gettato dalla Chiesa cattolica verso la Cina.

Nato proprio ad Hong Kong il 7 agosto 1959, il sessantaquattrenne presule ha dedicato gran parte del suo apostolato alla formazione dei giovani, con una particolare attenzione anche ai temi dei diritti e della dignità umana; e questo fin dagli studi giovanili al Wah Yan College, istituto secondario privato maschile gestito dalla provincia cinese della Compagnia di Gesù, dove ha maturato la vocazione al sacerdozio. Dopo aver ottenuto il diploma liceale, nel 1979 si è trasferito negli Stati Uniti d’America iscrivendosi all’Università del Minnesota, dove ha conseguito prima il baccellierato in Psicologia e Filosofia nel 1982 e poi, dopo altri due anni di studi, il master in Educazione psicologica nel 1984. Entrato nella Societas Iesu il 27 settembre 1984, si è trasferito a Dublino, in Irlanda, per completare il noviziato e ha emesso i primi voti due anni dopo; quindi nel 1988 ha conseguito la licenza in Psicologia al Milltown Institute of Theology and Philosophy.

Al rientro in patria, ha insegnato al Wah Yan College con sede a Kowloon per un biennio, poi nel 1990 ha iniziato gli studi al Seminario diocesano Holy Spirit di Hong Kong, laureandosi in Teologia nel 1993, anno in cui è stato ordinato diacono. Trasferitosi nuovamente negli Stati Uniti, a Chicago, si è iscritto alla Loyola University, il più grande ateneo gesuita del Paese, ultimando nel 1995 un master in Organizational Development. Nel frattempo, rientrato brevemente a Hong Kong, aveva ricevuto l'ordinazione presbiterale il 16 luglio 1994, nella cattedrale dell’Immacolata Concezione, dal cardinale John Baptist Wu Cheng-chung.

Nel 1996 gli sono stati assegnati i primi incarichi pastorali, al Wah Yan College, come cappellano, insegnante e dirigente scolastico per quattro anni; dal 2000 ha iniziato il suo terzo soggiorno di studio negli Stati Uniti d’America, frequentando la Harvard University di Boston, dove l’8 giugno 2006 ha conseguito il dottorato in Human Development and Psychology con una tesi intitolata Comprendere la cultura morale nelle scuole secondarie di Hong Kong: relazioni tra norme morali, cultura morale, motivazione al successo accademico ed empatia. Dopo il ritorno definitivo nella sua terra, ha pronunciato i voti perpetui per la Compagnia di Gesù il 17 aprile 2007 e dallo stesso anno è divenuto supervisore di due collegi gesuiti: a Hong Kong e al Wah Yan di Kowloon. Successivamente, all’Università di Hong Kong è stato Honorary Assistant Professor (2008-2015) e Jesuit Trainer (2009-2017). Dal 2009 è stato inoltre presidente della Commissione per l’Educazione della provincia dei gesuiti in Cina e dal 2012 professore part-time di Psicologia presso l’Holy Spirit Diocesan Seminary di Hong Kong; membro del consiglio presbiterale della stessa diocesi (2012-2014), consultore provinciale dei gesuiti (2013-2017) e membro del Diocesan Council of Education dal 2017. Nell’ottobre 2016 ha preso parte alla 36ª congregazione generale della Compagnia di Gesù, che ha eletto Arturo Sosa Abascal come nuovo preposito generale.

Dal 1° gennaio 2018 è stato superiore della Provincia cinese della Compagnia di Gesù e dal 2020 vice-segretario dell’Associazione dei superiori religiosi degli istituti maschili di Hong Kong, incarichi svolti fino alla nomina a vescovo di questa diocesi, il 17 maggio 2021. La sede era vacante dal 3 gennaio 2019, quando il vescovo Michael Yeung Ming-cheung è morto dopo esser rimasto in carica meno di due anni. Il 4 dicembre successivo Stephen Chow Sau-yan ha ricevuto l’ordinazione episcopale nella cattedrale dell’Immacolata Concezione dal cardinale John Tong Hon; co-ordinanti il cardinale Joseph Zen Ze-kiun e il vescovo ausiliare Joseph Ha Chi-shing. “Ad maiorem Dei gloriam”, il motto episcopale scelto. Dal 17 al 21 aprile scorsi monsignor Chow ha visitato l’arcidiocesi di Pechino, su invito dell’arcivescovo Joseph Li Shan, recandosi in diverse chiese e al cimitero di Zhalan, dove è conservata la lapide del gesuita Matteo Ricci.

