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Sconfiggere lo stigma e porre al centro la persona

 Sconfiggere  lo stigma e porre  al centro la persona   ODS-014
30 settembre 2023

Pile di giornali accatastate negli anni che hanno già saturato una stanza, quasi riempito un’altra e stanno progressivamente invadendo il resto della casa. Casa in cui Luigi e Francesco passano le loro giornate quando non sono fuori a raccogliere altri giornali da conservare. Lo stesso accade a Giovanna e Maria, due sorelle che si sono ridotte a vivere nei pochi metri quadri rimasti liberi dalle montagne di oggetti di ogni tipo accumulati in ogni angolo della loro casa. Nessun accumulo di oggetti, invece, a casa di Marco e Piero, ma sporcizia, disordine e degrado, aggravati dalla presenza di animali domestici e dalla mancanza di luce, acqua e gas. Alessandro, invece, vive da solo in un appartamento di 200mq in un palazzo storico, in ambienti apparentemente in ordine, ma trasandati, sporchi e maleodoranti.

Luigi, Francesco, Giovanna, Maria, Marco, Piero e Alessandro sono nomi di fantasia, ma sono invece incredibilmente reali le storie delle loro vite, che non si svolgono in periferie marginali, ma nel centro di una grande città. Persone sole, a volte neanche troppo anziane, spesso colpite da traumi importanti, come la perdita di un familiare o del lavoro, e scivolati progressivamente in una condizione di isolamento, disagio e grave marginalità. Vite invisibili, nascoste nel guscio protettivo della loro casa diventata nascondiglio, fortezza o prigione.

È il cosiddetto “barbonismo domestico”, un fenomeno ancora poco conosciuto, anche se negli ultimi anni ha raccolto una crescente attenzione da parte degli studiosi, del settore pubblico, del terzo settore e dei media. Ma che necessita ancora di adeguati approfondimenti in termini di conoscenza, analisi ed elaborazione di ipotesi di intervento.

Un universo di persone caratterizzate principalmente dalla mancanza di una rete familiare e di relazioni, dalla presenza di problematiche di carattere psichiatrico, dall’incapacità di gestire la propria quotidianità negli aspetti più elementari come la cura di sé e l’alimentazione e, soprattutto, da un rapporto complesso e controverso con la propria abitazione, vissuta non come luogo fisico di realizzazione di sé e di costruzione della propria identità, ma come specchio e manifestazione di disagi più profondi.

Una definizione puntuale e dettagliata è presente nel volume del 2016 curato da Luca Di Censi Uno studio sul barbonismo domestico nell’area metropolitana di Roma. La ricerca condotta riferisce il fenomeno prevalentemente a persone adulte o anziane, sole, in coppia o in coabitazione con altre persone, con problematiche psico-sociali e un evidente disconoscimento di ciò che è prioritario per la tutela e la cura del proprio benessere psico-fisico. Persone che generalmente costruiscono scarse o nulle relazioni significative, in seguito a perdite e/o rotture familiari o ad autoisolamento, e che nella maggior parte dei casi non sono note o non sono più agganciate alla rete dei servizi sociosanitari.

Il fenomeno è correlato in prevalenza a cattive condizioni igienico-sanitarie e socio-ambientali, spesso accompagnate da accumulo di oggetti di ogni genere e con tratti comportamentali compulsivi e ossessivi non sempre diagnosticati. Non è necessariamente associato a difficoltà economiche, ma spesso corrisponde a condizioni di stabilità abitative.

Secondo lo studio, in gran parte dei casi, il disagio e la marginalità estrema in cui vivono tali persone sono strettamente legati a patologie e disturbi psichiatrici come la disposofobia e la sindrome di Diogene, cioè la tendenza all’accumulo compulsivo di rifiuti e di oggetti, molto spesso inutili, associato a condizioni di igiene e di pulizia molto precarie. Il tutto connesso ad alterazioni delle capacità cognitive e all’abbandono di sé.

L’intercettazione e la presa in carico da parte dei servizi sociosanitari risultano molto complesse e problematiche. Spesso, infatti, queste situazioni emergono solo per la preoccupazione e l’allarme sociale che nasce dalle malsane condizioni igieniche delle abitazioni. Le segnalazioni, in molti casi, arrivano dai vicini, esasperati dai cattivi odori o da fattori di pericolo, ma è evidente che non basta intervenire con durezza e immediata efficacia, “bonificando” o sgomberando le abitazioni, perché occorre intervenire alla radice, sulle cause del problema e sulla relazione con la persona.

La presenza di fattori multidimensionali e complessi necessita, infatti, di un approccio sistemico e integrato e di un attento lavoro di prossimità e di ascolto.

È dunque la persona, con la sua storia e il suo vissuto, che va posta al centro delle attenzioni ed è per questo che appare opportuno e necessario rivedere la denominazione ormai consolidata di “barbonismo domestico”, riduttiva e stigmatizzante, passando ad una visione più ampia che riconduca più correttamente il fenomeno ad una dimensione di “grave emarginazione domestica”. Ponendo così l’accento sulle reali condizioni di isolamento, disagio sociale e marginalità delle persone, sulle quali occorre lavorare in profondità e con la massima consapevolezza. (livia sassoli)

di Livia Sassoli *

* Osservatorio fio. psd - Federazione
italiana organismi
per le Persone Senza Dimora