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Sinodo, avanti donne
54 votano. Non sarà
una rivoluzione ma...

 Sinodo,  avanti donne  DCM-009
30 settembre 2023

Il primo movimento c’è stato nel 2018 quando, al Sinodo sui giovani, ha potuto votare un fratello religioso, ma nessuna suora. Una petizione per chiedere che «le donne, superiori religiose, lavorino e votino, allo stesso modo», promossa da alcune organizzazioni impegnate per la parità nella Chiesa, ha raccolto migliaia di firme, incluse quelle di vari superiori generali. Il tema si è riproposto nel 2019, al Sinodo sull’Amazzonia.

È sembrato quindi un passo da gigante, nel febbraio 2021, la nomina di suor Nathalie Becquart a sottosegretaria al Sinodo dei vescovi, carica che le permetteva di essere la prima esercitare un diritto fino a ieri prerogativa soltanto maschile. Ebbene alla prossima Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, che si tiene in Vaticano dal 4 al 29 ottobre sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”, ci sono 85 donne, di cui 54 con diritto di voto. Due di loro, la messicana suor María de los Dolores Palencia Gómez, superiora generale della congregazione di San Giuseppe di Lione e la giapponese suor Momoko Nishimura, S.e.m.d - Comunità Missionaria Servitori del Vangelo della Misericordia di Dio, sono tra i nove presidenti delegati, coloro cioè che guidano l'Assemblea quando non c’è il Papa.

Ma la provenienza è ampia, e significativa. Ci sono religiose consacrate e laiche. Da tutto il mondo, di tutte le età. Cinque di loro sono rappresentanti della Uisg , l’Unione internazionale superiore generali, che associa quasi duemila superiore.

I cardinali Mario Grech e Jean-Claude Hollerich, rispettivamente segretario generale del Sinodo e relatore generale, hanno tenuto a specificare che è «non una rivoluzione».

Almeno dal punto di vista visivo – un tavolo di presidenza non più monopolio maschile - però lo è. E, dietro l’impatto dell’immagine, c’è il riconoscimento di una verità profonda: il femminile può e deve essere significativo negli ambiti di responsabilità della Chiesa. E una svolta strutturale. La “tenda” si è allargata. E ha cominciato ad allargarsi durante le assemblee locali e continentali che hanno preceduto l’Assemblea del Sinodo, l’hanno preparata.

La “questione femminile” nella Chiesa, anche se non all’ordine del giorno come questione in sé, è venuta fuori – e non incidentalmente – in tutte le assise.

Così l’Instrumentum laboris dà voce all’istanza di «un maggiore riconoscimento e promozione della dignità battesimale delle donne», affinché la «pari dignità» possa «trovare una realizzazione sempre più concreta nella vita della Chiesa anche attraverso relazioni di mutualità, reciprocità e complementarità tra uomini e donne», combattendo «tutte le forme di discriminazione ed esclusione» e garantendo alle donne «posti di responsabilità e di governo».

Per decisione di Papa Francesco la figura degli uditori, prevista dal vecchio regolamento, è stata sostituita da 70 “non vescovi”, tutti con diritto di voto. Il Papa aveva chiesto che almeno il 50 per cento fossero donne, e che tra i dieci superiori generali dei religiosi, la metà fossero della Uisg , l'Unione internazionale che associa circa 2000 superiore generali. «È una profezia che si sta realizzando - dice suor Nadia Coppa delle Adoratrici del Sangue di Cristo che, chiamata al Sinodo in qualità di presidente dell’ Uisg , porterà le attese delle sue consorelle -. Superare forme di clericalizzazione, anche al nostro interno; riconoscere di più la partecipazione delle donne nella Chiesa, soprattutto di quelle, preziose, che vivono ai margini; e avere uno spazio in cui chiederci umilmente perdono a vicenda, fare del sinodo anche un luogo di guarigione».

Iniziato il 10 ottobre 2021 con la convocazione di Francesco, il Sinodo è proseguito con la consultazione delle Chiese locali chiamate a confrontarsi con una domanda cruciale, leitmotiv dell’intero processo. Chiesa sinodale è quella che annuncia il Vangelo camminando insieme. Come, però, tale “camminare insieme” si realizza in ciascuna Chiesa e comunità particolare? E quali passi lo Spirito invita a compiere per crescere in questo «camminare insieme»?