François-Xavier Bustillo 
dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali 
Vescovo di Ajaccio 


Nella lunghissima storia della diocesi corsa di Ajaccio — le cui origini si fanno risalire addirittura al iii secolo dopo Cristo — è la prima volta che un pastore riceve la porpora cardinalizia. Si tratta del francescano conventuale François-Xavier Bustillo, dal 2021 alla guida della comunità cristiana dell’isola, dove ha svolto il suo servizio pastorale distinguendosi per l’importanza data al dialogo e alla spiritualità evangelica come strumento per superare contrapposizioni e violenze.

Cinquantaquattro anni, spagnolo naturalizzato francese, è nato a Pamplona il 23 novembre 1968, in una famiglia cattolica, maggiore di quattro figli. All’età di 10 anni è entrato nel Seminario minore francescano della Valle del Baztan, a Elizondo, vicino al confine francese, e ha frequentato la scuola a Espelette. A 17 anni si è trasferito in Italia, a Padova, dove ha iniziato il postulandato nell’ordine dei Frati minori conventuali. Dopo la professione semplice, ha compiuto gli studi di Filosofia e Teologia presso l’Istituto teologico Sant’Antonio Dottore. Successivamente, nel 1997, si è laureato in Teologia all’Institute Catholique di Tolosa, in Francia, e dopo aver emesso la professione solenne il 20 settembre 1992, è stato ordinato sacerdote il 10 settembre 1994, dal futuro cardinale Fernando Sebastián Aguilar, arcivescovo di Pamplona. Nello stesso anno, con alcuni confratelli, ha fondato a Narbonne il convento di San Bonaventura, di cui è stato guardiano fino al 2018. In questo territorio ha vissuto una intensa esperienza di evangelizzazione, bussando di porta in porta e incontrando i rappresentanti della vita sociale per creare ponti di dialogo e di comprensione con tutti. Al contempo ha ricoperto gli incarichi di parroco di San Bonaventura nel comune occitano (1994-2007), custode provinciale di Francia e Belgio (2006-2018), parroco in solidum di Sainte-Croix en Narbonnais e membro del consiglio episcopale della diocesi di Carcassonne et Narbonne (2007-2018), vicario episcopale per il Narbonnais-Corbières e delegato per i nuovi movimenti di spiritualità e per il dialogo interreligioso (2012-2018). Dal 2018 fino alla nomina episcopale, inoltre, è stato custode del convento Saint-Maximilien Kolbe a Lourdes, delegato episcopale per il santuario mariano della cittadina pirenaica e per la protezione dei minori, e dal 2020 membro del consiglio episcopale della diocesi di Tarbes et Lourdes.

L’11 maggio 2021 è stato nominato da Papa Francesco vescovo di Ajaccio. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 13 giugno successivo nella cattedrale diocesana dall’arcivescovo metropolita di Marsiglia, Jean-Marc Aveline (creato cardinale l’anno successivo); co-ordinanti Olivier de Germay, arcivescovo metropolita di Lyon, e Nicolas Brouwet, vescovo di Tarbes e Lourdes. Come motto episcopale ha scelto “In Ipso vita erat” (“In Lui c’era la vita”).

In poco più di due anni di ministero pastorale al servizio di una diocesi di vastissima estensione — il suo territorio comprende l’intera Corsica e si sviluppa per oltre 8700 chilometri quadrati — si è impegnato soprattutto a conoscere da vicino la realtà umana e religiosa della Chiesa locale. Per questo ha vissuto il suo episcopato quasi come una missione “itinerante” — «con la mia macchina ho percorso già più di 50 mila chilometri» ha raccontato di recente in un’intervista — cercando di incontrare ogni comunità e ascoltare ogni persona, forte anche della sua formazione “cosmopolita”.

Particolare attenzione ha dedicato al suo presbiterio, anche attraverso un lavoro di riflessione sulla figura del prete che è confluito nel libro Testimoni, non funzionari. Il sacerdote dentro il cambiamento d’epoca: una sorta di guida per mostrare la ricchezza teologica del ministero ordinato anche nella società occidentale odierna afflitta da una crescente secolarizzazione. Tra citazioni bibliche e filosofiche, considerazioni sull’attualità e riferimenti al magistero, il testo offre spunti per la missione del presbitero visto come uomo al servizio di ogni persona nella ricerca di Dio. La pubblicazione è arricchita dalle meditazioni sul sacerdozio di Benedetto xvi e di Francesco. E proprio quest’ultimo, il 14 aprile 2022, al termine della messa crismale, ha voluto che la versione italiana del volume — stampato dalla Libreria editrice vaticana dopo che il testo originale in francese era stato pubblicato nel 2021 per le edizioni Nouvelle Cité con il titolo La vocation du prête face au crises. La fidélité créatrice — fosse distribuito ai sacerdoti presenti alla celebrazione.

