· Città del Vaticano ·

Il racconto

Con don Bosco per sognare senza catene

 Con don Bosco per sognare senza catene  QUO-222
27 settembre 2023

Si avverte già da oggi, in quel crocevia di speranza che è piazza San Pietro, lo stile di preghiera che caratterizzerà tra tre giorni, sabato 30 settembre, la veglia ecumenica presieduta dal Papa e promossa per affidare allo Spirito Santo i lavori del Sinodo sulla sinodalità in programma dal 4 al 29 ottobre.

La veglia avrà la modulazione dell’esperienza spirituale di Taizé e stamani, all’udienza generale, a rilanciarne l’essenza era presente proprio il priore frère Alois — che ha proposto questa iniziativa nell’ottobre 2021 — e il suo successore, frère Matthew. E, con loro, tantissimi giovani, come in un incontro di preparazione con il Pontefice per la veglia di sabato.

Giovane, anzi giovanissimo con i suoi 14 anni, è Moisés, che viene dalla Repubblica Dominicana. Lavora come lustrascarpe, per le strade, da quando di anni ne aveva nove. Ora vorrebbe smettere e diventare artista, avvocato o medico. E vuole farlo «studiando con il gioco».

Moisés ha imparato a «sognare senza catene» grazie ai missionari salesiani presenti nella Repubblica Dominicana con il programma “Canillitas con Don Bosco”, nato 38 anni fa per aiutare i più giovani a uscire dallo sfruttamento del lavoro.

A illustrare al Papa questa esperienza stamani, insieme a Moisés, c’erano don Juan Linares e Karen Montás, rispettivamente fondatore e direttrice del progetto.

Eloquenti i doni portati dal ragazzo al Papa: alcuni disegni realizzati da altri giovani, suoi connazionali, che hanno trovato un luogo di speranza e salvezza nella “Casa del Canillitas”. Come rappresentato su un foglio da Andri Betance.

Don Juan e Karen hanno presentato a Francesco il documentario “Canillitas”, prodotto da Alberto López Herrero, portavoce del dipartimento della comunicazione di Misiones Salesianas, anch’egli presente in piazza.

“Canillitas” — spiega Hererro — è l’appellativo popolare con cui, in molti Paesi dell’America Latina, vengono chiamati i bambini che provano a guadagnarsi da vivere — per loro e le loro famiglie — muovendo “las canillas”, ovvero la parte bassa delle gambe.

Il documentario è stato realizzato dal regista Raúl De La Fuente. E Moisés è proprio uno dei protagonisti. “Canillitas” è stato proiettato per la prima volta ieri, martedì 26 settembre, nella Sala Benedetto xvi del Campo Santo Teutonico, in Vaticano. Vuole raccontare il dramma dello sfruttamento degli oltre 160 milioni di minori costretti a lavorare. E che proprio in questo mese di settembre, invece di tornare sui banchi di scuola, sono obbligati a lavorare, come in ogni altro mese dell’anno, per sopravvivere alla povertà e alla violenza e per garantire un sostegno alle proprie famiglie.

Obiettivo dei missionari, anche con il documentario, è dimostrare che si può sradicare il lavoro infantile, soprattutto se c’è una buona educazione, proponendo il “sistema pedagogico” di don Bosco che si basa principalmente sullo studio e il gioco e sull’empatia nei confronti dei bambini.

Alla fine, afferma don Juan, «siamo riusciti a scrivere molte storie con un lieto fine e continueremo a farlo».

Una testimonianza di fede, sull’esempio dei beati venezuelani, l’hanno portata alcuni pellegrini presenti in piazza questa mattina accompagnati dall’arcivescovo metropolita di Caracas, il cardinale Baltazar Enrique Porras Cardozo.

Tra loro Silvia Monica Correale — argentina, postulatrice anche nella causa del beato José Gregorio Hernández Cisneros — padre Carles B. Oully, rettore dell’Università Cattolica di Santa Rosa de Lima, e i membri dell’associazione Betania fondata dalla mistica venezuelana María Esperanza de Bianchini.

Sabato i pellegrini venezuelani saranno presenti al concistoro per stringersi accanto al nuovo cardinale Diego Rafael Padrón Sánchez, arcivescovo emerito di Cumaná,

Significativa, inoltre, la presenza all’udienza generale di sedici giovani professionisti della comunicazione, provenienti da 15 Paesi diversi (per la maggior parte dall’Asia). Stanno partecipando, nell’ambito della terza edizione del progetto del Dicastero per la comunicazione “Faith communication in the digital world”, alla settimana residenziale a Roma, organizzata anche per prendere parte alla veglia di preghiera per il Sinodo dei vescovi.

Il consiglio direttivo per l’Italia dell’associazione Guide e scouts d’Europa cattolici ha voluto essere presente stamani per testimoniare a Papa Francesco «quanto ci sentiamo vicini a lui nell’essere Chiesa in uscita e nel dare accoglienza a tutti». Così Cataldo Pilato e Francesco di Fonzo, rispettivamente segretario e presidente dell’associazione, hanno spiegato il motivo della loro presenza in piazza San Pietro. Ad accompagnarli l’assistente spirituale, don Zbigniew Formella.

Il Papa ha benedetto il “manto mariano” con 1000 “formelle” — ciascuna rappresenta una persona — cucite dalle mamme e dalle nonne di Manerbio, paesino del bresciano. A presentargli questo significativo segno è stato il parroco, don Alessandro Tuccinardi. Domenica 8 ottobre il manto sarà portato dai ragazzi di Manerbio che accompagneranno la processione con l’immagine della Madonna del Rosario. Il progetto di tessere il manto, ha fatto presente il sacerdote, è nato per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.

Poco prima dell’ingresso in piazza San Pietro, il Pontefice ha benedetto, all’esterno dell’Aula Paolo vi, una statua raffigurante san Pietro di San Giuseppe de Betancur, primo santo di Guatemala e Centro America, conosciuto come il “san Francesco delle Americhe” per aver svolto la sua missione in quelle terre.

L’opera, realizzata a Roma da Leonardo Pace, verrà ora portata in Guatemala, precisamente ad Antigua presso la chiesa San Francisco El Grande. Presente questa mattina una delegazione guatemalteca, guidata dal promotore dell’iniziativa Alfonso Molina, con il frate Edwin Alvarado e l’ambasciatore presso la Santa Sede del Paese latinoamericano, Alfredo Vásquez Rivera.

di Fabrizio Peloni