· Città del Vaticano ·

«La rivoluzione in autobus» di Gianni Maritati

Rosa Parks e il dovere
di fare la cosa giusta

 Rosa  Parks e il dovere di fare la cosa giusta  QUO-223
28 settembre 2023

Ci sono gesti ordinari che possono rivelarsi straordinari nei loro effetti. E persone che, nonostante le loro umili condizioni, hanno la forza di cambiare letteralmente il corso della storia. Questo si può certamente affermare per Rosa Parks che — nel 1955 a Montgomery, in Alabama — rifiutandosi di cedere il suo posto sull’autobus ad un uomo bianco, diede una spinta decisiva a quel movimento per i diritti dei neri americani che avrebbe avuto in Martin Luther King il suo carismatico leader. Di questa straordinaria storia si occupa il libro del giornalista del Tg1 Rai, Gianni Maritati, La rivoluzione in autobus, edito da Città Nuova nella collana Testimoni (Roma, pagine 104, euro 14.90).

Il volume ha il merito di non soffermarsi solamente sulla vita e la lotta di Rosa Parks conto il segregazionismo, ma di collegare il suo esempio e i suoi principi al mondo di oggi (da Barack Obama a Nelson Mandela a movimenti come Black Lives Matter), rendendo la lettura interessante anche per le nuove generazioni. In tal senso risulta particolarmente utile l’appendice dove trovano spazio le canzoni e i film sulla madre del movimento per i diritti civili e anche un capitolo sulle risorse on line per impegnarsi contro ogni forma di razzismo e discriminazione.

Nel libro di Maritati emergono, pagina dopo pagina, tutto il coraggio e la determinazione della sarta afro-americana, una “persona normale” che divenne un’eroina, simbolo di eguaglianza e libertà per i neri degli Stati Uniti e non solo. Come Martin Luther King, anche Rosa Parks — e questo è ben sottolineato nel libro — trovava nella fede incrollabile in Dio la spinta per andare avanti nonostante gli ostacoli, le umiliazioni e le prevaricazioni subite dalla comunità afro-americana. Una fede profonda, vissuta in famiglia fin da piccola, soprattutto grazie alla madre e ai nonni materni. «Quando le mancavano le forze — annota la sua biografa Gema Moraleda, citata nel libro — ricorreva ai Salmi, alla preghiera e alle celebrazioni religiose per recuperare l’entusiasmo». Non si può dunque spiegare quella rivoluzione nata su un autobus dell’Alabama prescindendo dalla fede nel Signore. «Alla fine — affermò una volta la Parks — Dio usò una semplice corsa d’autobus per compiere più di quello che noi avremmo mai potuto sognare. Dio mi ha sempre dato la forza per dire quello che è giusto».

Un altro aspetto di quella stagione drammatica ed esaltante della storia statunitense, evidenziato da Maritati, è la partecipazione popolare che portò a infrangere il muro del razzismo così radicato nel terreno della società nord americana. Dal boicottaggio dei mezzi pubblici dell’Alabama alla Marcia per la libertà da Selma a Montgomery, accanto a leader come King e Parks c’era la gente comune che sfidava ogni prova ed era pronta a finire in carcere e perfino a rischiare la vita per affermare i valori irrinunciabili della giustizia e della libertà. Quest’ultima è proprio la più duratura eredità che Rosa Parks ci ha lasciato. Era lei stessa, d’altro canto, ad auspicare che la gente la ricordasse proprio così: «Una persona che ha sempre voluto essere libera e che non voluto questa libertà soltanto per se stessa».

di Alessandro Gisotti