All’interno della Conferenza episcopale francese è membro della Commissione per i movimenti e le associazioni di fedeli e membro del gruppo di sostegno al Rinnovamento.

Américo Manuel Alves Aguiar 
Vescovo di Setúbal 


Reduce dall’intensa esperienza della Giornata mondiale della gioventù a Lisbona — della cui organizzazione è stato responsabile — e nominato da appena nove giorni alla guida pastorale della diocesi di Setúbal, il vescovo portoghese Américo Manuel Alves Aguiar, non ancora cinquantenne, è il quarto porporato lusitano creato da Francesco. Ed è anche il secondo, in ordine di età, tra i membri dell’attuale collegio cardinalizio, dopo il più giovane Giorgio Marengo, nato nel 1974 e dal 2020 prefetto apostolico di Ulaanbaatar, in Mongolia.

Originario del villaggio di Leça do Balio — appartenente al municipio di Matosinhos, nella diocesi di Porto — dove è nato il 12 dicembre 1973, fin dagli anni giovanili ha dedicato la sua attenzione a tematiche sociali e ambientali, soprattutto nell’attività politica svolta prima di maturare la vocazione al sacerdozio. Nel periodo degli studi primari ha partecipato attivamente alla vita della sua parrocchia natale, dove è stato catechista, accolito e lettore, frequentando inoltre il gruppo scout locale. È proprio durante quest’ultima esperienza che nel 1989, dopo la licenza media, ha incontrato il sindaco José Narciso Rodrigues de Miranda che lo ha coinvolto nella vita politica, iniziando così a lavorare nel settore privato e poi nell’ambito pubblico-amministrativo del comune di Matosinhos e di quello di Maia. Dopo aver terminato gli studi secondari e aver ottenuto il diploma, l’8 gennaio 1994 è entrato in carica come membro dell’Assemblea municipale per il Partito socialista, sotto la giunta guidata da Rodrigues de Miranda. Qui si è distinto per il suo operato a tutela della cultura e in particolare modo dell’ambiente, fondando un’associazione a difesa del fiume locale Leça.

Avvertita la chiamata al sacerdozio, nel 1995 ha scelto di abbandonare la politica per entrare nel Seminario filosofico di Ermesinde, a pochi chilometri da Porto, dove si è successivamente trasferito per frequentare il Seminario maggiore e svolgere il corso di Teologia presso la sede locale dell’Università Cattolica portoghese (Ucp). Al termine degli studi, ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale l’8 luglio 2001 da monsignor Armindo Lopes Coelho, vescovo di Porto, incardinandosi nella medesima diocesi. Qui è stato parroco di São Pedro de Azevedo, a Campanhã (2001-2002), segretario particolare del vescovo diocesano e parroco in solidum della cattedrale nel 2002 e poi dal 2014 al 2015, notaio presso la Curia diocesana (2001-2004), responsabile dell’Ufficio Informazione e comunicazione (2002-2015), assistente regionale del Corpo nazionale scout (2002-2008), vicario generale (2004-2016), capo ufficio dei vescovi diocesani, cappellano della curia diocesana e cappellano maggiore della Igreja da Misericórdia di Porto (2004-2015), vice rettore del santuario diocesano di Santa Rita, ad Ermesinde (2007-2015), membro del Capitolo della cattedrale. Nel 2014, inoltre, ha conseguito il master in Scienze della comunicazione presso l’Università Cattolica portoghese, nella sede centrale di Lisbona, ed è stato membro del Cabido Portucalense dal 2017 al febbraio 2019 e direttore della Segreteria nazionale della Comunicazione sociale (7 aprile 2016 – 1° maggio 2019) facente capo alla Commissione episcopale Cultura, beni culturali e comunicazioni sociali. Dal 2017 al 2019 è stato presidente del Consiglio di amministrazione di Rádio Renascença, con sede a Lisbona.

Il 1° marzo 2019 è stato nominato da Papa Francesco vescovo titolare di Dagno e ausiliare del patriarcato di Lisboa, ricevendo l’ordinazione episcopale il 31 dello stesso mese nella chiesa della Santissima Trinità, a Porto, dal cardinale patriarca Manuel José Macário do Nascimento Clemente. È direttore del Dipartimento della Comunicazione del patriarcato di Lisbona.