Le sintesi arrivate a Roma hanno prodotto il Documento di lavoro per la tappa delle sette assemblee continentali. Tutti i materiali – inclusi quelli dell’innovativo Sinodo digitale – hanno costituito la base dell’Instrumentum Laboris presentato il 20 giugno, che, in una cinquantina di pagine, raccoglie la ricchezza del processo vissuto. Gli interrogativi sono molteplici, dall’accompagnamento dei poveri e dei disabili alla formazione dei presbiteri, Anche i ministeri della donna nella Chiesa e l’accoglienza delle persone Lgbt+.

Non è detto che trovino tutti risposta, ammonisce il cardinale Grech: «È un’assemblea sulla sinodalità. Siamo in cammino, il Sinodo non è un evento ma un processo, e dobbiamo impegnarci per imparare a farlo insieme».

La carta vincente ¬ - in grado di sbrogliare situazioni incandescenti alle assemblee continentali e che, per questo, viene riproposta al Sinodo - è la «conversazione nello Spirito». Non si tratta di un generico scambio di idee ma di una dinamica – spiega padre Giacomo Costa, uno dei due segretari speciali del Sinodo- che «consente di passare dall’io al noi, senza cancellare i singoli ma inserendoli in una dimensione comunitaria».

Proprio per permettere l’ascolto, la preghiera e il discernimento comune, l’assemblea si tiene non come da tradizione nell’aula del Sinodo, ma in quella delle udienze, la Paolo vi . A gruppi di 10-12 persone, intorno a dei tavoli, si prova insieme a costruire un’altra tappa del cammino. Da lì poi si riparte verso la seconda assemblea dell’ottobre 2024.

«Quella dei tavoli può sembrare una questione di immagine. Ma non è così. Il metodo è fondamentale per affrontare i problemi e uscire da polarizzazioni e impasse» sottolinea padre Costa. In questo, la questione delle donne diviene la cartina di tornasole della sinodalità possibile. «I lavori di gruppo dove uomini e donne hanno lavorato concretamente insieme e hanno dovuto trovare spazi di intesa sono stati un laboratorio di sinodalità. Anche perché si è partito dall’ascolto delle storie concrete. I racconti delle singole donne, sulle tante questioni anche spinose, hanno consentito di uscire dagli ideologismi» dice Costa. Il tema femminile non si pone come a sé stante. Non ci sono tanti “mini-sinodi”: uno sulle donne, uno sull’autorità, uno sui sacerdoti. «Il focus è uno: crescere come Chiesa sinodale per portare la Buona Notizia del Vangelo nel mondo - spiega Anna Rowlands, docente dell’Università di Durham, che ha partecipato alla stesura del documento per la tappa continentale (una delle sette assemblee continentali è stata quella europea, che si è tenuta a Praga)- Ovunque si è riflettuto su come farlo e su come declinare in chiave sinodale missione, comunione e partecipazione, però, è emerso il nodo della partecipazione delle donne. È accaduto ogni volta, nei contesti più disparati. Questo significa che è un test importante della nostra capacità di camminare insieme come Chiesa».

Il termine – donne -, come hanno espressamente chiesto le partecipanti al processo, va declinato al plurale. «La ricchezza delle loro voci ed esperienze non può essere ridotta a un prototipo stereotipato, a un’idea generica per quanto romantica di femminile. Ci sono donne reali, di comunità reali, che cercano di seguire Gesù da discepole, in un mondo complesso. Le loro vite, tutte diverse, devono essere prese sul serio», aggiunge l’esperta britannica. Quante hanno partecipato al processo – dai gruppi nazionali alle assemblee continentali -, inoltre, «non hanno parlato solo di sé stesse e della loro partecipazione. Si sono espresse su tutte le grandi questioni: la liturgia, l’accompagnamento delle famiglie e dei giovani, la trasparenza, l’accoglienza… Anche queste sono questioni femminili perché rientrano nei sogni e nelle speranze delle donne concrete che cercano di essere discepole», prosegue Anna Rowlands. Ciò non significa che, pur nella varietà delle posizioni, non ci sia un bruciante desiderio che i loro doni e carismi vengano valorizzati e le loro istanze ascoltate. Affermazione confermata dal sondaggio realizzato lo scorso marzo dal Osservatorio delle Donne dell’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche ( Umofc/Wucwo ). «Le risposte arrivate – si legge nel documento – esprimono l’aspirazione diffusa a partecipare in modo eguale nella Chiesa e chiedono urgenti cambi nelle strutture affinché siano più eque, inclusive e prossime ai più fragili». In questo senso, per la gran parte delle intervistate – il 76 per cento – l’esperienza sinodale ha aperto spazi importanti.

