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DONNE CHIESA MONDO

LeIdee

Il camminare insieme
per il rinnovamento
della chiesa

 Il camminare insieme   DCM-009
30 settembre 2023

Papa Francesco, sin dall’inizio del suo pontificato, non si stanca di stimolare la Chiesa a una continua rigenerazione. «Una chiesa in uscita» è stato, da subito, il suo programma ispiratore. Ma non si esce tanto per uscire, per scappare, per disperdersi. Si esce per incontrare, per camminare insieme. E per ritrovare se stessi.

«La fede vede nella misura in cui cammina», recita l’enciclica Lumen Fidei, scritta a quattro mani con Benedetto xvi , al n. 9.

Sinodo, il camminare insieme, la via condivisa (sun - insieme, odòs - via) è il metodo che Papa Francesco ha scelto per il rinnovamento della chiesa. Perché rigenerarsi è necessario, oggi più che mai. María Zambrano, poetessa e filosofa, scriveva che ciò che non rinasce non vive mai pienamente.

È in questa cornice che va letta l’insistenza di Francesco sulla sinodalità: un processo iniziato nel 2015 con il sinodo sulla famiglia, che culmina nell’ottobre 2023 con il sinodo sulla chiesa universale.

Chiedere a ogni parrocchia, a ogni diocesi, a ogni per Conferenza Episcopale di mettersi in ascolto (vero) della realtà per ripartire è insieme difficile e necessario.

Difficile, perché da un lato la cultura di una partecipazione attiva e propositiva è ancora in gran parte da costruire, e dall’altro perché il mondo ecclesiale tende, spesso, a fare sintesi più secondo le proprie convinzioni che a partire dall’ascolto della realtà.

Necessario, perché solo radunandosi come popolo in cammino, e prestando attenzione e ascolto ai laici, alle famiglie, alla vita concreta delle persone la Chiesa - ma anche ogni al-tra istituzione contemporanea - può rigenerarsi e rispondere al disorientamento del mondo con una parola di cui oggi c’è estremamente bisogno.

Proprio perché non è un formalismo - la realtà viene prima dell’idea - il sinodo ha inaugurato un metodo e aperto un percorso di cui non si possono prevedere gli esiti in anticipo - il tempo è più importante dello spazio. Perché il camminare insieme, e ciò che ne scaturisce, non può essere messo sotto controllo, in sicurezza: un cammino vivo, dialogico, è aperto alle sorprese dello spirito, e da esse si lascia guidare e ammaestrare.

Il camminare insieme richiede la sapienza della diversità nell’unità, e insieme la accresce. Richiede la capacità di non smarrire il senso di un’appartenenza comune, di un legame che viene prima di ogni protagonismo (l’unità è più importante del conflitto), ed è capace di legare insieme le persone e le comunità in un meraviglioso poliedro fatto di tanti particolari-universali (il tutto supera la parte).

Con la risoluta determinazione con la quale ha inaugurato e portato avanti questo cammi-no, che non pochi malcontenti e perplessità ha causato nel clero, Francesco manda due messaggi potenti.

Il primo è alla Chiesa stessa: è tempo di tornare alla freschezza delle origini; di rompere l’”istituito” con una ventata di aria fresca “istituente”. Di preoccuparsi meno di dottrina e or-todossia e più di ascolto, accoglienza, misericordia, poiché in Gesù verità e amore sono la stessa cosa.

La Chiesa cattolica è stata, fin dall’inizio, una rete di realtà locali (parrocchie e diocesi) legate da una buona notizia universale. Una rete di comunità, concretissime e umanissime, in continua tensione tra la particolarità di un luogo, di una storia, di un contesto relazionale e l’universalità della parola «per tutto l’uomo e per tutti gli uomini». Ancora oggi, la Chiesa universale è una rete globale straordinariamente ricca, radicata nella concretezza del locale. Eppure, essa stessa fatica a esserne pienamente consapevole. Quanto sarebbe attuale, oggi, dare il senso di un grande cammino universale fatto di tante diversità, che pure riescono a parlarsi tra di loro?

Il secondo messaggio è per la società contemporanea, alla disperata ricerca di nuovi punti di equilibrio che permettano di assorbire le laceranti tensioni che la attraversano. E’ chia-ro infatti che le forme istituzionali di cui disponiamo (stati, imprese, mercati…) sono molto importanti ma anche ormai inadeguate rispetto alle questioni che abbiamo di fronte. A cominciare dalla democrazia - grande conquista della modernità occidentale - che rischia di naufragare sotto i colpi delle spinte massificanti e spersonalizzanti da cui derivano poi i populismi reattivi. E la guerra in corso alle porte dell’Europa non ne è che una prova.

La Chiesa di Francesco non ha tutte le soluzioni a tali questioni. Né tantomeno intende lanciarsi nella battaglia identitaria.

La Chiesa di Francesco, come il lievito del Vangelo, indica piuttosto una via nuova che si può cominciare a percorrere, tentando un’esperienza inedita sul piano comunitario e istituzionale.

Non sarà facile. Ci vorrà tempo. Ma, come sempre, l’importante è alzarsi e cominciare a camminare.

Che un cammino si sia fatto, e non solo a parole, è evidente: nel sinodo dei giovani del 2018, in uno dei momenti informali conclusivi, i giovani avevano salutato, con affettuosa provocazione, i padri e le madri sinodali.

A conclusione del percorso, nel 2023, ci sono 54 donne che hanno diritto di voto in ambito sinodale e tra loro Nathalie Becquart, prima donna nominata sottosegretaria del sinodo nel 2021. Segno che la chiesa si lascia scompigliare dal soffio dello spirito (giovane), e che il sinodo è un cammino di trasformazione e non di facciata.

di Chiara Giaccardi