Presidente del comitato organizzatore della Gmg 2023 svoltasi dal 1° al 6 agosto a Lisbona, dove ha accolto Papa Francesco al suo arrivo, Alves Aguiar si era recato a metà luglio in Ucraina per far sentire la vicinanza della Chiesa e del Pontefice a coloro che erano impossibilitati a partecipare all’evento in terra lusitana: sabato 15 aveva incontrato i giovani appartenenti alla Chiesa greco-cattolica presso il santuario mariano di Zarvanytsia, in occasione dell’annuale pellegrinaggio nazionale, e il giorno dopo aveva salutato quelli della Chiesa cattolica latina radunati al santuario della Madre di Dio a Berdychev. Tra le altre tappe del viaggio, la visita al cimitero di Leopoli e alla tristemente nota cittadina di Bucha, vicino a Kyiv. Il 22 dello stesso mese, invece, si è recato dai giovani di Terra Santa, concelebrando con il cardinale eletto Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, la messa nella chiesa dell’Annunciazione a Beit Jala, in Palestina, mentre il giorno seguente ha tenuto l’omelia nella celebrazione eucaristica presso la chiesa di San Giuseppe a Shafa’amer, in Galilea.

Il 21 settembre scorso Francesco lo ha nominato vescovo della diocesi portoghese di Setúbal.

Ángel Fernández Artime 
della Società salesiana di san Giovanni Bosco 
Rettor Maggiore 


Per la prima volta nella storia della famiglia religiosa fondata da don Bosco, un rettor maggiore dei Salesiani riceve la porpora. Eletto nel 2014 — poi confermato nel 2020 — come decimo successore del santo piemontese «padre e maestro della gioventù», Ángel Fernández Artime viene annoverato da Francesco nel collegio cardinalizio durante il suo secondo mandato alla guida della congregazione, che — come ha spiegato in una lettera inviata ai confratelli lo scorso 12 luglio — per volere dello stesso Pontefice egli continuerà a guidare fino al 31 luglio 2024.

Sessantatré anni, nato il 21 agosto 1960 a Gozón-Luanco, nelle Asturie, in Spagna, da una famiglia di pescatori, Fernández Artime ha fatto dell’impegno accanto ai giovani, soprattutto i più vulnerabili, il principio base del suo ministero sacerdotale, fedele al carisma del fondatore. Ha emesso la prima professione nella Società salesiana di san Giovanni Bosco il 3 settembre 1978, i voti perpetui il 17 giugno 1984, a Santiago de Compostela, ed è stato ordinato sacerdote il 4 luglio 1987 a León.

Conseguite la licenza in Teologia pastorale e quella in Filosofia e Pedagogia presso l’Università di Valladolid, ha insegnato religione nell’Istituto salesiano Santo Ángel ed è stato delegato ispettoriale per la Pastorale giovanile, direttore della scuola di Ourense, in Galizia, consigliere e vicario ispettoriale e, dal 2000 al 2006, ispettore provinciale di León. Dopo aver fatto parte della commissione tecnica che ha preparato il 26° capitolo generale della congregazione, nel 2009 è stato nominato superiore dell’Ispettoria salesiana dell’Argentina Sud, con sede a Buenos Aires, dove ha avuto modo di conoscere e collaborare personalmente con l’allora arcivescovo, il cardinale Jorge Mario Bergoglio. Il 23 dicembre 2013 è stato nominato superiore della nuova Ispettoria della Spagna Mediterranea, dedicata a Maria Ausiliatrice, ma non ha avuto il tempo di assumere questo servizio perché appena tre mesi dopo, il 25 marzo 2014, è stato eletto rettor maggiore dal 27° capitolo generale della congregazione, succedendo a Pascual Chávez Villanueva.

Dopo essere stato ricevuto in udienza il 31 marzo successivo da Papa Francesco insieme con i capitolari, ha manifestato la volontà di voler svolgere il suo mandato nel segno del dialogo con tutti, credenti e non credenti, cattolici praticanti e cosiddetti lontani, con chi sta in strada e chi opera nelle istituzioni. Principi ribaditi a Castelnuovo Don Bosco il 16 agosto nel discorso che ha aperto ufficialmente le celebrazioni per il bicentenario della nascita del fondatore. E proprio per questa circostanza anniversaria, nel 2015 Papa Francesco gli ha indirizzato una lettera dove esorta i religiosi «a far rifiorire la creatività carismatica dentro e oltre le istituzioni educative», educando, «secondo l’antropologia cristiana, al linguaggio dei nuovi mezzi di comunicazione e delle reti sociali». Il testo, datato significativamente 24 giugno, solennità di san Giovanni Battista e onomastico di don Bosco, è giunto alla famiglia salesiana all’indomani del pellegrinaggio compiuto da Francesco a Torino il 21 e il 22 dello stesso mese. Accogliendolo in occasione dell’incontro con i religiosi e le religiose nella basilica di Maria Ausiliatrice — svoltosi nel pomeriggio della prima giornata della visita del Pontefice — il rettor maggiore aveva ricordato che «oggi seguire don Bosco comporta condividere pienamente la sua missione, uscendo da posizioni ristrette e comode verso le periferie», con un «carico di responsabilità che richiede di fare propri i suoi scopi, il suo stile, la sua generosità».