La voglia di maggiore uguaglianza per le cattoliche, tuttavia, non si limita all’ambito ecclesiale. Le partecipanti al processo hanno domandato e domandano all’intero Popolo di Dio e ai suoi pastori di essere loro alleati per difendere i diritti femminili tuttora calpestati in molte parti del pianeta. E di alzare, premere insieme, per sfondare quel soffitto di cristallo che, anche in Occidente, preclude alle donne ruoli di responsabilità e leadership, negando, nella pratica, la loro dignità di figlie di Dio.

In sintesi, nella società come nella comunità ecclesiale, le donne domandano il pieno riconoscimento della loro dignità battesimale e di persone. Dal quale scaturisce il sogno di una autentica corresponsabilità.

In fondo, «è questa è la grande novità teologica del Sinodo attuale – dice don Riccardo Battocchio, rettore dell'Almo Collegio Capranica e segretario speciale del Sinodo insieme a Costa-, si tratta della presa in carico del Concilio Vaticano ii . Come comporre la verità, che non è mai un possesso, e che ha bisogno di essere tutelata, con il tema della misericordia, dell’attenzione all’interlocutore, senza che l’una vada a scapito dell’altra? Dietro a questo c’è tutto il nodo della partecipazione del popolo di Dio, dei laici, di coloro che hanno responsabilità di governo e l’esercizio dell’autorità, delle donne e dei ministeri nella Chiesa. Il Sinodo dovrà capire chi è chiamato a dare delle risposte a queste domande e attraverso quale processo».

Alle parole di Battocchio fa eco l’esperienza raccontata da Helena Jeppesen-Spuhle, svizzera, che ha partecipato al Sinodo della sua Chiesa, ed è stata delegata a quello continentale che si è tenuto a Praga. «Molti elementi di cui si parla in questo Sinodo, noi li abbiamo già sviluppati dopo il Concilio». In Svizzera, spiega, «non è improbabile, entrando in una chiesa cattolica, di trovare sull’altare una donna che fa l’omelia. O che riceve i fedeli nell’ufficio parrocchiale. Inoltre in ambito finanziario-amministrativo, in molti settori della Chiesa, tutti hanno voce in capitolo e sono coinvolti nelle decisioni. Così come nei consigli eletti dal popolo di Dio le priorità pastorali, soprattutto a livello parrocchiale, vengano scelte insieme».

Le donne hanno molto discusso in tutto il mondo, anche fuori delle assemblee. Alla segreteria del Sinodo è stata consegnata anche una ricerca internazionale condotta in 104 Paesi, in otto lingue e con più di 17.000 risposte provenienti da donne di tutto il mondo, dal titolo "Synodality according to women, co-responsible for the synodal process", che è stata realizzata per il Catholic Women’s Council, ideata e gestita dalle ricercatrici Tracy McEwan e Kathleen McPhillips dell’università di Newcastle, e dalla teologa Tina Beattie dell’università di Roehampton a Londra. «L’elevato numero di risposte indica chiaramente il desiderio delle donne di condividere le loro speranze, aspirazioni e frustrazioni e far conoscere la loro visione alle guide della Chiesa» ha detto Tracy McEwan presentando la ricerca durante un incontro a Roma l’8 marzo con donne cattoliche e di altre religioni. «Nel leggere ed esaminare queste risposte, il team di ricerca è rimasto colpito dalla passione con cui le donne le hanno scritte. Alcune hanno semplicemente affermato “amo la Chiesa”. Tuttavia, nel complesso, le donne hanno espresso alti livelli di frustrazione e di insoddisfazione riguardo alla loro partecipazione nelle comunità parrocchiali ed ecclesiali».

E dunque: non sarà rivoluzione nel senso letterale e “politico” del temine. Ma questo Sinodo è qualcosa in più di una opportunità. E’ un cantiere, e segna una svolta.

È il Sinodo dei vescovi, ma questa volta, all’interno della componente non episcopale, il numero delle donne rispetto al passato è decisamente più significativo. E per la prima volta con diritto di voto.

di Lucia Capuzzi*
e Vittoria Prisciandaro**
*Giornalista «Avvenire»
**Giornalista Periodici San Paolo «Credere» e «Jesus»