Confermato nell’incarico dal 28° capitolo generale per un altro sessennio (2020-2026) l’11 marzo 2020, ha iniziato il suo secondo mandato rivolgendo ancora una volta il pensiero alle nuove generazioni ed esortando i confratelli a un rinnovato impegno sulle frontiere del mondo: «Dobbiamo portare Dio ai giovani. Specialmente ai giovani più bisognosi, ai poveri, agli sfruttati, agli scartati. Siamo nati per loro». Negli anni in cui è stato rettore ha visitato molte delle comunità salesiani presenti oggi in 136 Paesi del mondo, per presiedere celebrazioni e momenti significativi della vita della congregazione, portando ai tanti giovani e religiosi incontrati la gioia e la freschezza sempre nuova del carisma del fondatore.

Per l’ultima Strenna — il messaggio che fin dai tempi di don Bosco accompagna la vita delle comunità salesiane in tutto il mondo indicando ogni anno le linee-guida della spiritualità e dell’azione — ha scelto il tema «Come lievito nella famiglia umana di oggi. La dimensione laicale della Famiglia di Don Bosco».

Agostino Marchetto 
Nunzio Apostolico 


Ha appreso della sua nomina cardinalizia il giorno stesso dell’annuncio di Francesco, mentre era alla Domus Internationalis Paulus VI, la casa romana dove è ospite dal 1994 e dove in passato ha avuto come “vicino di stanza” proprio Jorge Mario Bergoglio, il quale negli anni dell’episcopato a Buenos Aires soleva risiedervi in occasione dei suoi viaggi nell’Urbe. L’arcivescovo Agostino Marchetto — il primo dei tre neo porporati ultraottantenni scelti dal Pontefice — può vantare una consuetudine di vecchia data con il Papa. Il quale lo conosce bene e ne stima in particolare la competenza nel campo della ricerca sul Vaticano II, tanto da averlo definito— in una lettera inviatagli nel 2013 in occasione della presentazione di un volume di studi in onore del presule — «il miglior ermeneuta del Concilio».

Nato a Vicenza il 28 agosto 1940, ha frequentato le scuole cittadine del Patronato Leone XIII, quindi è entrato nel Seminario diocesano, dove ha studiato Filosofia e Teologia. È stato ordinato sacerdote il 28 giugno 1964, nella cattedrale di Santa Maria Annunciata, dal vescovo di Vicenza, Carlo Zinato. Si è poi diplomato alla Pontificia Accademia Ecclesiastica e contemporaneamente all’Istituto Pastorale dell’Università Lateranense, dove ha conseguito anche la licenza in Sacra Teologia e la laurea in Diritto Canonico, con una tesi dedicata al tema «Episcopato e primato pontificio nelle Decretali Pseudo-Isidoriane. Ricerca storica e giuridica».

Ha iniziato il suo servizio diplomatico nella Santa Sede nel 1968, prestando la propria opera presso le rappresentanze pontificie in Zambia e Malawi, poi a Cuba, Algeria, Tunisia, Libia e Marocco, Portogallo, Zimbabwe e Mozambico. Nominato il 31 agosto 1985 arcivescovo titolare di Astigi e, allo stesso tempo, pro-nunzio apostolico in Madagascar e Mauritius, nonché delegato apostolico nelle isole Comore, La Réunion e Mayotte, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 1° novembre successivo nella cattedrale vicentina dal cardinale Sebastiano Baggio; co-ordinanti i vescovi Arnoldo Onisto, ordinario della diocesi veneta, e Carlo Fanton, ausiliare. Il 7 dicembre 1990 è stato trasferito come pro-nunzio in Tanzania e il 18 maggio 1994 è stato inviato come primo nunzio residente in Belarus. Qui si è trovato ad affrontare la prova più dura, rappresentata da una malattia oncologica che lo ha costretto al ritorno in Italia, esperienza raccontata nel libro Nel tunnel della speranza.

Entrato nel servizio della Segreteria di Stato il 16 aprile 1996 come nunzio apostolico a disposizione, l’anno seguente è stato inviato speciale a Tirana, in Albania, durante la grave crisi politica e sociale che ha colpito il Paese nel 1997 e, con lo stesso incarico, a Sarajevo nel 1998, per l’anniversario della visita compiuta nell’aprile dell’anno precedente da Giovanni Paolo ii. L’8 luglio 1999 è stato nominato Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione e gli organismi delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura e il 6 novembre 2001 segretario del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Per quasi un decennio ha dedicato il suo impegno alla mobilità umana, distinguendosi per le sue coraggiose prese di posizione a favore dei più deboli e del rispetto dei loro diritti umani fondamentali.

Il 25 agosto 2010, al compimento del 70° anno di età, si è ritirato dall’incarico per dedicarsi allo studio e, in particolare, alla riflessione sull’ermeneutica del Concilio Vaticano ii. L’anno seguente, nel mese di novembre, è tornato di nuovo in Belarus, a Minsk, dove ha presenziato alla inaugurazione della conferenza internazionale sul tema «Dialogo cattolico-ortodosso: valori etici cristiani come contributo per la vita sociale in Europa». Il 13 settembre 2014 Papa Francesco lo ha annoverato tra i membri della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli (oggi Dicastero per l’evangelizzazione).

Nell’affrontare con passione e competenza lo studio del Concilio, Marchetto è partito dalla convinzione che per comprendere correttamente il Vaticano ii occorra anzitutto leggere, valutare e approfondire il contenuto e la sostanza dei documenti ufficiali. In questo modo egli è giunto a elaborare una visione critica della cosiddetta ermeneutica “della rottura”, sostenendo invece un’ermeneutica “della riforma nella continuità” — come indicato da Benedetto xvi nel celebre discorso alla Curia romana del 22 dicembre 2005 — nella quale non c’è discontinuità o frattura col passato perché fedeltà alla tradizione e rinnovamento restano uniti e procedono di pari passo.

Tra i suoi lavori scientifici sono da ricordare Chiesa e papato nella storia e nel diritto. 25 anni di studi critici (2002), Il Concilio ecumenico Vaticano ii . Contrappunto per la sua storia (2005), Chiesa e migranti: la mia battaglia per una famiglia umana (2010), Il Concilio ecumenico Vaticano ii. Per la sua corretta ermeneutica (2012), La Riforma e le riforme nella Chiesa. Una risposta (2017). Inoltre ha curato il volume di Vincenzo Carbone Il “diario” conciliare di monsignor Pericle Felici (2015).

Il valore della sua opera di ricerca e di approfondimento delle tematiche conciliari gli è stato riconosciuto con la pubblicazione del volume Primato pontificio ed episcopato. Dal primo millennio al Concilio ecumenico Vaticano ii . Studi in onore dell’arcivescovo Agostino Marchetto, curato dal teologo Jean Ehret e presentato a Roma nel novembre del 2013. Ed è proprio in tale occasione che è stata resa pubblica la lettera, indirizzatagli da Papa Francesco il 7 ottobre di quell’anno, nella quale il Pontefice lo ho ha definito appunto il miglior ermeneuta del Concilio Vaticano ii.

Diego Rafael Padrón Sánchez 
Arcivescovo emerito di Cumaná 


Oggi è parroco di una piccola comunità di Valencia, in Venezuela: un approdo non comune per un arcivescovo che per lunghi anni è stato uno dei protagonisti della vita ecclesiale del Paese latinoamericano — ne ha guidato per due mandati consecutivi l’episcopato — svolgendo con fermezza e coraggio il suo ministero in una realtà sociale difficile, lacerata da profonde crisi e da continue tensioni e violenze.

Diego Rafael Padrón Sánchez, il secondo dei cardinali ultraottantenni nominato da Papa Francesco, è nato a Montalbán, nell’arcidiocesi di Valencia en Venezuela, il 17 maggio 1939. Ha compiuto gli studi liceali nel Seminario minore di Valencia e quelli filosofici e teologici nel Seminario maggiore Interdiocesano di Caracas “Santa Rosa de Lima”, conseguendo il baccalaureato in Filosofia e Lettere. Ordinato sacerdote il 4 agosto 1963, è stato vicedirettore di un liceo, prefetto di disciplina e degli studi, insegnante al Seminario arcivescovile di Valencia e ha guidato alcune comunità parrocchiali locali.

Dopo aver studiato Dinamiche di gruppo e Pastorale giovanile all’istituto Central de Juventudes di Bogotá, in Colombia, negli anni dal 1979 al 1983 si è trasferito dapprima in Italia, a Roma, dove si è laureato in Teologia biblica presso la Pontificia Università Gregoriana, e successivamente in Terra Santa, conseguendo il diploma di Scienze biblico-orientali presso lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme.

Tornato in patria, è stato nominato parroco di San Diego di Alcalá, vicino Valencia, e ha conseguito il diploma alla scuola professionale di insegnamento presso la sede dell’Istituto pedagogico di Caracas. Divenuto docente di spagnolo e letteratura, ha insegnato latino e greco biblico presso il Seminario “Nuestra Señora del Socorro” di Valencia, Teologia biblica presso l’Istituto universitario - Seminario di Caracas (Iusi) negli anni 1983-1994, Filosofia del linguaggio e Filosofia della storia presso il Seminario maggiore “San Pablo Apóstol” di Maturín.

Nominato vescovo titolare di Gisipa e al contempo ausiliare dell’arcidiocesi di Caracas il 4 aprile 1990, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 27 maggio successivo nella cattedrale della capitale venezuelana dal cardinale arcivescovo José Alí Lebrún Moratinos. Dallo stesso anno fino al 1996, in seno alla Conferenza episcopale venezuelana (Cev) è stato presidente della Commissione per i laici e i giovani e, dal 1996 al 2003, della Commissione per la catechesi e il ministero biblico. Trasferito come ordinario nella diocesi di Maturín il 7 maggio 1994, è poi stato promosso arcivescovo metropolita di Cumaná il 27 marzo 2002. Ha guidato anche la Cev per due periodi consecutivi, dal 2012 al 2018, anno in cui, il 24 maggio, ha rinunciato al governo pastorale della sede metropolitana.

Fin dalle prime esperienze nelle parrocchie a lui assegnate, ha affrontato con dedizione e sacrificio i complessi problemi delle realtà disagiate, adoperandosi in difesa soprattutto dei giovani. La consapevolezza maturata nel suo apostolato si è poi arricchita durante il servizio episcopale, quando in diverse occasioni si è rivolto ai fedeli e al governo proponendo un lavoro comune in grado di dar vita a politiche sociali per promuovere la riconciliazione nazionale e la pace.

Nella grave crisi economica che ha attraversato il Venezuela — crisi acuita da perduranti tensioni istituzionali e da instabilità sociale — il presule ha dato voce al grido di dolore della popolazione, puntando su alcuni temi-chiave che hanno orientato il suo ministero pastorale fin dall’inizio del primo mandato alla guida dell’episcopato. Nel documento diffuso a conclusione della 97a assemblea della Cev che lo ha eletto presidente nel 2012 ne sono individuati alcuni tra i più significativi: il rispetto degli inviolabili diritti della persona umana, la lotta alla violenza e all’insicurezza, il risanamento della situazione nelle carceri, la partecipazione attiva e responsabile ai processi democratici, la riconciliazione fra tutte le componenti della società fondata sulla rinuncia alle radicalizzazioni ideologiche e sull’impegno di ciascuno per il bene comune.

Numerosi sono stati i suoi appelli al dialogo tra governo, opposizione e parti sociali per «disarmare gli spiriti» — come ha esortato nel 2017 — e porre fine alla spirale di violenza che a più riprese ha attraversato il Paese, provocando moltissime vittime tra la popolazione civile. E di fronte a un’emergenza umanitaria senza precedenti — con l’aumento della povertà, la scarsezza di cibo, la diffusione delle malattie, l’impennarsi della mortalità infantile — ha incoraggiato la comunità ecclesiale e le istituzioni caritative venezuelane, in primo luogo la Caritas, ad essere al fianco dei più deboli aprendo le porte delle parrocchie e delle strutture assistenziali.

Da cinque anni, dopo la rinuncia al governo dell’arcidiocesi di Cumaná, il presule guida la parrocchia di La Inmaculada de Camoruco, nell’arcidiocesi di Valencia en Venezuela.

Luis Pascual Dri 
dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini 
confessore nel Santuario di Nostra Signora di Pompei, Buenos Aires 


Ha saputo della decisione del Papa di annoverarlo tra i membri del Collegio cardinalizio mentre si accingeva a entrare nel confessionale del santuario di Nostra Signora di Pompei, a Buenos Aires, dove trascorre ogni giorno sette ore offrendo ai fedeli il perdono e la misericordia di Dio. Lì tiene esposta una riproduzione del quadro di Rembrandt con la scena dell’abbraccio tra il Padre e il Figliol Prodigo. E ogni volta che una persona si avvicina a lui per confessarsi, per prima cosa gli prende la mano e la bacia, perché ognuno si senta accolto e confortato dall’amore di Dio.

Intorno al sacramento della riconciliazione ruota tutta la vita del novantaseienne cappuccino argentino Luis Pascual Dri, più volte ricordato dal Pontefice suo connazionale come modello da seguire nell’accoglienza dei penitenti. Nato a Federación, nella provincia di Entre Ríos, il 17 aprile 1927, in una famiglia dove tutti i figli, tranne uno, si sono consacrati a Dio nella vita religiosa, fin da giovanissimo si è dedicato ai lavori nei campi e alla cura degli animali mentre frequentava la scuola rurale. Compiuti gli studi primari e secondari nel Seminario dei frati Cappuccini dove era entrato quando aveva appena 11 anni, si è trasferito in Uruguay, a Montevideo, per svolgere il noviziato nel quartiere di Nuevo París. Ha vestito l’abito dell’ordine francescano il 21 febbraio 1945 e quattro anni dopo ha emesso la professione perpetua. Ordinato sacerdote il 29 marzo 1952 nella cattedrale di Montevideo dall’arcivescovo Antonio María Barbieri, ha poi diretto il Seminario minore San Francisco de Carrasco (1953 al 1955), nel quale è diventato successivamente maestro dei novizi (1959), e il Seminario Seráfico di Villa Gobernador Gálvez, in Argentina.

Recatosi in Europa nel 1961 per specializzarsi come formatore dei novizi, è tornato l’anno dopo a Montevideo, dove ha iniziato la sua missione di educatore presso il Collegio e Liceo Secco Illa, fino al 1974. Successivamente è stato parroco a Empalme e a Colonia Nicolich e, nel 1976, maestro dei novizi a Minas, sempre in Uruguay; nel 1983 è stato di nuovo a Villa Gobernador Gálvez, dove dal 1983 al 1987 ha guidato la parrocchia di San Enrique per poi diventare parroco, dal 1987 al 2000, di Santa María de la Ayuda a El Cerro de Montevideo. All’inizio del 2000 è nuovamente rientrato in patria, a Buenos Aires, come parroco del santuario di Nostra Signora di Pompei fino al 2003 e poi a Mar del Plata, prima di ritornare allo stesso santuario mariano nel 2007.

Dopo averlo conosciuto a Buenos Aires quando era arcivescovo e averne apprezzato la spiritualità e lo stile pastorale, Papa Francesco ha parlato in diverse occasioni di Luis Pascual Dri. Una prima volta il 6 marzo 2014, incontrando i parroci di Roma. Nello spiegare il significato della misericordia, ha presentato come modello da seguire proprio il religioso cappuccino: «Mi viene alla mente un grande sacerdote di Buenos Aires, è un grande confessore: c’è sempre la coda lì da lui... Una volta è venuto da me: “Ma Padre...”, “Dimmi”, “Io ho un po’ di scrupolo, perché io so che perdono troppo!”; A un certo punto mi ha detto: “Sai, quando io sento che è forte questo scrupolo, vado in cappella, davanti al Tabernacolo, e Gli dico: Scusami, Tu hai la colpa, perché mi hai dato il cattivo esempio!”». Questa, ha commentato il Pontefice, «è una bella preghiera di misericordia! Se uno nella Confessione vive questo su di sé, nel proprio cuore, può anche donarlo agli altri».

Pochi mesi dopo, l’11 maggio, Papa Bergoglio lo ha citato nell’omelia della messa per le ordinazioni sacerdotali e poi nel libro-intervista Il nome di Dio è misericordia, riproponendo la sua figura anche il 9 febbraio 2016 durante l’omelia della messa in San Pietro con i frati cappuccini. Il 2 marzo 2017, inoltre, Francesco ha donato ai parroci di Roma una copia del libro Non aver paura di perdonare. Il «confessore del Papa» si racconta, dedicato al religioso argentino e introdotto da un testo scritto dallo stesso Pontefice.

Nell’amministrare il sacramento della Riconciliazione, padre Dri ha dichiarato più volte di avere come punti di riferimento san Leopoldo Mandić, che aveva lo stesso atteggiamento con la gente in confessionale, e san Pio da Pietrelcina che ha conosciuto nel 1960. «San Leopoldo e san Pio — ha affermato — mi hanno insegnato tanto, tante cose belle sulla misericordia, sull’amore, sulla pace, sulla tranquillità, sulla vicinanza. Sebbene padre Pio fosse così forte, così energico, quando doveva ascoltare e perdonare era Gesù».